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INTERVISTA A VALERIO EVANGELISTI - 18 MARZO 2000


Nella scienza e in questa presunta oggettività, non entra in ballo anche un discorso religioso?

Le scienze che vanno per la maggiore non sono tanto quelle sperimentali quanto quelle che, attraverso una serie di calcoli matematici, ti presentano una cosa che non si sa poi se c'è o non c'è, è descritta dai calcoli matematici. Per cui con lo stesso linguaggio si può dire che viviamo nel migliore dei mondi possibili, il che è anche vero se guardiamo l'Occidente, e poi chi? Se entriamo nelle generalizzazioni, qua stiamo tutti benissimo. Ciò viene dato come un dogma a carattere religioso. Cos'è un carattere religioso? Secondo me è un dogma che supera le barriere razionali per raggiungere l'inconscio, la parte irrazionale; per cui scavalca un passaggio che formava un filtro e si va ad installare direttamente nella mente. Questo lo stanno facendo sistematicamente dalla fine degli anni che loro dicono di piombo: è un'iniezione dopo l'altra di qualcosa che deve rimanere piantato nel cervello. Stiamo tutti bene, poi a ogni passo successivo è stato sempre uno stiamo tutti meglio, stiamo tutti benissimo, stiamo tutti benissimissimo: questo è il processo, solo che alla fine lo hanno introiettato.


Esiste però un margine di timore legato alla scienza, ad esempio rispetto a quella genetica. Secondo te è sempre esistito questo atteggiamento da una parte di accettazione e idealizzazione e dall'altro di timore e terrore, oppure adesso si sta accentuando?

Devo dire che, da un lato, non si può trascurare il ruolo positivo di questo tipo di denunce rispetto ad un certo tipo di sviluppo. Però io ho in mente una cosa: quando avevo 16-17 anni c'era il '68 italiano, ma c'era stato soprattutto il '67-'68 tedesco, e lessi un libro di Rudi Deutschke (si intitolava La ribellione degli studenti o qualcosa del genere) e c'era una specie di riscrittura dei diritti dell'uomo che parlava di diritti degli animali, della natura eccetera, parlava di quelli come di tutti gli altri. Quelli che oggi mi fanno questi discorsi, per quanto abbiano ragione e sicuramente io simpatizzi per loro, mi parlano solo di quello, spesso non ci vedo dietro una globalità del discorso: magari c'è qualcuno, James O'Connor negli Stati Uniti, ma chi li legge? Invece, i discorsi che vanno per la maggiore sono orientati ad una cosa, ad un solo elemento: gli alimenti transgenici, nella versione puramente e strettamente Greenpeace, sembra che siano alimenti che poi provocano mutazioni genetiche anche a te, il che può darsi, però non è accertato. Il discorso vero è rappresentato dalle conseguenze su chi coltiva quel tipo di prodotti: non è il discorso vero perché è l'unico, ma andrebbe associato all'altro. Allora poi si dovrebbe entrare nel merito di quali siano i sistemi di sfruttamento dell'agricoltura del Terzo Mondo oggi. Io ricordo benissimo che in Nicaragua non si trovavano prodotti Bayer, perché essa aveva decretato il boicottaggio della rivoluzione, quindi non si trovava un'aspirina se non di contrabbando; al contrario si trovavano una gran quantità di prodotti per l'agricoltura Bayer, tutti quanti tossici e non venduti qua. Se la Bayer facesse anche il grano verde, il più puro del mondo, però è sempre la Bayer. Greenpeace non mi basta.


Non pensi che l'idea sia quella di un capitalismo buono e di uno cattivo?

Sì, questa è l'idea di fondo; anche di alcune componenti di Seattle, anche se devo dire che non era così per tutti. Ma questa idea c'è ed è radicalmente sbagliata, perché significa non vedere la complessità del pianeta e del tipo di economia che oggi lo domina, altro che new economy, è new un bel niente: è l'economia di sempre arrivata ad un livello più raffinato del suo sviluppo. La sussunzione reale, la sovrappopolazione relativa: non dico che Marx avesse previsto tutto, sarebbe stato un mostro, ma questi termini marxiani si adoperano oggi più facilmente che ieri se si ha un quadro globale della situazione. Il che non significa che Marx fosse un profeta o Nostradamus, ma che il capitalismo oggi, sotto altre apparenze, mantiene molti aspetti che aveva ieri, e Marx parlava del più brutale e crudele capitalismo finora esistito.



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