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INTERVISTA A FERRUCCIO DENDENA - 8 MAGGIO 2000


Come dire: "Sono un po' affari vostri. Noi siamo una generazione che sicuramente queste contraddizioni non le risolverà, però sappiate che non è così semplice, che oggi dire di essere dalla parte dei più deboli può significare esattamente il contrario, e dire di essere dalla parte dei più forti può significare esattamente il contrario." Cioè, chi non si oppone eticamente allo sfruttamento dei bambini nel Terzo Mondo è più progressista di chi dice che non compra dalla tal azienda se riesce a provare che essa fa lavorare i bambini, non venderà niente a lui e al suo paese, la fa chiudere, e rimanda i bambini nelle strade a morire, a essere venduti, a prostituirsi: questo è un reazionario. Quindi, è una minaccia anche ideologica e culturale a stare attenti ad usare i criteri della collocazione e per lo schierarsi personale: "State attenti perché non è così facile, guardate Seattle, guardate questa Babele. " Dunque, Amato dice che il vero problema è quello dell'incomprensione, la mette sul culturale, forse anche sul politico: ma l'incomprensione di cui lui parla, da uomo molto intelligente, è quella che, per me personalmente, è ancora una volta l'impossibilità di razionalizzare la contraddizione e di riportarla su un piano di pacificazione. Poi mettiamola come vogliamo, ma questo è il discorso, è l'impossibilità di dire: "Non ci capiamo ma dobbiamo capirci, perché quando ci capiremo allora queste incomprensioni (che possono essere pericolose, perché possono produrre antagonismi) diventeranno cooperazione, collaborazione, scambio eccetera". Ma il problema è che lui dice: "Adesso ci sono i governanti dei paesi emergenti che hanno abbandonato Seattle perché noi dell'Occidente non ci siamo fatti capire, e loro non si sono fatti capire, comunque non ci siamo capiti. Quelli a cui loro pensano sono scenari in cui ancora l'Occidente è visto come il prepotente storico che adesso cerca di convincere il resto del mondo che ci sono strade democratiche per risolvere i problemi, e che gli rimprovera di avere costruito queste strade sui cadaveri o sulla distruzione di risorse umane e naturali del Terzo Mondo; e che quindi ha l'astio e l'acrimonia di chi per secoli è stato piegato e schiacciato." E vorrei vedere, ma gli inviti alla cooperazione e al confronto non hanno funzionato: quindi, l'incomprensione è lo scenario. "Non ci stiamo capendo per le colpe di tutti, e in particolare, se vogliamo, anche dell'Occidente, ma comunque non ci stiamo capendo: il vero problema è quello di riuscire man mano ad affrontare i problemi per superare questa incomprensione."
Ma che altro è questo ragionamento se non quello che dicevamo prima? Il fatto cioè di misurarsi con i passaggi di sperimentazione reale del cambiamento, questa volta a livello globale, come dice anche Amato ai giovani: "Non più ragionate sul vostro territorio, sul vostro paese, ormai siete obbligati a ragionare a livello internazionale. Saranno i passaggi e le sperimentazione di risoluzione dei problemi a risolvere il problema dell'incomprensione. L'importante è che non vi chiudiate in egoismi di tipo nazionalistico, regionalistico, localistico, arroccati sulla difesa dei privilegi storici: misuratevi a tutto campo, a livello internazionale, dalla soluzione di questi problemi nascerà la risposta all'incomprensione di oggi. Oggi però Seattle è l'immagine del mondo." Va bene, siamo d'accordo anche noi ad entrare nel merito di queste cose, ma non accettando e legittimando la mistificazione che questa incomprensione pone nel mondo intero tutti sullo steso piano, incapaci di capirsi: no, ce ne vuole (se mai è questo che vogliono) perché miliardi di persone e i loro rappresentanti politici capiscano chi li ha dominati fino a ieri e li interpretino come soggetti che hanno aperto le porte della cooperazione e della collaborazione internazionale in nome di uno sviluppo unitario del pianeta. Però, Amato dice che è questo lo scenario, indicazione che anche la nostra classe politica, quella più intelligente, ha ben presente, essa sa che la situazione è abbastanza complicata a livello internazionale. Però, anche per noi, la cosa non deve essere semplificata dicendo semplicemente che questo qui è il mistificatore; non è vero che a Seattle c'è stata la contrapposizione tra il mondo potenzialmente rivoluzionario e anti-capitalistico: non è vero, sarebbe un mistificare anche questo. Però è vero che quello è uno scenario realisticamente rappresentativo della questione generale, e segnali che sono venuti anche lì probabilmente bisognerebbe studiarli un po' meglio, anche perché sono esemplificativi solamente, sono piccole esplosioni di messaggi, di segnali, più che di progetti che hanno cominciato a marciare. Non so se qualcuno è riuscito già a scrivere e a studiare quell'esperienza e capire cosa ha voluto dire, non dobbiamo dimenticare di guardare anche quella, ma è comunque un bell'esempio del problema generale che abbiamo noi.

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