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INTERVISTA A VALERIO EVANGELISTI - 18 MARZO 2000


Facciamo un passo indietro nell'analisi dei percorsi: i '77 bolognese e romano assumono una particolare importanza, anche se vengono spesso mitizzati, dando luogo ad analisi molto riduttive rispetto alla complessità dei percorsi e dei movimenti degli anni '70. Quali sono state, secondo te, le differenze tra i '77 più significativi, ossia quelli di Bologna, Roma e, in parte, Milano?

Secondo me a Milano il '77 è stato molto poco significativo, meno di altre città più piccole: mi ricordo che eravamo parecchio scontenti del fatto che i compagni milanesi non riuscissero a fare quello che facevamo noi qua. Credo che ci siano delle fortissime differenze tra come lo si è vissuto a Bologna e a Roma. A Roma, intanto, c'erano delle componenti dell'autonomia organizzata molto più antiche e più forti che a Bologna. C'era un radicamento di quartiere molto più forte: prima ho esaltato quello di qua, ma in realtà lo facevo nel quadro di miseria complessiva di questa città. A Roma i comitati che operavano nei quartieri erano reali, e lo erano anche nei luoghi di lavoro. Quindi, a Roma era tutto più solido, sostanzialmente meno studentesco e più proletario. A Bologna ci si trovava in una città molto particolare, perché era la città del PCI, che con il tempo era diventata una forza sostanzialmente conservatrice. Qua c'erano ex operai, bottegai partiti da piccoli e diventati grandi, che dovevano le loro fortune al PCI, quindi mantenevano fedeltà, ma in realtà si trattava di un'impostazione molto conservatrice della città, del PCI, che voleva l'ordine a tutti i costi perché era un modello per l'intero partito, e di tutta la sua miriade di cooperative, tutte più o meno truffaldine, o comunque ampiamente foraggiate dal sistema.


Infatti quello emiliano delle cooperative è diventato un importante modello di uno sviluppo capitalistico molto legato al terzo settore.

Io penso che le cooperative abbiano perso la loro funzione verso il 1880, perché se all'inizio erano in qualche modo la prefigurazione di una società alternativa, subito invece diventarono qualcosa di diverso. Va detto che qua il PCI non ha mai rubato molto, in stile democristiano, perché in realtà aveva il suo apparato che lo foraggiava, non aveva bisogno di rubare, erano già ricchi; poi gli imbrogli che facevano era concedere gli appalti sempre alle stesse cooperative. Comunque era un sistema blindato; per di più c'era una classe operaia piuttosto anziana, le industrie più moderne erano piccole, isolate e con tipi di lavorazione che richiedevano pochissima manodopera. Va poi anche detto che, nella situazione bolognese, difficilmente l'operaio si identificava molto con la fabbrica: se suonava la chitarra la sua identità vera era quando usciva di lì e suonava la chitarra, questo nel '77 era molto forte. Roma aveva delle componenti non tanto operaie quanto proletarie, e dunque tutta una maggiore compattezza, capacità di tenere la piazza e via dicendo. A Bologna però fu lo stesso un fenomeno interessante, anche se forse è stato esagerato, perché se poi andiamo a vedere a posteriori si trattava della morte di un compagno e della reazione durata tre giorni, più qualche ricaduta successiva. Però c'era questo movimento contro la città. Allora non so, ma adesso Bologna ha 400.000 abitanti e 100.000 studenti universitari, che la cittadinanza ha sempre rifiutato e tentato anzi di sfruttare in tutte le maniere più abominevoli, costringendoli a fitti incredibili o cose di questo tipo: la città da un lato li ignora e li detesta e dall'altro li sfrutta. A quell'epoca là, nel '77, va poi tenuto presente che non c'erano quasi sbocchi lavorativi per la maggior parte delle facoltà, molti studenti venivano dal meridione e in realtà si iscrivevano all'università, stavano qui ma il numero degli esami decresceva nel corso di molti anni, quasi tutti si trovavano un lavoretto. Anche alcuni studenti medi, degli istituti tecnici ad esempio, andavano a lavorare in fabbrichette che richiedevano manodopera in certi periodi dell'anno mentre in altri periodi li buttavano fuori, perché poi lavoravano su commessa, per cui in certi periodi dell'anno erano forti ed in altri deboli: quando avevano bisogno di manodopera potevano reclutare studenti, e non importa chi. Quindi, si trattava di una componente sociale, ma poco cittadina.




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