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> Una particolare esperienza di gruppo
(pag. 1)

> Composizione del gruppo
(pag. 6)

> Capacità e gerarchie
(pag. 8)

> Leader e masse
(pag. 9)

> Caratteristiche del gruppo e sincretismo antagonista
(pag. 12)
INTERVISTA A VALERIO CRUGNOLA - 26 APRILE 2000

Rispetto al discorso dell'orizzontalità, non pensi che alcune volte le gerarchie che si vengono a creare non siano necessariamente politiche, finalizzate cioè a consolidare e a staticizzare situazioni di potere, ma che possano essere determinate dalle scelte dei soggetti che si trovano ai vari livelli, che siano gerarchie tecniche, atte a organizzare tecnicamente competenze e interessi differenti? Ciò non necessariamente vuol dire non mettere in discussione la gerarchia, mentre molte volte l'orizzontalità è intesa come un livellamento verso il basso.

Secondo me, nelle pratiche della sinistra c'è un buco nero, innanzitutto dato dal problema del che tipo di organizzazione darsi. Siccome il modello che è valso per molto tempo è quello della competizione con un nemico, nella quale è necessario attrezzarsi secondo parametri di efficienza della capacità di risposta e di contrapposizione, automaticamente quei modelli che vigevano nella società capitalista o negli ordinamenti che la strutturano nell'ordine quotidiano, sono stati trapiantati dall'altra parte. C'è addirittura tutto uno spaventoso linguaggio a metà tra il militare e il manageriale, ad esempio comitato centrale fa pensare ad una struttura verticistica e verticale del decidere, oppure segretario, che allude al conservare segreti o colui che sa qualcosa che gli altri non sanno, l'origine della parola è questa. Tali linguaggi sono stati adottati inconsciamente; quindi, inconsciamente, adottando quell'ordine linguistico, si adotta poi anche quello che sottintende dietro. Ovviamente questo aveva una sua funzionalità e la scusa di questa ha permesso di assumere poi tutta una serie di comportamenti inconsci. Di recente ho letto il malloppone fatto dalla Macciocchi per il Saggiatore, è un bel libro anche se il personaggio non mi esalta per niente: racconta la sua esperienza di donna nel Pci. Lei vi era ammessa in quanto maschio, quando divorzia dal fratello di Giorgio Amendola incomincia ad andare in disgrazia a Napoli; nel momento in cui inizia a scrivere cose non gradite al Pci la sua carriera si stronca. Quando interviene portando le ragioni del femminismo in un dibattito al comitato centrale, le si crea il gelo intorno, perché portava un comportamento di donna che le donne-maschio che stavano all'interno del partito non avevano mai adottato. Lei cita questa Adriana Seroni, che era la responsabile femminile ed era la fotocopia, con un sesso femminile, di Togliatti piuttosto che di Ingrao, ossia di tutto il mondo maschile che stava là. Quindi, il tema del rapporto maschile-femminile, dentro l'orizzonte della politica, non c'era. Poi, lei faceva la rivista ufficiale del partito, Noi Donne, e allora, in quanto donna, in quella collocazione andava bene, perché quello era il segmento su cui lavorava; ma, se lei fosse stato un maschio, avrebbe fatto il sindacalista, ma avrebbe fatto Noi Donne nello stesso modo con cui quell'altro faceva il bollettino della CGIL o l'Unità. Dunque, lì dentro non solo non erano messe in discussione le gerarchie, ma nemmeno i ruoli dei soggetti. Quindi, c'era questa esigenza della competitività e dell'efficienza della macchina autoritaria e burocratica del partito, con l'aggravante della cultura un po' totalitaria che vigeva nel Pci stalinista, tardo-stalinista o faticosamente post-stalinista di allora; tutto questo era un ulteriore elemento di aggravante. Negli anni '60 e '70 alcuni gruppi, come le componenti marxiste-leniniste, nacquero subito come una riscimmiottatura, rispetto alla quale però noi non avevamo nessun vero apprendistato, per cui quello che all'epoca staliniana era stata una tragedia forte in questi gruppi diventava una beffa, una tragicommedia, una pantomima della tragedia precedente. Alla nostra generazione l'aria respirata nel clima dello stalinismo era comunque estranea, quindi, se non c'è l'aria, si fa solo un'imitazione e le imitazioni sono sempre cattive: i gruppi di studenti, di cui abbiamo parlato la scorsa volta, che vogliono fare come i loro padri fanno delle burle, dicevamo delle loro autogestioni, non c'è più il clima intorno che permette di vivere simili cose, mentre in compenso, cercando di imitare, in verità ci si sottrae al proprio tempo e ad un'interrogazione su quello che è vitale e innovativo fare ora. Però, noi eravamo decisamente molto più anarchici, comunque c'era una componente di inquietudine, di ribellione e di interrogazione anche sulla soggettività, per cui questi gruppi sono morti subito, anche se c'è voluto parecchio tempo ed esperienze tragiche, mentre quelli che lo hanno imitato maggiormente a fondo hanno poi condotto le cose più atroci, il terrorismo in modo particolare. Però, anche nei contesti più fluidi, lì è venuto fuori un ordinamento gerarchico di altra natura, che è quello del carisma; quindi, le nostre esperienze, più che essere strutturate su un ordine verticale, fondato sulla logica gerarchico-efficientistica della produzione di insediamento politico, come continua conquista di casematte, postazioni, sempre un po' in quest'ottica militare, c'era l'elemento del leaderismo, il rapporto tra piccolo capo e massa, la fascinazione della parola, siccome la parola, nei movimenti, è più importante della struttura. Faccio un paragone molto azzardato, che non so nemmeno se sia da registrare, anche perché è buttato lì: per certe cose eravamo più simili a certi movimenti dell'800 e anche al fascismo che, essendo più fluidi almeno in certi momenti e condizioni, costruivano delle situazioni che erano più spontanee, dove in qualche modo emergevano i leader naturali. Ovviamente, il paragone con il fascismo è solo limitato a questo, ossia il rapporto che si instaurava, all'interno del movimento e in una forma non strutturata, tra leader e massa; poi, il fascismo era una struttura totalitaria, per cui questo rapporto in verità lo conformizzava e lo irrigidiva molto, mentre nei gruppi del '68 questo rapporto leader-massa era estremamente fluido e sottoposto, per fortuna, a questo terremoto continuo, per cui, nel momento in cui si costruiva una gerarchia, la si ribaltava. Però, il ribaltamento non avveniva mettendo in discussione quel tipo di strutturazione.

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