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INTERVISTA A VALERIO EVANGELISTI - 18 MARZO 2000


Ti sei dunque allontanato da Lotta Continua sulla base di analisi politiche?

Era soprattutto questo. Io allora militavo in un collettivo universitario, il Collettivo di Scienze Politiche, ed esso aveva all'interno varie componenti: Lotta Continua era una delle meno significative a livello di proposta e soprattutto non esisteva una linea d'azione all'università. L'unico documento che ricordo faceva uno stretto paragone tra la fabbrica e l'università e, sostanzialmente, diceva che gli studenti universitari non avevano nulla da rivendicare di per sé, ma dovevano andare alle fabbriche: era un po' la tematica maoista in cui mi ero imbattuto nei primissimi tempi della mia militanza. Questo non mi persuadeva, anche perché dovendo quotidianamente vivere in un collettivo universitario non avevo strumenti che mi arrivassero da Lotta Continua. Ci fu poi un episodio che per me fu determinante: Lotta Continua cominciò, ad esempio a livello elettorale, a dare indicazioni di votare PCI. Non solo, ma nei comportamenti tentava in qualche modo di recuperare qualcosa del PCI del passato: così, molta retorica sui partigiani che, al di là di quanto fosse giusto, era insistita, ci si firmava ormai i comunisti di Lotta continua per avere un approccio più facile con il PCI. Il collettivo universitario dove ero io, a quell'epoca (parlo del '73 o giù di lì), aveva diverse componenti: ce n'era una di movimento studentesco quasi allo stato puro, una pcista, e c'erano i gruppi, sostanzialmente Lotta Continua e Avanguardia Operaia. Maturò, per molti di noi, l'esigenza di staccarci da quel collettivo, perché in realtà l'egemonia del PCI, che era un po' nascosta, si esercitava nei fatti: moltissime soluzioni noi le adottavamo perché il PCI finiva per spingere in quella direzione. Io lì mi trovai i compagni di Lotta Continua con cui ero più a contatto che non erano affatto d'accordo, l'organizzazione non era per questa scissione. Noi eravamo qualcosa di molto periferico rispetto all'organizzazione, ma mi parve di vedere lì un riflesso di una tendenza generale che non mi piaceva. Allora io ed un altro disobbedimmo alla disciplina di partito e aderimmo all'organismo che nacque, il Comitato Unitario di Base (CUB) di Scienze Politiche; già nel nome richiamava molto Avanguardia Operaia e la sua linea. Devo dire che Avanguardia Operaia, almeno dove agivamo noi, si presentava come molto più coerente, con una sua politica sull'università, magari il tutto molto dottrinario, però almeno una sua linea ce l'aveva, cosa che noi non avevamo; poi, soprattutto, non sembrava incline a degli accordi con il PCI. Allora, attraverso il Comitato Unitario di Base di Scienze Politiche, mi avvicinai poi ad Avanguardia Operaia e ci militai fino al '76. Fu un'esperienza che ebbe dei momenti anche belli, però a Bologna non arrivò mai ad avere un forte peso, restava un gruppetto molto molto ideologico, forse più democratico di Lotta Continua, però anche meno efficiente e duttile. In ogni caso, anche se io avevo addirittura la tessera di militante, non mi sono mai considerato veramente un militante di Avanguardia Operaia: il fatto è che erano proprio i gruppi che cominciavano a stancarmi. Ormai li avevo conosciuti, o direttamente o perché ci avevo convissuto, non ritenevo che fossero un'ipotesi praticabile.
Quindi, verso il '76, quando poi successe che Lotta Continua si sciolse addirittura, io ero in piena rotta di collisione con questo tipo di esperienza. Questa collisione mi portò, dapprima, a uscire da Avanguardia Operaia, poi ad accostarmi a dei gruppi locali, collettivi spontanei, che erano nati dalla dissoluzione di LC: il nome era sempre Lotta Continua, ma in realtà essa si era già sciolta, a volte usavano lo stesso simbolo, i luoghi di raduno erano gli stessi, ma si trattava di cose differenti. Erano gruppi che non venivano promossi dai quadri di livello elevato dell'organizzazione; Lotta Continua nel frattempo era diventata un partito e i suoi militanti dei dirigenti: non erano quelli a dar vita a questi collettivi, bensì i quadri intermedi e di livello basso. Questi furono una delle componenti che diedero vita al '77, ed io affluì lì: quindi, non è che tornassi a LC, presi parte a quella che veniva chiamata allora l'area di Lotta Continua, ma era un termine molto generico. Diciamo che era la componente più vicina all'Autonomia, pur mantenendo ancora una separazione ed usando, dalla simbologia alle parole d'ordine, tutto quanto era stato di Lotta Continua. Ci fu quindi un periodo di navigazione, partecipai al marzo '77 e alle scadenze successive, non certo come leader, ma come militante di base. Poi, simultaneamente, allora e subito dopo, partecipai a tentativi di riaggregazione: non so quanti collettivi io abbia passato in quell'epoca lì.




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