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INTERVISTA A LAPO BERTI - 12 LUGLIO 2000
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Qual è stato il suo percorso di formazione politica e culturale e l'inizio della sua attività militante?


Bisogna risalire parecchio indietro. Il mio primo incontro con una politica attiva non è particolarmente precoce, avviene all'inizio degli anni '60, prima ero di simpatie comuniste, anche perché ero cresciuto in una famiglia di orientamento di sinistra anche se mio padre era molto poco politico e di impianto culturale anarco-individualista, diciamo così, però ovviamente con simpatie per il mondo della sinistra in generale. Invece, io, fin dalle medie e dal liceo, avevo canalizzato le mie simpatie (stiamo parlando degli anni '50) verso il Partito Comunista e il mondo comunista. Allora stavo a Milano, perché la mia famiglia si era trasferita lì subito dopo la guerra e quindi io le scuole le ho fatte quasi tutte a Milano (avevo fatto solo la prima parte delle elementari a Firenze). All'inizio degli anni '60, invece, diciamo tra il '62 e il '63, riprendo rapporti con Firenze per motivi strettamente personali (nel senso che era di Firenze quella che poi sarebbe stata mia moglie), ricomincio a frequentare quella città e prendo contatti con un vecchissimo amico di infanzia, con cui eravamo stati ragazzini insieme, che era Giovanni Francovich. Giovanni faceva già parte di organismi politici, militava, aveva già un'esperienza, era stato nell'area socialista, non so bene a cosa avesse partecipato, ma comunque militava e la cosa interessante in quel periodo era che lui e un altro gruppetto di amici fiorentini più o meno coetanei erano dentro i Quaderni Rossi. Quindi, io mi unii immediatamente, ci fu un incontro di idee e di valutazioni che ci portò molto rapidamente a concordare e a vedere nei Quaderni Rossi un'esperienza importante, innovativa, nella quale valeva la pena di impegnarsi. Il mio arrivo ai Quaderni Rossi praticamente coincise con la fine della partecipazione di tutti quanti quelli di questo gruppo e poi di molti altri, perché dopo il numero 3 ci fu la famosa rottura e iniziò l'esperienza che poi avrebbe portato a Classe Operaia. Quindi, diciamo che io mi sono immesso in quel circuito da Firenze, dunque tramite il gruppo di provenienza prevalentemente socialista, direi quasi esclusivamente socialista, PSIUP, e questa era già una piccola differenza perché invece io, come ho già detto, ero più di orientamento comunista: allora non c'erano tra comunisti e socialisti le divisioni quasi genetiche che poi sono riemerse in tempi più tardi, però la differenza culturale era notevole anche allora, si avvertiva. Quello di Firenze era un gruppo composto da un po' di giovani della mia età, che frequentavano l'università, e poi c'era anche qualche operaio, di tipo un po' particolare ovviamente, avanguardie, operai molto intellettuali e di età decisamente più avanzata della nostra. Anche gli operai (i due o tre che c'erano, perché poi non stiamo parlando di masse) erano di provenienza socialista, anarchica e forse solo un pratese, che però non ebbe un grande ruolo, era proprio di provenienza comunista. Quindi, c'era questo gruppo fiorentino che faceva parte dei Quaderni Rossi (ne faceva parte Giovanni Francovich, Claudio Greppi era nella redazione) e loro ruppero, e io con loro, anche se avevo poco da rompere perché non avevo fatto neanche tempo ad entrarci nei Quaderni Rossi, e iniziò poi tutta quella fase di dibattito che portò alla formazione di Classe Operaia, alla quale io ho partecipato per intero. Tra l'altro molte delle riunioni preparatorie si tennero a Firenze, anche successivamente le riunioni di redazione erano spesso a Firenze, in un periodo curammo proprio noi la pubblicazione di Classe Operaia, ci sono alcuni numeri che sono stati fatti nel capoluogo toscano.
Questo è un po' l'inizio dell'esperienza politica, io la faccio risalire a quel periodo lì, perché le cose precedenti praticamente non contano, anche le letture, la conoscenza di Marx che io avevo in precedenza si viene tutta riformulando e riplasmando sulla base dell'influenza del dibattito che c'è in Quaderni Rossi e poi in Classe Operaia, il che in buona parte vuol dire sotto l'influenza di Mario Tronti, perché questi è vero che allora era un primus inter pares, però insomma molto primus.

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