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INTERVISTA A FERRUCCIO DENDENA - 8 FEBBRAIO 2000

Da questo punto di vista io sono abbastanza ottimista perché credo che la crisi di legittimità della vecchia rappresentanza di classe si sia aggravata. Non è vero che noi abbiamo perso una battaglia perché l'ha vinta il sindacato che è riuscito a diventare il punto di riferimento dei nuovi soggetti: sta perdendo anche lui. Non credo che sia irrilevante il dato statistico sul fatto che è un sindacato di pensionati e di settori di garantiti. E' un dato rilevante: la rappresentanza politica dei nuovi soggetti è un problema con cui mi sembra che abbia saputo fare i conti in maniera più positiva Forza Italia che non la sinistra in generale. Questo la dice lunga sulla crisi dei meccanismi di rappresentanza: non è infatti nemmeno vero che la destra abbia una legittimazione forte, che ci sia un'identificazione da parte dei nuovi soggetti nei programmi della destra. E' vero però che loro stanno lavorando su questi soggetti, alla loro maniera, cercando di legittimare non solamente questa forza politica con la rappresentanza, ma di legittimare un modello; il lavoro autonomo, l'auto-imprenditorialità, il fai da te, la competizione individuale, il meno stato più mercato: tutti questi messaggi culturali in qualche modo fanno presa sui nuovi soggetti. Non dobbiamo tuttavia confondere questo con l'acquisizione di legittimità della rappresentanza da parte della destra. E' però vero che questa battaglia non l'ha vinta proprio nessuno, c'è un vuoto di rappresentanza; e non so se sia possibile affrontare tale questione in maniera tradizionale dicendo: "Riproponiamoci noi alla vecchia maniera come rappresentanza adeguata alla nuova composizione di classe". Probabilmente questo è uno dei problemi grossi con cui i compagni devono fare i conti, cioè se lo scarto tra il ruolo del soggetto politico e il ruolo del soggetto sociale vada a ridursi sempre di più e ad innalzare il significato politico dell'azione sociale (apparentemente solo sociale) senza abbassare la valenza politica del soggetto d'avanguardia. Questa è forse la questione più grossa che c'è, perché non possiamo credere che l'incapacità di legittimarsi come rappresentanza da parte del sindacato sia dovuta solo a stupidità (ha fatto e fa la sua parte anche questa, così come l'organizzazione di un apparato che ha sempre funzionato in un certo modo); ma secondo me la verità più forte sta nel fatto che è difficile anche per loro, cioè che questo è un problema grosso per tutti. Ed il gestire questi bisogni è ancora affidato più alla rappresentanza partitica (nelle elezioni, dal livello locale a quello nazionale) che all'organizzazione politico-sociale nel territorio. Non è infatti vero che Forza Italia organizza i lavoratori autonomi, l'auto-imprenditorialità, non è vero che fa sentire meno soli i giovani che si lanciano sul mercato del lavoro con questo tipo di ambizione; tenta semmai di diffondere la cultura che la competizione, anche individuale, se fatta entro regole riconosciute positive da tutti, funziona, il migliore riesce a vincere e anche chi non lo è in qualche modo riesce a farcela, e chi è proprio debole sarà assistito: questo è lo scenario.
La questione della rappresentanza è estremamente grossa: mi pare che la risposta che oggi viene data dal sistema nel suo complesso, in Italia e in generale in occidente, sia quella di sostituire la crisi di rappresentanza con la sofisticazione di strumenti di controllo. Oggi, dunque, la mancanza di legittimazione della rappresentanza nei confronti dei nuovi soggetti è sostituita da un'intelligenza mille volte superiore nella strumentazione del controllo sociale: questo non è solamente il far vedere che c'è la polizia in ogni angolo di una città, ma che c'è tutto quello che può servire affinché la società sia senza conflitto. E' quindi anche un'operazione forte di mistificazione e di comunicazione ideologica che serve a sopperire a questa grossa carenza di vera rappresentanza. Tutto ciò è veramente dinamite sotto il prato perché, nel momento in cui i processi di consapevolezza della propria condizione materiale da parte di questi soggetti faranno i conti con l'imbroglio culturale e ideologico di questa nuova "Terra Promessa" che si può aprire, penso che l'intensità del conflitto avrà livelli altissimi; quello di cui parlavamo prima, ossia l'avvicinamento della valenza politica della questione sociale e il rapporto di forza, diventa qualcosa che va a costituire una miscela esplosiva. Non è più, cioè, un tipo di rivendicazione da politica dei redditi, dalla sua ridistribuzione, da spartizione di una torta della ricchezza, per cui io ne voglio un po' di più e tu me ne dai un po' di meno: è un problema che va a toccare fondamentalmente le ragioni e le legittimità del meccanismo, quindi non di come spartirla ma del modo di fare la torta, quale essa è, e che forse va buttata via. C'è dunque dentro alle contraddizioni sociali, in maniera molto forte, anche la possibilità di far emergere quelle più politiche, più di fondo, quelle più tipiche di una società finalmente storicamente determinata di capitalismo maturo, avanzato.

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