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INTERVISTA A CARLO FORMENTI - 31 GENNAIO 2000


Se questo si era in qualche modo dimostrato fallimentare, per quanto efficace, nel ciclo di lotte degli anni '70, oggi lo è in misura incomparabilmente superiore. In realtà letteralmente non esiste più una composizione di classe in questo senso. Ci si può forse ancora illudere che esista qualche cosa del genere in Europa oggi, ma se noi guardiamo agli Stati Uniti ci accorgiamo di ciò: se prima già c'era questo discorso della middle class, che aveva un peso enorme all'interno della società americana anche quando i colletti blu non erano ridotti ad un'infima minoranza come sono adesso, oggi sono tutti "middle class". Esiste letteralmente questa enorme pancia della società, come la chiama Marco Revelli, in cui dentro c'è ovviamente di tutto: c'è il miserabile che sopravvive ai margini della rete, e c'è chi dentro ad essa riesce a scambiare livelli di reddito e di status molto elevati. Quindi, esiste una frammentazione enorme. Ma, parlando dei paesi occidentali, è chiaro che su questa enorme pancia sociale e moltitudine (come la chiama Bonomi) è quasi impossibile applicare il criterio della composizione di classe, quindi delle avanguardie sociali su cui poi andare a costruire le avanguardie politiche.
Esiste invece la possibilità di praticare forme di sincretismo antagonista, quindi di capire come è possibile ricostruire delle reti di solidarietà e di alleanze, anche molto contingenti ed eterogenee, di volta in volta su obiettivi specifici, per allargare gli ambiti di autonomia rispetto ai processi di controllo e di valorizzazione. Il quadro è molto chiaro da questo punto di vista: o si crede alla possibilità di una federazione e di un federalismo degli antagonismi, oppure si ragiona ancora nei vecchi termini dell'avanguardia di classe. Ma secondo me non ci sono dubbi, i margini di questa seconda posizione sono ristrettissimi e destinati a risolversi molto in fretta.


Tu hai criticato il Negri di "Marx oltre Marx" in quanto recuperava il concetto di lavoro produttivo attraverso l'identificazione dell'individuo sociale del comunismo, l'operaio collettivo opposto al capitale sociale. Dall'altra parte, analizzando ricchezze e limiti di Baudrillard, rilevavi l'incapacità di individuare un soggetto reale della sfida simbolica, avendo egli come referente soggettivo il volto indifferenziato delle masse e la loro resistenza e passività.

Negri continua sempre ad individuare il nuovo soggetto, lui e chi per lui, una posizione che riviene fuori costantemente. Ci si sposta ed a mano a mano risalta fuori questa idea che criticavo già allora e oggi mi sembra ancora più difficilmente sostenibile. Per quanto riguarda Baudrillard, da un po' di anni non è che abbia inventato niente di particolarmente nuovo. Ha rincorso per decenni con i suoi paradossi la rapidità spaventosa del processo di trasformazione sociale, economica, politica, antropologica: ma la velocità era tale per cui adesso ha talmente superato i suoi paradossi da ridurlo al silenzio. Questo potrebbe essere detto tranquillamente anche di Virilio e di altri critici radicali del capitale dal punto di vista più cosmico che sociologico e politico.
Il punto è questo: che lo si veda come integrazione totale, come faceva Baudrillard, o lo si veda come antagonismo totale, come faceva Negri e come tuttora fanno quelli che ragionano in termini di nuovo soggetto, c'è un elemento paradossale, che poi risale al discorso che facevo prima di un processo che è nello stesso di sussunzione formale e reale da parte del capitale: vedendo le cose esclusivamente dal punto di vista delle categorie di lettura marxiste della critica dell'economia politica, si ha un quadro per cui tutto diventa sussunto. E' tutto potenzialmente antagonista, tutto lavoratore della conoscenza, se lo si vede dal punto di vista del conflitto e dell'antagonismo; dall'altra parte è tutto integrato, macinato, dentro, messo al lavoro. Quindi, dal punto di vista passivo è messo al lavoro, dal punto di vista attivo è antagonista rispetto al capitale. Ma questo tipo di immagine che vien fuori non fa altro che confermare l'impossibilità di interpretare e di leggere la complessità di quello che sta avvenendo esclusivamente con le vecchie categorie della critica dell'economia politica.

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