>Home >Interviste
>Home page
>Interviste
>Riviste
>Bibliografia
>Il dibattito oggi
>Ricerca sul femminismo

> Percorso di formazione politica e culturale e inizi dell'attività militante
(pag. 1)

> La dimensione della militanza
(pag. 2)

> I vertici del "triangolo dell'operaismo"
(pag. 8)

> La politica e il politico, la formazione militante e la politica rivoluzionaria
(pag. 11)

> Politica rivoluzionaria e processualità dialettica
(pag. 12)
INTERVISTA A GUIDO BORIO - 27 OTTOBRE 2001


Allora, anche in questo caso il problema è di capire quali sono i livelli di composizione politica e tecnica di classe che più possono produrre un processo rivoluzionario, come ci si rapporta a questi, come li si fa crescere, come li si sviluppa e non li si porta in vicoli ciechi. Allo stesso modo, la storia di tutte le rivoluzioni ci dice che ci sono dei fulcri e dei momenti particolari in cui avviene la congiunzione e l'intreccio di determinate componenti, che sono sicuramente quelle della massa, del progetto, delle avanguardie ecc.: queste solo confluendo e agendo in un determinato modo costruiscono delle rotture. Ciò è sicuramente significativo: se uno guarda alla rivoluzione russa, a come si sono sviluppati i cicli di lotta a Pietroburgo e a Mosca vede già una diversità fondamentale tra quelli che erano gli esiti di un'insurrezione e quelli che erano gli esiti di un'altra; se poi li si guarda nella dimensione più generale europea, si notano ulteriori differenze tra le rivolte in Germania e la rivoluzione russa. E così è per qualsiasi processo rivoluzionario, proprio perché l'accumulo di soggettività e di conflitto non è dato dappertutto allo stesso modo e nella stessa dimensione. Dunque, ciò poi può essere spiegato, si può dire che lì non poteva che avvenire quella determinata cosa: ma non è assolutamente vero, sono talmente tante le variabili, è una cosa talmente irrazionale un processo sociale rivoluzionario da risultare "ingovernabile", nel senso di irripetibile.
Di Lenin la sua grandezza è stata quella di praticare una prassi capace di intervenire e di realizzare dei percorsi e un processo che pareva assolutamente impossibile da realizzare. La miseria di ogni leninismo è stato nel voler riproporre non la determinazione nell'inventare altri percorsi rivoluzionari, ma una serie di ricettine astratte dalla realtà in cui avevano un tempo funzionato. Il "no logo" vale anche per la produzione sovversiva.
Il progetto deve avere una dimensione mobile, procede per passaggi, per stadi, per salti. Simile è anche il discorso del radicamento che è sicuramente parte fondamentale della progettualità. Il voler realizzare a tutti i costi un passaggio in un determinato momento, rende, quasi sempre, questa determinazione fallimentare. Il radicamento è il modo che permette di realizzare il disegno politico. Si costituisce nella capacità di collocarsi dove diventa possibile far maturare una situazione, nel proporre e nel far crescere in quelle situazioni un qualcosa di veramente diverso, che costruisce differenza, nel far estendere e maturare qualitativamente questa diversità e in questo si accumulano forza e capacità che poi deve venir usata quando si determinano le condizioni per cui una forzatura in grado di rompere alcuni equilibri diventa possibile, praticabile, attuale. E' un percorso che ricomincia sempre dalla necessità di partire dal problema dello sviluppo delle lotte, della contrapposizione del creare rotture rivoluzionarie, nel superare la spontaneità e nel realizzare progettualità.
Sicuramente la politica rischia di sembrare un mero gioco dialettico, ed è effettivamente un rischio in cui si può cadere rendendo sterile la propria teoria e il proprio porsi, ma al contempo la dialettica è nella politica. La politica affronta sempre una realtà che è ambivalente, e il saper individuare e cogliere più aspetti in uno stesso fenomeno è quanto ha saputo magistralmente capire e indicare Marx. La politica è saper cogliere le ambivalenze, adeguarsi, aderire e fare forza su di esse, ma non per convivere adeguandosi a queste, ma per usarle in un processo di trasformazione con un fine preciso. Le ambivalenze vanno considerate e al momento opportuno trasformate facendo leva sulle contrapposizioni che generano.

1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15

Per informazioni scrivere a:
conricerca@hotmail.com

.