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INTERVISTA A FERRUCCIO DENDENA
(CON ALCUNI INTERVENTI DI PAOLO SCHIAVONE) - 24 GENNAIO 2000

FERRUCCIO: La repressione ha lasciato un segno su quelli contigui al carcere, sui compagni che ci sono stati vicini, che hanno fatto politica con noi, che ci hanno voluto bene e che per loro fortuna non sono entrati in galera, grazie ad una combinazione di fattori soggettivi e oggettivi, comunque grazie al fatto che noi abbiamo tenuto e che non li hanno arrestati. Tutti insieme siamo i più consapevoli che oggi rimettersi a parlare di politica vuol dire per noi prima di tutto essere i più esposti, perché quelli più dotati di strumenti, di capacità di capire e quindi quelli che non possono dire di dover crescere: siamo i compagni che immediatamente avrebbero la capacità di essere in gioco, di entrare in campo. E quindi da questo punto di vista ha ragione Paolo, i condizionamenti psicologici della soggettività sono altri. Come ci siamo detti in questi anni, oggi l'esposizione della soggettività politica è davvero pesante dal punto di vista di quello in cui può incorrere, nel senso che oggi la logica preventiva è micidiale. E noi sappiamo benissimo che qualsiasi scelta di militanza attiva ci farebbe mettere immediatamente nella lista dei primi che dovrebbero fare i conti con la repressione. Ma, ripeto, questa qui è una componente: però, diciamo la verità, non è quella determinante.
Secondo me la componente determinante è il fatto che oggi rimettere insieme il vecchio soggetto politico, quello non ancora recuperato, pacificato, normalizzato, è un qualcosa che, guardandosi tutti in faccia, immediatamente porrebbe la questione del dire: "Adesso ci mettiamo a discutere e lo sappiamo che ci mettiamo a farlo per poi agire". Nessuno di noi avrebbe più neanche un minuto di disponibilità per costruire un luogo di dibattito teorico. E poi anche perché non resisteremmo: sono convinto che non appena la discussione all'interno di un gruppo di soggetti che si ricompongono, che hanno un'esperienza e che rimettono in gioco i loro strumenti di lettura della realtà, comincia ad approssimare qualche ipotesi di percorso, si metterebbero a farlo, e sarebbe un bene. E proprio perché così andrebbe i soggetti oggi sono fermi. Probabilmente bisognerà che qualcuno prima o poi cominci ad alzare la cornetta del telefono e dire: "Ci vediamo domani sera?". Anche qui però bisogna fare attenzione. Non dimentichiamo che la soggettività nella storia ed in generale ha sempre svolto un ruolo fondamentale, nella borghesia e nel fronte antagonista proletario: ma dire che la soggettività politica ha svolto il ruolo di architettura dei movimenti sarebbe un errore di presunzione clamoroso. Il soggetto politico è stato capace di cogliere, leggere, guidare, ma pensare che la genesi dei movimenti e l'affermazione di nuovi soggetti sia il prodotto di un laboratorio politico, quindi di un'architettura soggettiva, questo è contro la storia, in qualsiasi epoca.

PAOLO: Si può dire che le praterie per bruciare hanno sempre avuto bisogno di una scintilla.

FERRUCCIO: Dopo di che è vero che il ruolo della soggettività è ed è sempre stato fondamentale; ma non vorrei adesso dire che la situazione di stasi e di crisi profonda che hanno i nuovi soggetti produttivi, quindi la nuova composizione tecnica di classe, ad affermarsi come soggetto politico è legata al fatto che sono in prepensionamento i vecchi dirigenti, perché ripeto che sarebbe un atteggiamento di presunzione politica fuori da ogni legittimazione e da ogni logica della storia. Ma questo nulla toglie al fatto che dall'altra parte non è vero che sia secondario da parte di chi è capace di lanciare sassi l'impedire che le acque, di per sé fluide, si mantengano stagnanti. Allora, per fare un esempio fisico, è vero che le acque solamente nella glaciazione si immobilizzano, e per il resto sembrano ferme, ma all'improvviso possono diventare turbinose. Il ruolo della soggettività, soprattutto in una fase come questa, è quello di essere la provocazione intelligente dentro ad una situazione di grande difficoltà ricompositiva e progettuale. Questa cosa qui noi dovremmo e potremmo farla. Probabilmente mi devo licenziare da me stesso, devo scrivermi una lettera di licenziamento e dall'altra parte non organizzare contro di esso neanche un'ora di sciopero ma accettarla di buon grado, fare il disoccupato e pensare ad altro! Ma non è vero neanche questo: può essere una visione un po' romantica, ma io sono convinto che quando qualche compagno mi viene a trovare io conquisto del tempo, non lo impegno, perché so che se mi vedo con loro parlo di politica, e questi per me sono momenti di liberazione del mio tempo, non di aggiunta di ingombri al suo interno. Quindi non è vero che la liberazione di quote di tempo sia così difficile ed impossibile, non è vero che la nuova schiavitù sia così inaffrontabile, perché se no diventa un'altra volta un alibi.

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