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INTERVISTA A FERRUCCIO DENDENA - 10 GENNAIO 2000

Secondo me avevamo il più grande teorico che abbia avuto il movimento moderno antagonista, ovvero Toni Negri, che era nello stesso tempo uno degli elementi fondamentali di blocco della disponibilità di altre formazioni al confronto politico. Ciò è la dimostrazione più lampante di quanto quello fosse un movimento in fasce, pur avendo dentro persone che non erano certo dei ragazzini. Quindi, il problema per esempio era la paura di un'egemonia intellettuale e teorica nei confronti della quale ci si sarebbe trovati in difficoltà a sostenere la polemica e la compattezza di altri percorsi teorici, per cui si chiudevano le porte prima ancora di cominciare ad aprire le stanze del confronto. Dopo di che c'erano anche modelli tutti nuovi, recenti, in fase di sperimentazione. Per esempio a Roma c'era questa teoria dei soviet, per cui ogni nucleo che si andasse formando nel territorio, legato a qualsiasi tipo di realtà (operaia, sociale, studentesca ecc.), doveva avere di per sé la capacità di diventare organismo dirigente del proprio agire e del proprio essere nella città soggetto collettivo trainante della lotta di classe. Noi non eravamo d'accordo perché eravamo molto preoccupati da questa logica di delega alle singole situazioni, ed in realtà ci è parso che abbia favorito molto le emorragie lotta-armatiste: non dimentichiamo che gli arresti romani legati alle Brigate Rosse furono micidiali, di massa, ed era tutta gente che veniva dal movimento. Le BR pescavano liberamente ed apertamente in un movimento che non aveva un gruppo dirigente in grado di costruire progetto. Il discorso della soviettizazione del territorio in realtà tradiva comunque la presenza di leadership cittadine e metropolitane anche a Roma, ma di leadership che erano più basate sul carisma, sulla capacità di portare la gente in piazza, di guidare le masse popolari in grandi cortei, manifestazioni, iniziative, piuttosto che di costruire un progetto complessivo di organizzazione e di battaglia politica.
Milano è la città più complicata in assoluto e da ogni punto di vista, sia per la presenza di tutte le possibili varianti di organizzazioni che per la sua complessità. Era davvero la città con il più alto livello di contraddizione: la grande fabbrica, i servizi in sviluppo, il territorio e via dicendo. Era cioè una bomba di contraddizioni, era davvero la città più europea dal punto di vista della maturità delle contraddizioni. E qui noi stessi eravamo lacerati tra chi sosteneva la necessità di rafforzare i percorsi di massa e la capacità di calibrare la forza dell'organizzazione tra ruolo dell'avanguardia e ruolo della struttura di massa in maniera tale che crescesse un movimento consapevole, cosciente, capace; e chi invece pensava di guidare semplicemente con grandi e importanti parole d'ordine e con piattaforme metropolitane un movimento che non aveva bisogno della presenza di gruppi dirigenti in loco, che aveva solamente bisogno di essere guidato allo scontro sulla piazza della città. Tanto è vero che nell'aprile del '79, nei giorni prima degli arresti, noi insieme all'Autonomia veneta (molto più simile a noi della provincia, anche loro radicati nelle fabbriche, nei quartieri, con un lavoro meticoloso di massa) stavamo costruendo una piattaforma metropolitana su alcuni temi importanti (reddito, servizi ecc.) per rilanciare il movimento dell'Autonomia, ma facendo in modo che questa piattaforma trovasse articolazioni nei territori, anche dentro la città e non solamente nell'hinterland, capace di gestire punto per punto l'articolazione della piattaforma stessa. Ed erano proprio i giorni prima dell'operazione repressiva. Bisogna tenere conto che il 7 aprile ha decapitato quasi tutto il gruppo dirigente, quelli che sono rimasti fuori si contavano sulla punta delle dita. Questa mossa non ce l'aspettavamo, anche perché l'operazione è partita dall'assunto che Autonomia e Brigate Rosse fossero la stessa cosa, era un teorema incredibilmente grossolano, che poi si è andato differenziando, ma il gioco è rimasto sempre quello: Negri capo delle BR. Il messaggio era: "Adesso vi liquidiamo con qualsiasi mezzo, fuori o dentro lo stato di diritto". La prima uscita dallo stato di diritto fu proprio questo appiattimento, fatto dalla magistratura, sul modello di un'organizzazione criminale di tutto il movimento e quindi del suo gruppo dirigente. Era, ripeto, il gruppo dirigente di una parte del movimento, scarsamente legittimato anche dentro la sua parte di movimento. Io credo che tale gruppo, soprattutto quello milanese, sia stato più odiato dai giovani dei nostri collettivi che non da Calogero.

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