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INTERVISTA A VALERIO EVANGELISTI - 18 MARZO 2000


Allora c'è questo che mi spaventa; ma quello che si trova riflesso nei miei romanzi è il fatto che nessuno sembra accorgersene. Questo perché in realtà hanno agito sull'immaginario, ma a dei livelli molto più profondi di quanto non si pensi. Una volta l'operaio si faceva otto ore di lavoro, otto ore per istruirsi e otto ore per riposarsi: adesso quando riposi entrano anche nei tuoi sogni, i sistemi di svago sono tutti collegati al meccanismo di accumulazione, sono capaci di incidere in profondità su di te, ma soprattutto hanno un senso impedendoti di riconoscerti come simile a qualcun altro. Sono tutti procedimenti che vanno verso l'individualizzazione della persona. Si tratta di un calcolo molto ben riuscito, che coincide con quella che poi Marx chiamava la sussunzione reale, vale a dire l'assoggettamento totale della forza-lavoro al capitale; ma nemmeno Marx supponeva che questo assoggettamento sarebbe arrivato alla cultura, ai comportamenti quotidiani, allo svago, al riposo, a tutto quello che prima non era lavoro. Oggi tutto diventa lavoro. Il lavoro a domicilio, il telelavoro è la peggiore delle trappole: sei lì con il tuo computer e non sei organizzato con qualcun altro, e non si creda che siano meno ore di lavoro, sono di più. L'autosfruttamento è stata la grande carta giocata dal capitale, ma non solo questa, bensì l'autoillusione, perché, in mezzo a tutto questo, nessuno sa più esattamente cos'è, dove sta, cosa fa e via dicendo. Nessuno sa precisare una propria identità collettiva; questo non solo in Occidente, anche in Oriente e ovunque. Non sbagliava mica tanto Fini quando diceva che il socialismo reale è caduto per colpa di un supermercato, era vero: è stato un incidere lentamente nell'immaginario, e oggi ciò è portato alle estreme conseguenze. Cosa vuol dire questo? Non vuol dire solo smarrimento dell'identità di classe, vuol dire anche smarrimento dell'io, e questo è il principio della schizofrenia, del delirio, della non percezione; da cui poi una serie di comportamenti presentati come accettabili e in realtà mostruosi, il non avere riguardo per nessuno, il disprezzare assolutamente chi è più debole: siamo tutti in corsa e non solo si deve vincere, ma durante la cosa è legittimo calpestare l'altro. Allora i valori etici sono caduti completamente, all'alienazione si è aggiunto quello che i marxisti hanno sempre indicato come il secondo fenomeno, l'anomia, la mancanza di norme, il non sapere dove andare a sbattere la testa: questo con una conseguenza patologica universale. Il capitalismo si è rivelato la più pericolosa e la più diabolica delle macchine; lo era anche il socialismo reale, però forse era più rozzo nella repressione e dunque in qualche modo più umano. Si è rivelato una pericolosissima macchina per la follia; dunque, tra le conseguenze negative del capitalismo c'è tutto quello che elencava Marx (la guerra, la prostituzione eccetera) e c'è anche la follia collettiva. Si vedono guerre che ormai non si capisce neanche più perché scoppino: in realtà, mancando un'identità collettiva, ognuno si richiude sempre di più nel proprio particolare (il campanile, la tribù, la razza e via di questo passo): allora gli hutu massacrano i tutsi e nessuno a un certo punto capisce più perché lo stiano facendo, se non perché qualcuno li ha aizzati. In questo quadro allora viene fuori la religione perché, mancando le norme, è logico che la gente si rivolga anche alla mistica.


Nel racconto che hai scritto sul libro "La mano sinistra del potere", scienza e religione erano i due aspetti preponderanti, all'interno di uno scenario futuribile ma molto legato alla realtà odierna. Nello scenario che tu delineavi, connotato dalla crisi di identità collettive, la religione assume un forte rilievo, principalmente legata alla questione dell'immaginario; e crea poi anche i particolarismi, di cui hai appena parlato, ambivalentemente funzionali a macrointeressi.

L'emergere degli integralismi (islamico e di tutti gli altri tipi) in varie parti del mondo non sono poi altro che la ricerca di identità sostitutive di quella che è andata perduta. Mica che tutto il mondo arabo fosse politicizzato, però sotto l'impulso dei palestinesi cominciava ad esserlo in larghi settori: pensate a che cosa sono ridotti adesso i palestinesi. Anni fa erano un settore importante di modernizzazione del mondo arabo, poi però ad un certo punto si rinuncia collettivamente, perché è caduto il socialismo reale, anche a portare avanti un qualsiasi discorso di antagonismo; e questo, dato che viene propagato in tutti i modi, cantato nelle accademie, professato in tutte le maniere, finisce per contagiare tutte le forze di sinistra al mondo o quasi, ne rimangono poche (gli zapatisti, le Farc). Poiché le esigenze dei poveri sostanzialmente sono rimaste le stesse e i bisogni sono quelli, si rivolgono a chi promette una visione del mondo, una compattezza e quella cosa che non li tenga nella posizione in cui sono. Non sarà certo Internet a sedurre l'africano o l'abitante del Terzo Mondo medio, perché i suoi bisogni sono altri; allora la religione torna fuori. Per me la religione resta l'oppio dei popoli, detesto l'islam quanto l'ebraismo o il cattolicesimo.

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