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INTERVISTA A MASSIMO DE ANGELIS - 1 LUGLIO 2001


Negli Stati Uniti il dottorato consiste in tre anni di lezioni e poi si deve fare la tesi, che ho poi finito a Londra. Sono poi rimasto a cercare lavoro lì e pian piano sono entrato all'università, c'è un mercato accademico un po' più aperto rispetto all'Italia, qui non avevo assolutamente contatti accademici, quindi mi era quasi impossibile avere un posto all'università. E in Inghilterra ho incominciato la mia vita accademica di ricerca e di insegnamento, e allo stesso tempo ho partecipato a varie attività, all'interno della Conference of Socialist Economists e Capital and Class, e con gruppi di dibattito e intervento politico. Quegli anni per me sono stati di orientamento in una realtà metropolitana che dal punto politico è molto frammentata, perfino ghettizzata. Inoltre, insieme a un gruppo di compagni italiani, avevamo creato la rivista Vis-á-Vis. C'erano certo molte ragioni per cercare di mettere insieme uno strumento per l'analisi teorica di classe, in quei primi anni '90. Dal mio punto di vista, vedevo la rivista come un veicolo che contribuisse a chiudere un ciclo e riaprirne uno nuovo, permettendo di valorizzare la memoria senza allo stesso tempo essere imprigionata da questa. Pensavo che così come l'impatto dell'operaismo e del marxismo italiano avevano rappresentato una ventata d'aria fresca su quello americano, aprendolo alle tematiche della soggettività, il riproporre in Italia una serie di lavori di quell'autonomist marxism americano (sensibile ed aperto a tutta una serie di tematiche da noi lasciate ai margini) potesse di ritorno contribuire a superare in positivo vecchie e stantie diatribe e rigidi atteggiamenti politici e teorici. Quell'esperienza purtroppo non si è chiusa per me nei migliori dei modi.
Dunque, dal punto di vista del mio percorso politico, per me gli anni '90 in Inghilterra hanno rappresentato il tentativo di costruire qualcosa che cercasse di superare questa frammentazione enorme della realtà' politica, ma anche umana, di una megalopoli come Londra.
L'altro grande salto per me è stato nel 1996 quando sono andato in Chiapas, ho partecipato attivamente al tavolo dell'economia del primo Encuentro zapatista, anche quella è stata una grandissima esperienza. Da lì sono tornato in Inghilterra inebriato dalla capacità zapatista di mettere insieme realtà completamente diverse con una formula semplicissima, quella dell'encuentro. Nota che questa formula andava oltre quello del meeting, della conferenza, o del dibattito tra posizione e realtà diverse. Gli zapatisti avevano chiesto a ogni tavolo tematico di concludere i lavori con un documento. Sembra un'inezia, ma questa piccola richiesta, accompagnata dal rispetto che tutti noi avevamo per i nostri ospiti, e l'idea della democrazia diretta praticata dalle comunità indigene, significava che eravamo costretti a superare barriere linguistiche ma soprattutto culturali e politiche. In una notte di lavoro, siamo riusciti a superare le resistenze parziali di anarchici, trotzkisti, femministe, ambientalisti, sindacalisti, campesinos, "riformisti" e "rivoluzionari" e poi baschi, irlandesi e i vari movimenti di liberazione nazionale. In una parola, l'encuentro ha significato per me la prova concreta, sebbene in un contesto assai particolare, non solo della fattibilità del riconoscimento reciproco della differenza, ma anche della sua dimensione umana. So che non è sempre andata così, che in altri tavoli ci sono stati dei problemi. Ma da come l'ho vissuto io, l'encuentro ha significato una prova concreta di come quelli che nel secondo encuentro verranno chiamati "molti si!" possono riconoscersi gli uni con gli altri senza autoritarismi ma attraverso un grande senso di responsabilità e volontà costitutiva.
Al mio ritorno dal Chiapas, con un gruppo di compagni a Londra abbiamo incominciato a coordinare varie attivitá non solo e non tanto di solidarietà con gli zapatisti, ma proprio di promozione di quei valori degli zapatisti quali dignità, encuentro, ecc., all'interno di quel clima ghettizzato dei movimenti londinese. Ancora nel '96 era impensabile che gruppi di base inglesi partecipassero all'incontro internazionale in Spagna (il secondo Encuentro). Una rete di compagni ha quindi costituito un coordinamento per cercare di promuovere la partecipazione di quante più persone provenienti da diverse realtà politiche inglesi ad andare in Spagna e, si può dire, mettersi in contatto coi gruppi di base del mondo. Alla fine, il secondo encuentro ha avuto un impatto notevole. Non solo in generale, ha contribuito alla creazione dell'importante coalizione del People Global Action (che ha contribuito ad affiancare all'asse di coalizioni di base dell'America Latina anche quello dell'Asia). Ma anche, nel caso specifico dell'Inghilterra, il fatto che alcuni compagni abbiano visto e sentito con i loro occhi la vitalità di altre esperienze, ha contribuito a far nascere una politica e pratica più aperta, e a promuovere nuovi networks. Ma anche qui c'è ancora dell'enorme lavoro da fare.

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