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INTERVISTA A GIOVANNI CONTINI - 7 SETTEMBRE 2001


Non c'è stata proprio fantasia politica, mentre c'è stata questa grossa fantasia analitica e capacità di rendersi conto di che cosa era questa classe operaia nuova. Tutto ciò sempre con il limite di non capire bene che questi operai meridionali immigrati poi erano appunto operai meridionali immigrati: perché tale aspetto andava forse tenuto in conto più di quanto lo si sia fatto. Anche se poi è vero che questi operai immigrati si comportavano in un certo modo non perché riproducessero sic et simpliciter le cose che avevano fatto i loro genitori o loro stessi da giovani in paese con le lotte contadine, ma perché c'era una certa cultura anche dell'anti-Stato, dell'illegalità, c'erano questi aspetti: la jacquerie meridionale è una tradizione, però essa si era attaccata a un discorso di sindacalismo radicale, e su questa cosa bisognava lavorare. Forse bisognava ritirare fuori anche gli anarcosindacalisti, certe cose fatte da loro. Mentre il PCI si riallacciava a tutto, Gramsci, Togliatti, tutto indietro fino all'uomo di Neanderthal, noi non abbiamo mai neanche lontanamente cercato di trovare anche solo delle continuità, degli stimoli nella tradizione passata. In fondo in quegli anni lì erano ancora vivi degli anarcosindacalisti, si sarebbero potuti se non altro intervistare: ma poi erano diventati fascisti e allora niente! Io non saprei nemmeno oggi dire cosa si sarebbe dovuto fare, posso semplicemente parlare del limite dell'astrattezza. Questa fa il paio con la cecità politica, perché nel momento in cui tu vuoi uscire dal comportamento di questa gente come operai e vuoi organizzarli in una forma politica, ecco che non ti basta più dire che sono operai-massa dequalificati, che sono la negazione della negazione e tutte queste robe qua, ma hai bisogno anche di sapere chi sono positivamente, cosa vogliono. Dare quindi in qualche modo una serie di obiettivi. Questa è una cosa che non è stata fatta per nulla, i mercatini rossi di Lotta Continua erano una cosa ridicola, erano l'anti-supermercato. Noi cosa si è fatto? Facevamo il discorso sul partito, senza dire che cosa voleva fare questo partito: comunismo subito che vuol dire?


Sicuramente il nodo della politica, in tutt'altro contesto, va oggi posto con peso baricentrale, anche rispetto ai nuovi movimenti.

Io non sono andato a Genova, però ho un po' seguito le vicende dell'antiglobal, di un progetto politico alternativo, non rivoluzionario nel senso bolscevico, la presa del palazzo d'inverno: se si vuole è una cosa un po' minimalista, ma per la prima volta c'è questo discorso sul consumismo che non è moralistico, in cui si tira in ballo anche la sopravvivenza dell'ambiente. E' diverso dire: "il consumismo è un peccato", dal dire: "guardate che se continuiamo con questo livello di consumo probabilmente andiamo tutti a rotoli". Questo discorso secondo me apre delle possibilità di mobilitazione politica su obiettivi intermedi molto maggiori di quanto ci fossero allora. A quel tempo era una cosa settoriale, quella della classe operaia, e non è stata fatta; oggi non si sa chi deve fare questa cosa, c'è questa percezione che esistono dei poterei sovranazionali che si muovono in un certo modo, sto ad esempio leggendo un libro sulle compagnie farmaceutiche in Africa ed è sicuramente un discorso antiglobal. Quindi, mi sembra che oggi il discorso della politica sia molto meno distante, molto più visibile, e tra l'altro la gente si muove parecchio più volentieri per una prospettiva politica che non per costruire un'organizzazione senza oggetto o semplicemente per continuare a lottare. L'operaio-massa è una cosa che piace molto a chi lo vede dall'esterno, ma poi l'operaio-massa in carne e ossa vorrà fare magari il piccolo imprenditore, vorrà andare in pensione. Quel discorso rischia di non avere tenuta sul lungo periodo dell'arco della vita personale. Questo discorso antiglobal purtroppo è anche pieno di ideologismo, non si sa mai bene come distinguere tra quello che è sostenibile e quelle che sono balle; però, è sicuramente qualcosa che, a naso e da esterno, mi sembra molto più ricco di possibilità di mobilitazione per ottenere dei risultati. In America fanno queste cose un po' buffe del non voler fare tagliare gli alberi: una ragazza sta lassù, si fa venire i geloni vivendo due anni e mezzo sulla sequoia, ma vive sulla sequoia perché non vuole che sia tagliata. Mi sembra che oggi ci sia un'immediata sensibilità alla politica nella forma proprio dell'ottenere dei risultati parziali, il che se si vuole è anche nella tradizione riformista. Per questo mi preoccupavano un po' i black bloc che sfasciavano tutto, perché li vedevo come un qualcosa che può bloccare la crescita di questo movimento, perché la gente si spaventa.

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