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INTERVISTA A CARLO FORMENTI - 31 GENNAIO 2000


Tu sostenevi che l'obiettivo capitalistico è rendere impossibile la distinzione tra sistema controllante e sistema controllato.


Questa analisi vent'anni dopo è assolutamente verificata, direi che è il punto che si è verificato in modo più clamoroso. Da questo punto di vista i guru della new economy, come Kevin Kelly e compagnia, in America lo dimostrano nel modo più clamoroso, quando sostengono il punto di vista secondo cui sono totalmente rovesciati i vecchi criteri di produttività ed efficienza della fase produttiva precedente: la cosa importante diventa invece proprio la creatività soggettiva sia dei collettivi sia delle comunità, e viene misurata in termini di flessibilità totale e anche di imprevedibilità. Ciò che importa è che la comunicazione stabilisca reti sempre più fitte e vaste, e che da queste reti sorgano e nascano continuamente innovazione, idee, servizi, potenziali prodotti da gettare in un processo che li brucia con una rapidità spaventosa, anche perché i prezzi, all'interno del nuovo tipo di mercato, tendono a zero con una velocità impressionante. Anzi, nel mercato informatico, si arriva sempre di più e non a caso all'offerta gratuita: vengono dati computer gratis per far sì che chi li ha poi si connetta, perché il vero valore è un valore di connessione, di rete, non è un valore della vendita dell'oggetto, del software, del servizio. Il valore sta nel fatto che aumentando continuamente i nodi della rete si crea la possibilità di continua innovazione. Quindi, in sostanza il nuovo interlocutore è chi si connette, è lui che spiega quali prodotti vuole, che crea i prodotti che lui stesso consumerà e comprerà più avanti connettendosi. Paradossalmente si dice che i consumatori avranno molto più potere, potranno controllare: in realtà questo potere è un paradosso, è un qualcosa che nasce dal fatto che è saltato qualsiasi possibilità di distinguere tra il sistema controllante e il sistema controllato. E' il sistema controllato che si autocontrolla.
Dentro tutto questo un altro fattore secondo me strategico e determinante è il fatto che (questo in qualche modo non riferito alle tecnologie e al processo capitalistico), come ha già detto Foucault nella "Microfisica del potere", non esiste un potere che si possa esercitare senza la partecipazione e senza la "complicità" di chi ne è oggetto, non esiste cioè un oggetto passivo dei processi di potere: esiste una relazione, uno scambio di corpi, di flussi, di sistemi desideranti, c'è sempre un'implicazione stretta. Questo è stato in modo evidente e clamoroso uno dei fattori strategici e decisivi nel processo di trasformazione, perché la molla importante che spinge poi a connettersi ed entrare in rete, a neutralizzare questa differenza tra sistema controllante e sistema controllato, è il piacere e il desiderio. Se non ci fosse un piacere di connessione, nell'uso di queste nuove tecnologie del software, del fare comunità in rete, dell'interfacciarsi, tutto questo meccanismo non potrebbe funzionare neanche un secondo. La dinamica straordinaria di questo processo è il fatto che esiste una simbiosi, una sinergia, uno scambio di intensità tra chi fa rete e chi in essa si connette.


Nell'analizzare il sistema informativo notavi come esso venisse presentato come struttura al servizio della comunità, quindi mettendo in rilievo il valore d'uso (esistente solo come simulazione) mentre in realtà si trattava di un'estensione del valore di scambio; dunque, la mistificazione nel far apparire la disponibilità di nuovi servizi come una conquista.

Si tratta di una dinamica andata molto avanti per cui, in realtà, la questione del valore d'uso e del valore di scambio è quasi diventata una specie di oggetto non più di analisi economica, ma di analisi antropologica. Il problema è chi fa comunità e per quali fini. Dal punto di vista della valorizzazione capitalistica il fare comunità è una questione decisiva, perché soltanto attraverso questo fare comunità e metterle in rete è possibile far muovere il nuovo processo produttivo e di valorizzazione che si basa appunto sullo sfruttamento dei saperi che vengono prodotti a livello locale o addirittura individuale. Nello stesso tempo questa cosa crea la possibilità di un fare comunità e di un utilizzare la rete, che viene costruita in modo sempre più diffuso e ramificato, per fare comunità per fini diciamo autonomi.

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