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INTERVISTA A PAOLO BENVEGNU' - 13 SETTEMBRE 2001


Eravamo diventati un gruppo di compagni che aveva una qualche attività in alcune facoltà e scuole, che partecipava alle scadenze ma senza un progetto politico chiaro e definito: questo era il prodotto della fine dell'esperienza di Potere Operaio e della sua dissoluzione. Noi abbiamo cominciato a interrogarci sul che fare a partire dal fatto che comunque avevamo alcuni elementi di analisi e di teoria generale, e rispetto a questi abbiamo tentato di dare vita ad un nuovo percorso politico e organizzativo. Puntammo molto (e, ripeto, fu un'intuizione sicuramente felice) proprio sul trasferimento dei nostri compagni, strutturammo il nostro gruppo in collettivi che dovevano lavorare in alcune situazione territoriali determinate. Avevamo come soggetto di riferimento quel tipo di analisi che allora facemmo sulla realtà, anche perché i soggetti sociali più vicini a noi erano una fascia di giovani proletari che lavoravano nelle piccole fabbriche, nei laboratori, con occupazioni di tipo precario. C'era, cioè, questa presenza diffusa di un proletariato che non aveva esattamente le caratteristiche classiche dell'operaio della grande fabbrica. Ciò non perché noi avessimo fatto una riflessione sulla fine della fabbrica fordista, che allora non era neanche concepibile, ma in quanto si trattava di un dato oggettivo della realtà con cui ci confrontavamo, o comunque era quello che potevamo immediatamente fare in quel momento. Quella fu sicuramente un'operazione importante e felice, che portò a un radicamento sociale effettivo e ad una crescita: cominciarono a delinearsi una serie di aree di intervento, quelle tradizionali della bassa padovana ma anche altri luoghi come l'alta padovana, dove cominciò ad estendersi una trama di presenza organizzata e di iniziativa politica che portò ad una crescita importante e consistente del soggetto politico. Ciò probabilmente incontrava il farsi di una ripresa dei movimenti dopo il '73, nel '75-'76 si iniziavano ad intravedere ed emergevano alcuni elementi che poi sono esplosi nel '77. Niente mai succede all'improvviso, c'è sempre un percorso politico e sociale che porta all'evidenziarsi di alcuni fenomeni.
Dopo di che il discorso si fa più complesso e articolato. Verso la fine del '75 e l'inizio del '76 c'erano diverse realtà con cui eravamo entrati in contatto e avevamo visto crescere alcuni elementi, c'erano stati fenomeni importanti di rottura all'interno di organizzazioni come Lotta Continua o altre, cominciava a delinearsi sul piano nazionale la possibilità di una nuova area e di un nuovo soggetto politico, anche con un consistente radicamento sociale, almeno in alcune situazioni. Noi spingemmo nella direzione di far partecipare a questo processo anche l'esperienza di cui facevamo parte. Per una serie di ragioni questo dibattito fu molto limitato al nostro interno, nel senso che non avevamo i meccanismi di un congresso politico, quindi la scelta che fu fatta da un gruppo di compagni (che era allora molto ristretto, che poi ebbe comunque un suo sviluppo) fu quella di aderire a questa ipotesi: quindi, ci fu una prima divaricazione che, però, non fu significativa, non incise cioè sui livelli di massa e di radicamento sociale. Da qui si divaricò il percorso mio e di altri compagni rispetto a quello che era cominciato con Potere Operaio ed era arrivato alla costituzione dell'esperienza dei Collettivi Politici, che erano comunque nati dalla separazione con quelli che avevano scelto la strada dell'Autonomia Operaia. Insieme ad una parte consistente dei compagni del Veneto, anche appartenenti a situazione che in qualche maniera aderirono a questo progetto, noi ci chiamammo fuori, ci fu dunque questa divaricazione. Poi c'è di mezzo la fine degli anni '70, io ho subito tre carcerazioni successive per motivi diversi, l'ultima delle quali per il 7 aprile. Dal '76 all'80, o perché in carcere o per altri motivi, pur mantenendo una serie di legami politici comunque di fatto sono stato fuori dalle esperienze concrete, successivamente ho ripreso i contatti e il lavoro politico. Tra la fine degli anni '70 e l'inizio dell'80-'81, il livello sia di repressione sia di sconfitta che il movimento aveva subito imponeva la verifica, almeno in sede locale e in determinate realtà, della possibilità di tenere in campo una certa soggettività politica di una qualche consistenza, di modo che non fosse travolta dai processi di disgregazione dei movimenti e dal livello di scontro che ormai si era raggiunto, da un lato con l'iniziativa repressiva dello Stato e dall'altro con la scelta delle organizzazioni combattenti di alzare il tiro, oltre al dato obiettivo che cominciavano alcuni processi pesanti, il pentitismo, la dissociazione di massa, tutta una serie di fenomeni che avevano minato pesantemente le esperienze che erano nate negli anni '70.

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