>Home >Interviste
>Home page
>Interviste
>Riviste
>Bibliografia
>Il dibattito oggi
>Ricerca sul femminismo

> Una particolare esperienza di gruppo
(pag. 1)

> Composizione del gruppo
(pag. 6)

> Capacità e gerarchie
(pag. 8)

> Leader e masse
(pag. 9)

> Caratteristiche del gruppo e sincretismo antagonista
(pag. 12)
INTERVISTA A VALERIO CRUGNOLA - 26 APRILE 2000

Come sono state contattate le persone che compongono il nuovo gruppo?

Sono state tutte raccolte da Màdera: il gruppo di veneziani è principalmente fatto da colleghi universitari di Romano o suoi ex alunni laureatisi e rimasti particolarmente vicini e in amicizia con lui, e in più poi magari hanno portato le loro compagne o altri amici dell'area veneziana, il nucleo comunque è questo. Lo stesso per Brescia, dove Romano aveva tenuto un seminario in rapporto con questo gruppo bresciano; però vi era stato chiamato da Rino, il quale era uno del gruppo milanese originario, che però si è sposato con una donna che insegnava e viveva a Desenzano, quindi anche lui si è trasferito lì. Rino si è dunque impegnato nella vita sociale e politica nel bresciano, è entrato in amicizia con queste persone del consultorio, perciò, quando hanno fatto il seminario, attraverso lui hanno chiamato Màdera. Da lì si è allargata l'amicizia di Romano, per cui, quando il gruppo si è rimesso in piedi, queste persone del consultorio, oltre a loro amici che via via si sono aggiunti, hanno costituito il nucleo bresciano. Nel gruppo milanese ci sono state poi delle defezioni, per esempio tre persone non sono più venute, le consideriamo membri ma, di fatto, non hanno più partecipato.


Attualmente da quante persone è composto il gruppo?

Diciamo tra i trenta e i quaranta, il gruppo si è molto allargato, forse si potrebbe perfino dire troppo. Di fatto, c'è stato un tentativo di produrre delle esperienze analoghe su scala territoriale, più o meno con le stesse regole e le stesse metodologie, però, ovviamente, senza il periodo di tempo in comune trascorso insieme, quindi senza tutto il corredo che va dal pasto in comune, al dono, alla pratica, all'esercizio fisico e via dicendo. C'è stata un'esperienza a Venezia che continua proficuamente, un'esperienza a Brescia che è iniziata ma è morta dopo un certo tempo, non ne conosco le ragioni, però non coinvolgeva tutto il gruppo bresciano, ma solo una persona; poi ci sono io che ho iniziato da novembre scorso e stiamo andando avanti. Sono partito con venti-venticinque inviti, hanno risposto in diciassette, adesso ci siamo stabilizzati su una dozzina, non abbiamo introdotto nuove persone, è già un buon numero, consistente (il primo gruppo si muoveva su quella cifra lì), per adesso abbiamo fatto cinque-sei incontri. Si tratta di incontri circoscritti, di una sera, con un calendario leggermente più intenso: a Varese ci vediamo una volta al mese, però non d'estate, quindi, più o meno, otto volte all'anno. Però, non è più una narrazione complessiva, è sempre una narrazione tematica, anche in più sere, ci si prende il tempo che è necessario. Ad esempio, la mia narrazione era sulla dissipazione, cioè l'esperienza del dissiparsi e del dissipare, tema molto bello, che richiede una certa rielaborazione. Adesso un altro amico, che fa parte di questo gruppo, il prossimo tema che tratterà è l'esperienza della ribellione, non tanto intesa in senso politico generale, di rivolta sociale, me nel senso dell'entrare in rottura con certi ordini. Il nucleo di che cosa ci racconterà lo so già: lui era un grosso dirigente di impresa della Bassani Ticino che si politicizza improvvisamente a partire dal '68. In quell'anno trascorre una vacanza diversa, in giro per il mondo in campeggio, cambiando completamente i suoi schemi; torna dall'estate con una lunga barba e i capelli lunghi e si presenta alla riunione del consiglio direttivo della Bassani Ticino, la più grossa fabbrica di componentistica elettronica, di cui lui era uno dei responsabili capo dei progettisti, quindi con un ruolo di alto livello. Si presenta alla riunione con il capo e tutti i dieci boss dell'impresa, e questo padrone, Bassani, che dai deferenti doveva essere chiamato signor Gigino. Tutti gli altri, terrorizzati, gli chiedono cosa faccia con la barba, gli dicono di tagliarsela e gli danno tutti questi consigli sottovoce. Poi, alla fine della riunione, questo Gigino chiama Giorgio e gli dice di tagliarsi la barba, e lui gli risponde di no: questo è l'atto della ribellione, cioè dell'uscita da degli schemi imposti, o trovati, o non canonizzati. Da lì, naturalmente, è nata la sua esperienza autobiografica, anche con tutte le sue disgrazie in quel lavoro, perché poi ovviamente è precipitato: come dirigente lui aveva un ufficio, una segretaria, un telefono e una macchina a disposizione, ma non aveva lavoro, anche se non lo potevano licenziare perché era diventato un esponente di punta del movimento sindacale. Si è trovato per sette-otto anni in questa situazione assurda di essere totalmente emarginato; poi, siccome cambiavano i sistemi stipendiali ed erano stati introdotti i livelli salariali, lui prendeva molto di meno, in quanto non aveva più un contratto individuale da dirigente e aveva solo il minimo del contratto sindacale, per cui prendeva magari meno della sua segretaria, pur avendo il titolo di dirigente e il diritto alla macchina e a tutti i benefit relativi. Tutto questo fino a che il padrone ha avuto la geniale idea di mandarlo in Cina: nella globalizzazione la Bassani ha messo in piedi un'impresa lì, allora hanno pensato che lui, comunista, filocinese, maoista, si sarebbe trovato bene, e lui è stato felicissimo, ha passato degli anni molto belli. Adesso si è riciclato, fa il giornalista e tutta una serie di altre cose.

1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15

Per informazioni scrivere a:
conricerca@hotmail.com

.