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(pag. 12)
INTERVISTA A VALERIO CRUGNOLA - 26 APRILE 2000

Cambiare il mondo è un processo che implica delle strutture, l'adozione di metodi e strutture cambia i soggetti che cambiano il mondo e il cambiamento del mondo cambia questi soggetti e queste strutture: come stiamo dentro soggettivamente e consapevolmente a questo processo in cui gli elementi mutano reciprocamente e vicendevolmente? Secondo me, su questo c'è quel grande buco nero di cui parlavo prima, un vuoto assoluto di riflessione di come il soggetto si situa nella politica. Io penso che l'idea vera sia quella di rinunciare ad un'idea militante della politica, fondata su principi di appartenenza, su strutture forti, definite, con una base identitaria, programmatica e ideologica molto marcata. Penso che dovremmo pensare due diversi livelli dell'agire politico. Uno, molto più trasversale, legato al perseguimento di finalità specifiche. Per esempio, se mi interessa ripulire il corso di questo torrente qua fuori, su questo possiamo far convergere forze diverse e tutti coloro i quali sono interessati per questo fine. Ho un certo fine, mi propongo un certo mezzo, che sarà quello di mobilitare certa gente o un certo numero di scope e vanghe per pulire, ossia una serie di strumentazioni coerenti con quello scopo. L'organizzazione e la struttura cessano non appena abbiamo raggiunto lo scopo. Se altri hanno in mente di fare la lega per la passeggiata a piedi nel tal posto, tutti coloro i quali saranno interessati andranno lì; magari in quel gruppo ci saranno cinque persone che si sono anche occupati della pulizia del fiume e ce ne saranno dieci che odiavano quelli che volevano farla perché a loro piace buttare dentro la spazzatura. Quello che voglio dire con questi esempi è che è necessario costruire strutture che hanno una finalità a breve termine e che, di conseguenza, non consolidano poteri, dunque non creano burocrazia, apparati, comandi, vertici, dove è più facile che tutte le persone, in quanto hanno un fine comune, si incontrino alla pari come soggetti, e nelle quali la motivazione di sé come soggetto è molto forte, in quanto c'è quel fine circoscritto e vicino che interessa, quindi il tasso di coinvolgimento è molto alto. Se uno viene chiamato ad una riunione oggi sulla globalizzazione, domani sulle elezioni in Iran, dopodomani sulla questione del conflitto di interessi e come ci opponiamo a Berlusconi, poi sulla Lega, dopo sull'immigrazione, magari a tutto questo non è interessato nello stesso modo e nella stessa misura; può darsi che senta tutto giusto, vero e buono, ma lontano. Quindi, occorrerebbe lavorare verso un principio federativo, ossia una federazione tra individui che si federano per quel fine e quello scopo (gli esempi che ho fatto erano estremizzati per far capire paradossalmente il concetto di fine limitato e circoscritto). Questo dovrebbe essere un livello, l'altro è quello di portare questo principio federativo più in alto, più vicino alla sfera delle consonanze di valore, però oggi, secondo me, con una maggiore trasversalità. I valori condivisibili sono sicuramente non più legati ad autodefinizioni identitarie in senso forte; dunque, potremmo rinunciare all'idea di una forma-partito come spazio dove federare questi apporti partecipativi di origine diversa, quindi avvicinarci di più all'idea di movimenti, i quali hanno ovviamente un rapporto con esperienze di unità che si realizzano nella società a quell'altro livello, ma nello stesso tempo hanno un confronto permanente con la sfera delle istituzioni, della politica o comunque delle istituzioni e strutture che durano (sindacati, enti locali eccetera), per le quali la continuità dell'agire politico esubera i fini immediatamente circoscritti dell'agire. Intanto anche lì un principio federativo sicuramente è rilevante, oggi è inesistente questa pratica; però, anche lì bisogna pensare a strutture che non costruiscano apparati. La sfida consiste in questo, pensare che la politica possa non essere apparato burocratico e di potere. Purtroppo le cose vanno in senso esattamente antitetico, si pensi alle elezioni, alle modalità con cui queste si svolgono adesso, con il collegio uninominale e tutte queste assolute tragedie che sono intervenute nelle mutazioni vergognose che anche un pezzo di sinistra ha consentito che accadessero. Ad esempio, il collegio uninominale è l'esaltazione massima del notabilato del peggior tipo, che schiaccia completamente poi anche un rapporto stesso di crescita naturale, anche magari di leader politici che abbiano in qualche modo un rapporto positivo con la società.

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