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INTERVISTA A FERRUCCIO DENDENA - 10 GENNAIO 2000

Se ancora si poteva dire che i pentiti erano governati dai magistrati e che la verità e la non verità si mischiavano in maniera subdola a costruire i teoremi, la dissociazione ha legittimato perfettamente la ricostruzione criminale degli episodi (le complicità, le appartenenze eccetera), l'ha formalizzata, ed in questo modo il disegno dello Stato si è davvero legittimato. Al di là delle differenze, le formazioni combattenti e il documento dei 51 ebbero entrambe un agire da ceto politico. L'elemento politico della dissociazione è il fatto di essere stato assunto a livello di massa, è diventato un comportamento di massa delle organizzazioni politiche, c'è stata un'adesione di massa delle organizzazioni combattenti. Quindi, il discorso di cui parlavamo prima dell'abbandono di un proprio passato era voluto, consapevole, scelto, determinato. Niente valeva la libertà: c'era un riproporre la materialità dell'esistenza e del suo valore che era sopra tutto, sopra alle scelte politiche, sopra alla pratica passata, sopra alla coerenza rivoluzionaria, tutte cose ritenute assolutamente secondarie rispetto al valore della vita, anche di chi era incarcerato. "In cambio della mia vita do la memoria cronologica e politica di un passato che non mi appartiene più, né a me né alla società, e forse a questa non è neanche mai appartenuto. Perché mai dovrei custodirlo io marcendo in carcere?".
E' il discorso della maturità della soggettività politica. Garantisco che sentirsi dire di essere condannati all'ergastolo non deve essere una delle sensazioni più piacevoli che si possono provare nella vita; e lì o fai i conti con la speranza di salvare la dignità ma comunque anche la vita, oppure la scelta esistenziale diventa ancora una volta di separatezza, dicendo: "Vivrò finche vivrò e farò quel che potrò all'interno della galera, ma ho chiuso". Ed è una scelta che io personalmente non condivido, l'ho sempre detto ai compagni che si sono presi gli ergastoli e non sono né pentiti né dissociati: non è possibile non fare una battaglia politica di libertà. Perché comunque a fronte della sconfitta la Comune di Parigi, repressa nel sangue, ebbe diecimila persone deportate nelle colonie e dopo dieci anni, senza nessuna richiesta, furono tutti amnistiati e sono potuti rientrare. Quindi, una battaglia di libertà non può non essere fatta, non può esserci solo il silenzio. Dopo di che invece decisero che non avrebbero mai parlato con lo Stato, perché comunque tutto era Stato. Questo è però un altro discorso: la cosa principale è che il 99% invece ne ha fatto un altro di discorso. La legge sulla dissociazione è estremamente stringata e ti dice: "Riconosci le tue responsabilità, non ti chiedo di fare il delatore, e riconosci lo Stato democratico, valore simbolico alto a fronte di un tentativo di sovversione basato su presupposti sbagliati. Davanti al magistrato tu riconosci le tue responsabilità, quindi riprendi i verbali e reato per reato confermi quello che il pentitismo ha ricostruito, e riconosci lo Stato come fondato sulla legittimità popolare, su regole democratiche e quindi come un insieme di regole dentro alle quali ti riconosci anche tu". Molti hanno detto: "Non faccio arrestare nessuno, ammetto le mie colpe perché tanto ai pentiti ci credono lo stesso, dico allo Stato che lo riconosco tanto poi mica mi possono dire che io ho lo stigma in testa che sono rispettoso delle regole: poi quando uscirò io farò o non farò, ma comunque io lo dico e così sono contenti". Ci fu una spregiudicatezza di questo tipo qui: fatto questo andavano a casa in massa così come erano entrati in carcere. Molti compagni prima di dissociarci nei cortili dell'area ci dicevano: "Noi non ce la facciamo più". E noi dicevamo: "Non abbiamo qui la pala per scavare il tunnel e mandarvi a casa, quindi facciamo i conti con tempi non brevi." Ma loro ci comunicavano che non ce la facevano più, era un problema del corpo e della mente insieme che non tenevano più la cella. A quel punto lì dicevamo loro: "Il problema importante è che nessuno viene a fare un'assemblea in un cortile di detenzione politica per sostenere questa cosa qui e proporla per votazione, perché se no vi mettiamo le mani addosso: non fatevi vedere, scomparite dalla circolazione, ma questa è l'unica possibilità che avete, non quella di legittimare la vostra scelta perché non ce la fate più".

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