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(pag. 9)

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(pag. 12)
INTERVISTA A VALERIO CRUGNOLA - 26 APRILE 2000

Essa, però, non riusciva secondo me a costruire, dentro quella logica, una dinamica di generalizzazione reale, perché poi la generalizzazione di questi bisogni era lasciata ancora a forme tradizionali, appunto di tipo sottrattivo, cioè il risultato di una sottrazione di tante diversità per andare poi verso una cumulazione di fotocopie simili che si stratificano una sull'altra, una somma di eguaglianze alla fin fine parimenti povere. Qui, invece, si parte anche da un atto di libertà e di volontà nella costruzione del percorso di riconoscimento, e si parte anche dall'idea che, ovviamente, comunque gli uomini vivono una dimensione di vita associata, in cui nessun io è una singolarità separata da tutti gli altri: c'è una critica di questa nozione di atomismo legata invece alla visione individualistica, la quale è l'esatto opposto dell'individuazione come cammino. Quindi, l'elemento autobiografico e solidale si gioca in questa relazionalità tra la pienezza della singolarità, ma anche la possibilità, se non altro nella sfera della comunicazione libera, di costruire dialettiche di riconoscimento collettivo che non tolgano, ma che pongano la diversità come un elemento di ricchezza, che si riverbera anche sulla mia singolarità. Il sincretismo sta dentro a questo campo estremamente vasto, dove le ricomposizioni dei mosaici, delle identità nella sfera solidale, sono date dalla grande varietà delle esperienze autobiografiche: il sincretismo non è altro che lo spazio dove tutte le dimensioni eterogenee possono convivere e confrontarsi, e trovare in quell'elemento invece solidaristico un loro punto di fusione. Quindi, l'elemento sincretico è un'aggettivazione esplicativa ulteriore di questi due termini: naturalmente in esso è anche contenuto il fatto che le diversità di origine (sociale, sessuale, culturale, ideologica, filosofica) possono coesistere dentro questo contesto. E' cioè possibile un incrocio tra identità complesse a 360°, che non esclude a priori campi nei quali questa dialettica di riconoscimento sia possibile, a partire da un ordinamento normativo che, in qualche modo, regola a priori la comunicazione e lo scambio delle soggettività. L'elemento antagonistico consiste nella presunzione che di per se stesso innanzitutto una riflessione sull'autobiografico e solidale o l'autobiografico solidale come sfera, sia antagonistica rispetto alle logiche del mondo capitalistico e alle forme di potere che operano non solo in esso, ma, come abbiamo detto, anche nelle forme organizzate e storicamente configurate della sinistra, anche quando volontariamente e soggettivamente proiettate in senso fortemente anticapitalistico. C'è l'idea che il trovare del semplice tempo per confrontarsi sulla sfera autobiografica, o addirittura l'idea stessa di avere un'autobiografia e di pensare sé come un soggetto di autobiografia, implichi un disporsi su un terreno di ricchezza, di bisogni, di domande e di interrogazioni che sfuggono alla società capitalistica, perché essa non si interroga e costruisce invece un mondo di serialità, di stati gregari e di subalternità. Questo sebbene la forma della subalternità e della condizione gregaria oggi siano molto diverse dalle condizioni classiche dello sfruttamento e del dominio capitalistico, perché oggi comunque il dominio è meno visibile, l'impatto è meno forte; il peso dell'apparato di repressione o di quello di dominio in senso forte è molto più ridotto nella società. C'è un totalitarismo in cui viviamo (ammesso che questa parola possa essere usata, lo faccio decisamente in modo improprio, illetterale e anche scorretto da un punto di vista strettamente filosofico), comunque c'è un grado di autoritarismo forte nella società che oggi riguarda più le forme e le modalità della vita che non l'esercizio di un potere in positivo che contrasta in qualche modo le volontà dei soggetti sociali, o che li riduce a una pura dimensione di cose. Anzi, oggi gli spazi di relativa autonomia, ad esempio nella dimensione del lavoro e della produzione, sono aumentati e non diminuiti, il peso del consenso è aumentato e non diminuito. Però, di fatto è aumentato il potere di conformazione, di chiusura rispetto a qualunque altro tipo di ricerca non solo progettuale, nell'ordinamento sociale, ma nella possibilità stessa di vivere alternativamente, di vivere altrimenti (sempre un po' per citare le parole chiave di questi ordini di riferimento in cui lavoriamo). Queste possibilità sono minime, se non pressoché inesistenti, o frutto di élite consapevoli, quali in qualche misura noi siamo, nel senso che, bene o male, queste cose sono rarissime, non le fa quasi nessuno; quando mi capita di dire che vado a fare questi incontri, mi guardano come una persona un po' allucinata, queste cose sono scambiate per pratiche da guru, da personaggi un po' strani, come se fossero l'omeopatia, il massaggio shiatsu o qualcosa di esotico. Invece, non facciamo assolutamente niente di esotico, in fondo l'uso della parola su di sé, la comunicazione amicale, che sono una delle cose più importanti della vita, per fortuna che c'è qualcuno che cerca di farle ancora, al contrario di chiudersi dentro questa esclusiva dimensione di lavoro e privato, inteso come barriera, chiusura e, al massimo, amicalità come socialità: non ho voglia di stare solo e telefono ad un amico per andare a bere una birra, il che è poi quello che, purtroppo, la gran parte della gente in fondo fa, cioè ti invito a cena perché mi piace avere quattro amici e se sto tutte le sere a casa con la moglie mi rompo le scatole, alla fine la vita è sempre la stessa, ma è solo un modo per introdurre una variazione, come uno che ha mangiato pasta cinque giorni alla settimana e il sesto si fa il riso.

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