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> Percorso di formazione politica e culturale e inizi dell'attività militante
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> Rapporto tra metropoli e provincia
(pag. 4)

> Limiti e ricchezze delle esperienze operaiste
(pag. 8)

> Contingenza metropolitana e radicamento territoriale
(pag. 10)

> Ipotesi sull'operaismo
(pag. 11)

> Il nodo della politica
(pag. 11)

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(pag. 11)

> I "numi tutelari"
(pag. 12)
INTERVISTA A SERGIO BIANCHI - 15 OTTOBRE 2001
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Qual è stato il tuo percorso di formazione politica e culturale e l'inizio della tua attività militante?

Il mio percorso di formazione politica inizia nel 1973, quando avevo quindici anni. Abitavo in un piccolo paese in provincia di Varese, però frequentavo per via di degli studi (ho fatto il liceo artistico) il capoluogo. Il '73 è stato un anno cruciale. L'affacciarsi in quel periodo alla politica per me ha voluto dire vivere una serie di tensioni incrociate, sia generali che particolari. Generali perché è stato l'anno in cui i gruppi extraparlamentari presenti in quell'area territoriale stavano già cominciando a vivere una crisi, soprattutto il Gruppo Gramsci, che era egemone nella città di Varese, ma ciò valeva anche per altri gruppi sparsi nell'area provinciale. Io sono di famiglia operaia, quindi vivevo molto una socialità di carattere operaio, e all'interno del tessuto delle piccole fabbriche che caratterizzava tutta la mia zona di origine in quel periodo era in atto una forte sindacalizzazione, con una fioritura di Consigli di fabbrica legati alla FLM, perché quella era un'area fortemente metalmeccanica. Affacciarsi alla politica in quel periodo voleva dire anche seguire le lotte che si erano espresse dal '68 in poi, di cui a me arrivavano solo gli echi, compresi quelli della straordinaria esperienza dell'occupazione operaia della Fiat a Torino, dei fazzoletti rossi, nel '73, appunto. Alla fine dello stesso anno poi veniva elaborata da parte di Berlinguer, l'allora segretario del Partito comunista, la strategia del "compromesso storico" in seguito alla vicenda del colpo di Stato in Cile; si tratta di un evento che mi è rimasto particolarmente impresso, perché aveva suscitato molto clamore, agitazione e dibattito appassionato. Questo è il contesto generale nel quale è nato il mio interesse per le questioni politiche.
Poi, in tempi molto rapidi, si è costituito un collettivo politico territoriale nel paese dove abitavo, e la mia militanza si è ritrovata divisa tra questo collettivo territoriale e l'impegno in un collettivo studentesco interno alla scuola che frequentavo, una delle prime realtà che nasceva già autonoma rispetto alla presenza dei gruppi extraparlamentari, e nello specifico del Gruppo Gramsci, che stava vivendo la fase del suo scioglimento. Quindi c'era già un'avvisaglia del dibattito attorno alle tematiche dell'Autonomia operaia. La cosa rilevante dell'esperienza politica di quella realtà territoriale di paese era rappresentata dal fatto di essere un collettivo di coetanei, persone che avevano dai 15 ai 20 anni, giovani operai che avevano concluso la scuola media inferiore ed erano andati subito a lavorare in fabbrica, dunque tutti presenti massicciamente nel tessuto delle piccole fabbriche della zona. Il paese dove è nato il collettivo era collegato in maniera ininterrotta ad altri paesi simili. Un aggregato urbano percorso da due direttrici di viabilità fondamentali: la strada statale varesina, che collega Milano a Varese, e parallelamente la linea delle Ferrovie Nord Milano. Su queste due direttrici era concentrato tutto il flusso del pendolarismo sulla metropoli e sul capoluogo. Quindi, sulle queste due direttrici si condensava sia la presenza dello sviluppo ininterrotto delle piccole fabbriche, sia quello di quei piccoli condensati abitativi. Dunque, il tessuto urbano, al di là della definizione del perimetri comunali, era abbastanza omogeneo. Questo collettivo, nel giro di uno o due anni, ha originato altri collettivi nei paesi circostanti, il triangolo forte era costituito da Venegono Inferiore, Venegono Superiore, Castiglione Olona, dove c'era appunto un tessuto di piccole fabbriche, però c'era anche una grossa concentrazione, una fabbrica chimica, la Mazzuchelli. Queste tre situazioni di collettivi di paese hanno poi dato metaforicamente l'"assalto" all'unica cittadina vera e propria della zona che era Tradate, collocata geograficamente al centro di queste direttrici tra Milano e Varese, l'unico centro urbano abbastanza rilevante per la zona, dato che contava quasi 20.000 abitanti.
Dal punto di vista della formazione politica ritengo di avere avuto la fortuna di non passare attraverso l'esperienza dei gruppi extraparlamentari, non ho neanche sfiorato il percorso di militanza al loro interno. Non appena mi sono affacciato all'impegno politico ho subito approcciato dal punto di vista teorico le tematiche dell'allora costituenda Autonomia operaia, che per molti aspetti sviluppava una continuità con tutta la tradizione operaista.

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