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INTERVISTA A FRANCO "BIFO" BERARDI - 19 NOVEMBRE 2000


All'interno però si produssero livelli di lotta molto violenti, si svilupparono anche le BR.


E' nello stesso periodo, però quella cosa lì è alle meccaniche, i miei amici erano tutti delle carrozzerie; credo che anche proprio storicamente la formazione delle BR a partire dal '73 è tutto un fenomeno interno alle meccaniche, mentre le carrozzerie sono anche poi il luogo in cui è più forte Lotta Continua essenzialmente. Per quanto riguarda l'occupazione del '73, anche se certamente questo aspetto è importante, però io non l'ho visto per nulla, poi ciascuno vede quello che vuole vedere. Inoltre mi ricordo che subito dopo ho anche scritto delle cose sull'espressività dei cortei: mi aveva fatto impressione questa cosa di un piazzale sul quale c'erano 5000 macchine da mandare al collaudo e questi passavano e attaccavano lo scotch sui clacson, per cui dopo un po' c'erano 5000 macchine che urlavano come pazze e questo corteo che girava intorno. Era una specie di girone infernale però al tempo stesso completamente allegro, con un senso della partecipazione assurda e felice che poi io ho trovato in quello che è successo dal '75 al '77 da noi, a Milano e così via; tutta quella energia niente affatto bolscevica, niente affatto novecentesca, niente affatto storica e seriosa già l'avevo sentita nell'occupazione di Mirafiori.
Poi che succede? D'altra parte l'esperienza di Potere Operaio per me si era già in qualche misura esaurita, diciamo pure tra il congresso di Firenze del gennaio '70 e il congresso di Roma del luglio '71. Nel periodo successivo ho continuato a seguire direi più come amico degli amici di Potere Operaio che come militante o come dirigente del gruppo, con cui però, ripeto, continuavo ad avere un rapporto, perché poi incontravo tutti quelli che contemporaneamente ne facevano parte, nel frattempo ero diventato amico di Oreste Scalzone, continuavo a frequentare Negri ogni volta che andavo a Milano; ma non mi sentivo, e credo che non fossi più percepito, come uno a cui si dovessero raccontare tutte le cose. Questo mi ha certamente molto aiutato qualche anno dopo, perché io non ho avuto nulla a che fare con gli arresti del '79, cioè non sono mai stato interpellato per quella faccenda. Allora, debbo dire che nel frattempo era successo il '77 e quella vicenda mi ha portato così nell'occhio della magistratura che credo che sapessero perfettamente tutto della mia vicenda. So anche di una cosa che disse il giudice che si occupa delle vicende bolognesi del '77, il quale fu interrogato da Calogero nel '79, perché questi tentò di aprire un filone bolognese e Catalanotti (che appunto era il giudice che aveva perseguitato il movimento a Bologna nel '77) gli disse a mio proposito che il mio rapporto con Potere Operaio non aveva nulla a che fare con quello che era successo nel '77, in qualche modo evitando un coinvolgimento dei bolognesi nella situazione del 7 aprile o del 21 dicembre. Il che vuol dire da una parte che erano ben informati, ad esempio sapevano che io non ero stato al convegno di Rosolina perché neanche sapevo che c'era, nessuno me lo aveva detto, non appartenevo più all'organizzazione. Poi Oreste mi aveva parlato del convegno di Rosolina, ma insomma per me ormai la questione interna a Potere Operaio era diventato un argomento molto distante. Al tempo stesso debbo dire che però invece la continuità sui temi di Potere Operaio nel '77 è assolutamente lineare, cioè dal mio punto di vista l'esperienza fatta fra il '67, '68, '69, '70 e '71 se si vuole, comunque l'esperienza di quella che io considero la fase essenziale di PO, quella precedente alla svolta leninista, riemerge pura e puntuale nel momento in cui a Bologna si determina una situazione di movimento, ossia dopo il '75. E A/traverso, che io poi faccio con un gruppetto di persone, alcune uscite dalla fine di Potere Operaio (ma alcune), riprende i temi che erano quelli dello spontaneismo operaista pre-convegno di Firenze. La rivista esce dal maggio del '75 e quindi ha un po' accompagnato la formazione del movimento di Bologna, quello che arriva poi al marzo '77, e l'impostazione che noi abbiamo dato è stata tutta centrata sull'idea di un processo di autorganizzazione in cui la soggettività politica non gioca nessun ruolo, se non un ruolo di strumento di informazione, di strumento ecco, mai di direzione ma sempre e soltanto di strumento. Poi nel '75 disponevamo di alcuni strumenti culturali nuovi, avevamo letto l'"Anti-Edipo", avevamo vissuto l'esperienza del movimento femminista e del movimento gay come degli elementi molto importanti di ridefinizione della prospettiva politica.

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