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INTERVISTA A VALERIO CRUGNOLA - 5 FEBBRAIO 2000

ANALISI DEI PROPRI PERCORSI POLITICI
analisi delle ricchezze e dei limiti del proprio percorso e/o della propria proposta politica
analisi e giudizi su quanto c'era d'altro (altri ambiti, altre riviste, altre proposte politiche e/o teoriche...)
quanto tali ricchezze e tali limiti possano essere attualizzabili nel contesto odierno e in prospettiva futura

Mi pare che ci siano alcune ricchezze, quelle a cui io sono stato più prossimo, che purtroppo sono perdute, dissipate. Alludo all'esperienza dei consigli di fabbrica, che io ho conosciuto. Ad esempio quelli della Montedison di Castellanza, Lagusta, la Ire, sono tutte esperienze estremamente ricche, anche di contropotere: si pensi a tutto il lavoro fatto al consiglio di fabbrica di Castellanza sull'inquinamento dell'ambiente, sul rapporto tra fabbrica e società, tra fabbrica e territorio, quindi non solo l'impatto sul lavoro, sulla condizione operaia, ma sulla condizione sociale complessiva. Ci sono stati lavori grandissimi in cui sono state spese vite di persone di altissima qualità. Mi pare che questo purtroppo muoia senza eredi, sarebbe fondamentale recuperare questa esperienza, anche come memoria.


Secondo te questa esperienza è morta per involuzione o per condizioni oggettive?

E' morta perché sono morte le fabbriche, i contenitori. Nel momento in cui un'azienda come la Montedison si riduce di due terzi ci sono delle condizioni oggettive. Poi queste persone non hanno più avuto eredi, non c'è stato un passaggio generazionale, che non può essere fatto se non c'è quella struttura che offre la continuità della formazione: in tal caso allora sì uno che ha cinquant'anni potrebbe trasmettere ad uno che ne ha venticinque un patrimonio che viene recuperato e continua. Siccome c'è stata un'interruzione, queste esperienze hanno raggiunto un tetto, sono sopravvissute per un certo tempo e poi si sono in parte autodissolte, oppure resistono ma non hanno più l'efficacia, la forza, l'impatto che potevano aver avuto negli anni '70. Però questo secondo me è un patrimonio ricchissimo, che è anche legato al problema dell'organizzazione del lavoro, la connessione fabbrica-lavoro, fabbrica-potere, fabbrica-società-territorio. Naturalmente lì c'era un punto di partenza che oggi non può più sostenere questa prospettiva, è anche per questo che tali esperienze sono andate in crisi: l'idea di una centralità della fabbrica come nucleo forte di riconoscimento del lavoro e, attraverso la valorizzazione del suo carattere universale, di ricomposizione. Oggi questo non c'è più, quindi pensare di riproporlo in un contesto in cui le sue matrici oggettive sono venute a mancare non ci porterebbe da nessuna parte. Però lì dentro c'è secondo me una ricchezza di soggettività che andrebbe riesplorata e recuperata pienamente, ed è un po' anche la memoria della sinistra sindacale, che magari poco ha avuto a che fare con l'esperienza dell'Autonomia: è stata insomma meno vicina a dimensioni anti-istituzionali o decisamente extra-istituzionali, ma più alla ricerca invece di un elemento di mediazione. Penso che queste siano state complessivamente esperienze più ricche, comunque quelle che hanno saputo sedimentare, almeno per un certo tempo, una capacità anche di produrre risultati e poteri, se non altro sicuramente nelle fabbriche: oltre tutto perché avevano una grande capacità rappresentativa, avevano un forte seguito e prestigio dentro e fuori. Avevano poi una capacità di connettere e creare una convergenza ed una rete di saperi a partire dal territorio: si pensi a Medicina Democratica, Magistratura Democratica, comitati di scienziati, l'Euratom di Ispra. Avevano insomma saputo creare una rete di apporti che oggi dovrebbe essere ricostruita. Se il capitale (usando un'espressione che non mi piace molto, ma adottiamo questa convenzione linguistica) si organizza come struttura a rete, perché noi non dobbiamo essere capaci di costruire queste reti, nelle quali possono esserci identità più forti e più deboli, ricerche anche diverse, non necessariamente convergenti verso lo stesso scopo o a partire dalle medesime motivazioni ideologiche? Quindi reti più meticce in un certo senso, che però possano essere altamente efficaci, quanto meno fin da subito, nella capacità di socializzare conoscenza e in un certo modo anche pratica corrispondente ad essa: ma ovviamente l'aspetto conoscitivo ha un primato sul fare. Mi sembra importante recuperare questo tema, se non altro quel patrimonio che oggi non ha più il suo spazio naturale.

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