>Home >Interviste
>Home page
>Interviste
>Riviste
>Bibliografia
>Il dibattito oggi
>Ricerca sul femminismo

> Percorso di formazione politica e culturale e figure di riferimento
(pag. 1)

> Potere Operaio
(pag. 1)

> Percorso successivo
(pag. 2)

> Limiti e ricchezze dei movimenti degli anni '60 e '70
(pag. 3)

> Movimento femminista e femministe
(pag. 6)

> I "numi tutelari"
(pag. 7)

> I campi di ricerca più interessanti
(pag. 9)

> Il dibattito sulla classe oggi
(pag. 10)

> Emancipazione e liberazione nel femminismo
(pag. 12)

> Cosa è rimasto oggi del movimento femminista
(pag. 15)

> Università e produzione del sapere
(pag. 16)
INTERVISTA AD ALISA DEL RE - 26 LUGLIO 2000
Scarica
l'intervista
in doc


Scarica
l'intervista
in rtf


Qual è stato il tuo percorso di formazione politica e culturale e quali sono state eventuali persone e figure di riferimento nell'ambito di tale percorso?

Io facevo Scienze Politiche qui a Padova negli anni '60, nel '67 ho contestato duramente Toni Negri, il quale era entusiasta di essere contestato e appena mi sono laureata, cioè nel '68, mi ha preso in studio con lui come prima borsista poi assistente. I miei riferimenti culturali erano un po' più larghi dell'operaismo in senso stretto, però è vero che la mia formazione politica sostanzialmente è stata fatta a Marghera e fuori dal movimento studentesco, nel senso che non capendo niente dei rapporti capitale-lavoro sono stata trascinata fuori dalle fabbriche, come molti in quel periodo, ed è stato attraverso il metodo che io ho sempre particolarmente apprezzato (per questo mi piace anche il vostro lavoro) dell'inchiesta operaia che sono riuscita a capire quali erano i rapporti di sfruttamento che francamente mi sfuggivano un po'. Solo successivamente credo di aver letto determinati libri: penso di aver letto prima Tronti e poi "Il capitale", tanto per spiegarvi un certo percorso, e dopo ancora i "Grundrisse". Quindi, credo che il riferimento più importante, se devo essere sincera, era questo ambiente che ti spingeva a capire le cose, questa collettività che si muoveva all'unisono in tutta Italia, perché immediatamente con i compagni di Potere Operaio ho incominciato a girare, con Guido Bianchini, con Luciano, con Toni, tra un convegno e una riunione. Ed era impensabile il non tentare di capire, cioè c'era una tale forma di élitismo intellettuale (la cui espressione più evidente era data dalla frase "francamente compagno non ti capisco" che voleva dire "sei un coglione") che io passavo le notti a studiare per essere adeguata. E contemporaneamente c'era questa forma di apprendimento sul campo, c'erano questi quadri operai, (Italo Sbrogiò ed altri, i quadri operai di Maghera che credo siano piuttosto noti) che ci insegnavano duramente la realtà dei rapporti sociali che non era poi così evidente. Quindi, devo dire che non è che abbia avuto prima maestri e dopo una pratica politica, credo che tutto si sia messo in movimento più o meno nello stesso periodo e l'origine è stata una forma di anti-autoritarismo becero che io sentivo profondamente, una forma di ribellismo individuale che ha trovato i tempi giusti e il posto giusto per esprimersi, nel senso che è stato indirizzato in maniera più proficua e produttiva a un'attività politica seria piuttosto che a forme di espressione individuale anarchica o cose di questo genere qua. Poi nella quotidianità non c'era solo il rapporto con Toni, io ho cominciato a lavorare subito con lui in Istituto, anche se non mi sono laureata con lui ma in Economia: non posso dire che sia stato il mio maestro nella formazione, anche se in effetti dipendevo intellettualmente da lui per tante e tante cose, ma nella quotidianità oltre a Toni c'erano anche Guido Bianchini e Sandro Serafini, con cui siamo entrati insieme in Istituto e con i quali ho incominciato a lavorare non solo politicamente ma anche a fare le ricerche, a organizzare i seminari ecc. Con queste persone c'era una frequentazione quotidiana e continua, era un modo di vivere molto collettivo che adesso non trovo più, forse sarà la mia età, non lo so, però allora si viveva molto di più insieme.


Quindi arriviamo al periodo di Potere Operaio.

Il periodo di Potere Operaio non è stato poi così omogeneo come tutti dicono, ci sono stati momenti di grande espansione e momenti di riduzione, qui nel Veneto soprattutto, a piccole zone, con le ipotesi che altri intervistati avranno già raccontato di allargamento al movimento, cioè agli studenti, a soggetti diversi da quelli della fabbrica più tradizionale, il che probabilmente era una visione più larga di quella che noi avevamo teorizzato dell'operaio-massa, ormai c'era forse questa uscita dalla forma operaio. Però, io restavo invece nella zona in cui la tradizione marxista era più pura, quindi qualche volta abbiamo subito anche a livello nazionale un isolamento. Devo dire che io mi occupavo soprattutto del giornale Potere Operaio, ero nella redazione, e poi quando c'è stata l'ipotesi di matrimonio con il Manifesto attraverso i collettivi politici ho fatto un intervento proprio autonomo sul posto tra Pordenone e Conegliano, tra la Rex e la Zoppas, e ho fatto il primo collettivo politico con i compagni del Manifesto: devo dire che ero poco settaria, non mi sono mai piaciute né le etichette né le appartenenze troppo strette.

1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16

Per informazioni scrivere a:
conricerca@hotmail.com

.