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INTERVISTA A PAOLO BENVEGNU' - 13 SETTEMBRE 2001


Ciò è assolutamente rilevabile in una realtà come questa, ma non lo dico io, lo afferma l'Unione della Camere del Commercio del Veneto: qua hanno raggiunto il limite dello sfruttamento possibile, ma di tutto, andare ancora oltre in questa direzione non significa nemmeno più un progresso dal punto di vista materiale. Ciò al di là di quella che è la contraddizione tra capitale e lavoro e di tutto il discorso marxiano che conosciamo, che a un certo il lavoro diventa una base miserabile rispetto allo sviluppo delle forze produttive. Quello di Marx è un discorso di critica al lavoro, perché lui parla esattamente di questo quando dice che il furto del tempo di lavoro è una fase miserabile della produzione di ricchezza rispetto alle potenzialità che lo sviluppo della tecnica e della scienza hanno messo in campo: quindi, lavorare diventa un limite alle possibilità e alla potenzialità di crescita e di sviluppo della soggettività di ciascuno e di tutti, proprio a partire da questo. Oggi c'è un elemento ulteriore, ossia il fatto che i limiti sono anche fisici: quindi, se c'è un dato in più con cui noi dobbiamo fare i conti, se c'è un nuovo elemento di critica al modo di produzione capitalistico che si coniuga e aggiunge la sua efficacia all'elemento classico, è proprio quello che si fonda sull'opposizione che il capitale oggi determina nei confronti della natura e delle possibilità stesse di riproduzione della vita umana e del pianeta, siamo a questo livello della contraddizione. Ad esempio, qualche tempo fa Cartosio parlava del tentativo fatto ancora negli anni '70 e '80 all'interno della rivista Primo Maggio di ragionare su questi temi coniugando l'ambientalismo alla critica classica del movimento operaio al modo di produzione capitalistico, allora erano temi avanzati: oggi diventano questioni del presente, sono cose di cui si può parlare concretamente e materialmente con la gente, possono diventare senso comune. Per dire una banalità, lasciando perdere quelli che sono gli esempi classici, che possono essere la storia del Petrolchimico di Marghera e quello che ha determinato come inquinamento nell'ambiente terrestre e nella laguna, oggi il semplice fatto che in una determinata area si concentrano i più grandi luoghi di produzione di massa dei tacchini e dei volatili determina una quantità di deiezioni che sta praticamente distruggendo le falde, e porta nella laguna una quantità di fosfati enorme. Qua si tratta di fare delle scelte, ma tutte queste sono cose strettamente connesse e correlate una con l'altra, perché un certo tipo di produzioni ha a che fare con i livelli di salario: la produzione di massa dei tacchini e delle galline ha lo stesso valore che avevano gli stabilimenti a Detroit, intorno a cui si sentiva l'odore intenso di maiali in quanto c'erano grandi allevamenti che servivano a produrre la carne che veniva utilizzata per riprodurre la forza-lavoro delle fabbriche fordiste della catena dell'auto. A salari di merda corrisponde un prodotto alimentare di merda, e questo ha tutta una serie di conseguenze. Sono elementi di critica ulteriore che noi possiamo fare, che possono ritornare indietro e mettere in discussione proprio quell'elemento di cui si parlava prima, cioè la critica al lavoro, che poi è quella di cui parlava Marx, cioè la critica al lavoro astratto.




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