>Home >Interviste
>Home page
>Interviste
>Riviste
>Bibliografia
>Il dibattito oggi
>Ricerca sul femminismo

> Percorso di formazione politica e culturale
(pag. 1)

> C.L.R. James
(pag. 5)

> Autori anglosassoni
(pag. 6)

> Figure di riferimento per il dibattito oggi
(pag. 6)

> Empire
(pag. 8)

> Ambivalenze, dentro e contro
(pag. 12)

> Soggettività e controsoggettività
(pag. 14)

> Potere e posizione di potere
(pag. 16)
INTERVISTA A MASSIMO DE ANGELIS - 1 LUGLIO 2001


Anche nel primo periodo delle superiori ho vissuto un percorso abbastanza contraddittorio: nei primi due anni delle superiori ero da una parte parecchio attratto da questa vivacità, libertà ed enorme potere che noi avevamo in quanto studenti. Su questo punto, mi viene da pensare quanto sia diversa oggi la percezione del mondo degli studenti, almeno degli studenti inglesi. Chiedevamo il sei politico, spazi autonomi da autogestire, e alcuni di noi dell'istituto tecnico che avevamo un complesso di inferiorità rispetto ai liceali, pretendevamo dal professore di religione che ci insegnasse filosofia, Hegel e Marx invece che il catechismo. Oggi mi sembra un po' diverso!
Dall'altra parte però, lo spirito competitivo dei gruppi, trasformato poi in rissa, urtava enormemente la mia sensibilità "comunitaria" maturata all'interno della mia formazione cristiana e cattolica. Forse è per questo che non ho mai preso tessere, pur essendo passato attraverso varie esperienze di militanza. Dal punto di vista della mia esperienza personale quindi, vedo quegli anni settanta come volti ad una continua ricerca di libertà (dalle regole della famiglia, dalle regole della scuola, dalle regole della Chiesa, ecc., ma anche libertà' di espressione, creazione, comunicazione) e allo stesso tempo una continua ricerca di comunità (che e' possibile solo sulla base di un qualche tipo di norme e regole di interazione). Solo che troppo spesso le norme e regole di interazione che si venivano a creare all'interno dei gruppi e tra gruppi, riproducevamo vecchi autoritarismi dai quali si voleva scappare. Lasciatemi fare una riflessione a posteriori. Io credo che la gente si riunisce in bande, gruppi, fa riunioni interminabili, spesso noiosissime, ma le continua a fare, perché segue l'anelito della comunità. E si stanca, smette di fare riunioni oziose e noiose, perché la politica, così intesa unicamente come lavoro, come mezzo per un fine invece che come rapporto umano, non si é mostrata capace di fare o riprodurre una comunità.
In ogni caso, tornando a quei primi anni delle superiori, in retrospettiva questo percorso contraddittorio tra libertà e comunità credo sia stato quello che prima mi ha fatto andare avanti e indietro dall'ambiente cattolico, e poi migrare da un gruppo all'altro all'interno del movimento. Non riesco a razionalizzare la mia rottura con la Chiesa in altra maniera. Non é che un bel giorno io mi sia svegliato e abbia detto: "oggi divento ateo o cambio religione." No, è semplicemente che quel problema lì non c'è stato più. Il fatto è che a quattordici o a quindici anni volevo vivere la mia religiosità con un forte impegno sul sociale. Però allo stesso tempo percepivo sia l'inadeguatezza politica della Chiesa (il suo non mettere in discussione i rapporti di proprietà per esempio), sia l'ipocrisia falsa di una ritualità in gran parte distaccata dall'impegno sociale. Lo so ora che la realtà del mondo cristiano e cattolico non é così bianca e nera, ma a quell'età questa ipocrisia mi soffocava.
L'abbandono degli ambienti cattolici, avvenuta in maniera abbastanza netta verso il terzo anno delle superiori, mi ha poi permesso di abbandonarmi alle varie correnti che trovavo sulla mia strada. Ma in questo spostamento di universo identitario, non ero il solo! E poi da allora, un susseguirsi di collettivi, indiani metropolitani, frange di m-l, gruppi operai, gruppi di studio, gruppi anti-fascisti, radio, intergruppi, e via dicendo. Altri elementi di formazione sono state chiaramente le occupazioni, le assemblee, la gioia e la convivialitá del movimento, ma anche il parlare in pubblico e dire cazzate incredibili, essere presi per il culo ed umiliati per questo, lo scoprire la propria forza e i propri limiti. Si misurava spesso in questa maniera la tua "coscienza". Spesso avevamo un'insensibilità feroce gli uni verso gli altri, ed eravamo quelli che volevano costruire un mondo nuovo! Ma c'era anche un forte spirito di gruppo, l'idea molto forte fino al '78/'79 (poi le cose sono state un po' diverse) di un mondo che ce l'avevamo in mano, per cui avevi questa sensazione che se tu volevi, potevi fare quello che ti pareva. Poi magari non sapevano cosa fare: va beh, vai a chiudere la sede dei fascisti, vai a fare l'autoriduzione in metropolitana o da un'altra parte, fai passare le vecchiette gratis, vai alle manifestazioni, occupi la scuola, ogni giorno avevamo qualche cosa da fare, ti metti insieme a volantinare con gli operai alle sei del mattino, fai le riunioni, ti dividi, ti riunisci, ti ridividi, tutte queste cose qua che ti entrano nella quotidianità, le minacce dei fascisti che ti chiamano a casa e ti dicono "ti spacco la testa", vai in radio.

1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17

Per informazioni scrivere a:
conricerca@hotmail.com

.