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INTERVISTA AD ANDREA COLOMBO - 15 OTTOBRE 2001


Aggiungerei, però, che c'è stata una vera vittoria mediatica su Genova, perché il fatto che dopo la trappola del prototerrorismo sia scattata ma non del tutto costituisce una cosa enorme. A Roma all'inizio degli anni '90 la Pantera è stato un movimento studentesco fortissimo, ci andavo e lo seguivo per il giornale: noi negli anni passati non avevamo mai fatto assemblee così numerose. Era un movimento fortissimo numericamente, stroncato in due mesi e raso al suolo dal fatto che ogni volta che si muovevano (poi c'era il fatto che erano buonisti, davvero troppo buoni) gli dicevano "state per diventare terroristi". Quando Vignone (un presunto ex brigatista che poi in realtà è stato anche assolto) parlò, ci fu un grande attacco mediatico. I media sono una cassa di amplificazione, una minaccia e anche un campo di battaglia: secondo me su Genova sono stati un campo di battaglia su cui per la prima volta abbiamo vinto noi.


Quali sono gli autori che nell'oggi possono essere significativi e di riferimento (anche critico) per i nodi politici aperti nel presente?

Ballard, i suoi due libri "Cocaine Nights" e "Super-Cannes" sono eccezionali. So che è strano, perché Ballard è un romanziere di fantascienza e non un teorico, ma secondo me non ci sono testi che descrivono la situazione del lavoro meglio di "Cocaine Nights" e soprattutto "Super-Cannes", che è un grandissimo libro sull'organizzazione del lavoro oggi. Tra i testi più teorici le cose di Christian Marazzi sono ottime, così come quelle di Toni, "Il lavoro autonomo di seconda generazione" è un libro pieno di contributi. Però, se dovessi indicare un autore solo direi Ballard.


Tu fai il giornalista politico, segui in particolare la politica istituzionale. Questa è principalmente amministrazione e gestione di quello che c'è, dunque ha tutta una serie di meccanismi suoi propri. Invece, il politico, inteso come percorso di trasformazione, o la politica che si fa nei movimenti, sono qualcosa di rovesciato, nel senso che rappresentano la capacità di mettere in atto un processo in cui intervengono soggettività singole e collettive e in cui si tenta di costruire un disegno per ricercare e realizzare quello che non c'è. Quella del politico è una delle categorie dell'operaismo che resta un nodo irrisolto.

Del tutto irrisolto, e credo per i motivi che ho detto prima, ossia che senza lotte operaie, ancorché postfordiste, non si può risolvere. Io non sono d'accordo sul fatto che la politica sia solo amministrazione; il problema è che è la politica dei partiti di centro-sinistra ad essere la riduzione ad amministrazione e gestione, e la forza della destra italiana è di non essere semplicemente questo, ma di essere invece un progetto politico, magari sgangherato, magari ridicolo com'è spesso Berlusconi, ma piuttosto forte. E' indubbio quale dei due sia più moderno, perché una tendenza a ridurre la politica a pura amministrazione c'è ovviamente nella modernità e nel postfordismo, ed è secondo me incarnata nel centro-sinistra italiano meglio che in chiunque altro al mondo: hanno fatto la campagna elettorale vantandosi di dire "noi amministriamo meglio di voi" e basta. Berlusconi ricorda molto per certi versi (anche se più sgangherato e con collaboratori meno capaci) una componente reaganiana, quindi pure di idealità forte e di politica. Noi no, intendendo con questo noi non soltanto l'operaismo. Però, io credo che lì veramente il punto sia quello, considerando anche che si esce da vent'anni di sconfitta (ammesso e non concesso che ne stiamo uscendo). E' vero che la mancanza di un progetto politico è stato un problema molto forte negli anni '70.

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