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INTERVISTA A FERRUCCIO DENDENA - 10 GENNAIO 2000

Ci furono quindi degli errori dei dirigenti che non avevano costruito un certo livello di formazione politica?

Tutto è diventato nello stesso tempo errore e iniziativa incalzante dello Stato. E c'erano poi le formazioni combattenti. Ci fu un incontro politico durissimo con le organizzazioni armate che dicono: "Voi, sostenendo ancora la centralità del lavoro di massa, esponete le vostre strutture militanti alla repressione"; si pensi dunque alla mitizzazione della separatezza, ritenendo che solo quella poteva essere adeguata al livello dello scontro, a rendersi irraggiungibili e vincenti, la necessità di uscire dalla pubblicità e dalla dimensione del lavoro di massa. Dicevano: "Alziamo il tiro, tutta la strumentazione politico-organizzativa è un problema della soggettività politica e non delle masse". Questa è la cosa che in quegli anni ci preoccupava umanamente per quei compagni, ma ci preoccupava soprattutto per i rischi a cui andava incontro interamente il movimento: tanto è vero che è stato travolto in pieno da questi rischi e ne è rimasto vittima. Ripeto, la maggior parte delle migliaia di compagni finiti in carcere erano tutti o dentro o contigui alle aree combattenti. Questo vuol dire che intanto non era tanto facile arrestare tutti, ci voleva anche un appiglio pur essendo così a vagonate il meccanismo degli arresti; l'appiglio era di quel genere lì, ovvero la contiguità o l'internità alle formazioni combattenti.
Insomma, dopo il 1980 era davvero difficile tenere gli spazi. C'era un problema proprio di fatica ad avere la stessa agibilità, non a vincere una battaglia politica; fatica di potere dire: "Io sono un militante dell'Autonomia, e prendo pubblicamente la parola in una fabbrica o in una scuola come militante dell'Autonomia". Se non eri più che legittimato dalla gente diventava un problema di criminalizzazione latente, questo era il clima. Noi dell'Autonomia per parlare di quegli anni avremmo prima da esaurire tutti i ragionamenti sui nostri errori enormi, prima di poter dire quanto poco politica sia stata la battaglia dello Stato e del sistema dei partiti e quanto aberrante fosse stata la logica lotta-armatista: poi semmai va ragionato anche questo. Ci sono alcuni dirigenti delle Brigate Rosse che continuano a sostenere di essere stati semplicemente battuti militarmente, ma questa è una pazzia. Come si può dire che sono stati sconfitti militarmente? Allora vuol dire che il discorso era tra eserciti, nel qual caso un esercito viene sconfitto ma il suo disegno politico può mantenere una sua giustezza: ma qui sono progetti politici e non militari che sono stati sconfitti pesantemente. Se fosse vera una cosa del genere, io voglio allora capire come mai la tenuta della soggettività non c'è stata. Come si può dire che la sconfitta è stata militare se i soldati e i generali non sono rimasti in prigione ma sono passati al nemico? Questa è una sconfitta politica e non militare: i generali, così come i soldati che sono meno colpevoli, erano comunque soggettività politiche assolutamente inadeguate allo stesso scontro che ponevano, altrimenti sarebbero tutti là adesso a marcire in galera o a realizzare un tipo di soluzione diversa da quella che hanno adottato. C'era la processione davanti ai giudici dei dirigenti delle organizzazioni combattenti che si inchinavano davanti all'autorità dello Stato, riconoscevano i propri errori eccetera eccetera. E questa sarebbe una sconfitta militare? Ma non scherziamo. In una sconfitta militare mi hai tolto il mitra o la pistola di mano, non mi hai tolto il resto; qui gli hanno completamente tolto la testa, allora vuol dire che non c'era. Ma questo è solamente uno degli elementi, poi ci sono gli schemi teorici generali. Ma degli schemi teorici discutiamone: cioè, il fatto che lo schema teorico e la teoria dell'organizzazione sia pari pari quella della Russia dell'inizio del secolo mi fa venire un pò di dubbi: se una teoria dell'organizzazione non è adeguata ad una composizione sociale, che teoria dell'organizzazione è? La genialità di Lenin fu di inventare una teoria dell'organizzazione guardando alla sua società, non leggendo "Il capitale" di Marx che diceva tutt'altro. Se una teoria dell'organizzazione riproduce e ripropone quel modello nella composizione di classe di una società fordista o addirittura già verso il superamento del fordismo come minimo è priva di fantasia teorica. E via dicendo. Ma la cosa che a me colpisce di più è stato il problema dello spessore della soggettività politica, della sua inconsistenza, e questo è un fatto indiscutibile, è un fatto giudiziario con una valenza politica altissima. Su questa cosa qui ci si può girare intorno finché si vuole, ma è stato davvero un disastro politico.

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