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INTERVISTA A ROMANO ALQUATI - DICEMBRE 2000


All'interno di questo secondo operaismo politico, dai Q.R. in poi (e dalla rinuncia temporanea dei conricercatori a sperimentare modelli politici diversi per allearsi prima con Panzieri e poi coi "romani") si distinguono però almeno due momenti e vicende abbastanza diverse: soprattutto per la scala dell'agire. Mentre intorno alle prime due riviste si mossero poche centinaia fra intellettuali e militanti ed inoltre il partito di massa al quale si guardò sperando di trasformarlo è stato il PCI, dal '69, a mio parere l'anno in cui la lotta di classe-operaia italiana raggiunse il suo culmine, i nuovi periodici interessarono migliaia e decine di migliaia di militanti diversamente collocati nel lavoro\occupazione, ed allora alcuni "gruppi" cominciarono a considerare se stessi il partito e soprattutto si contrapposero al PCI, sebbene adottando a loro volta, piuttosto il vecchio modello bolscevico di partito! Entrambi fallirono.
Oggi siamo in un'altra ulteriore particolare transizione e passaggio di fase, e sebbene tutti ignorino quell'esperienza storica trascorsa e perfino molti suoi protagonisti l'abbiano cancellata dalla memoria, adesso da un lato si ripropongono molte questioni che già si erano poste in quell'altra e precedente transizione al taylorismo-fordismo, e dall'altro chi andasse a guardare vedrebbe che molte peculiari odierne questioni hanno le loro radici in Italia nelle vicende di quegli anni.
Voglio al riguardo sottolineare che, avendo già discreta conoscenza della letteratura di critica dell'organizzazione scientifica e del fordismo che già circolava in Usa ed in Europa fin dagli anni '20 e '30 del '900, magari pure fra pensatori di "grande destra", i secondi operaisti politici ebbero, nel loro "oltre Marx" e "oltre Lenin" fin da prima di iniziare la loro comune e temporanea esperienza, già quella visione critica che molti intellettuali della sinistra italiana cominciano ad avere solo oggi, quarant'anni dopo, in questa nuova transizione: ad una terza operaità? iperproletaria?


Il '68 farà esplodere una "questione giovanile": tu cosa ne pensavi?

Noi, i più legati fra noi, non solo a Torino, eravamo relativamente giovani. Però non tutti sprovveduti come oggi qualcuno dice. Questo non è proprio vero! Alcuni di noi in certi campi erano già più preparati di molti specialisti italici; anche se non ancora di tutti! C'era qualche apprendista, come all'inizio Romolo Gobbi, che però era intelligente ed imparava in fretta.
A mio parere è relativamente facile mettere in relazione questa nostra relativa giovinezza con quella degli studenti universitari del '67\'68: noi e loro tutti rampolli della borghesia oppure di una certa piccola borghesia: in un significativo e complesso ricambio generazionale! Se si va a vedere quasi tutti i leader del '68 italiano, in specie universitario, per tutta l'Italia (poi giustamente cavalcarono Reich e Marcuse) provenivano dalle file dell'operaismo politico; e taluni erano passati anche nella FGCI (come Sofri o Piperno) appena prima di incontrare quest'operaismo. Ricordo che Rostagno (il quale veniva da Torino ed aveva una strana prima moglie impiegata alla FIAT che ci procurò dei colloqui) volle venire a fare delle interviste insieme a me, e mi trattava da suo maestro, ecc. Ed anche Guido Viale prima e dopo l'esperienza di simpaticissimo "ragazzo alla pari" in Inghilterra girava intorno a Classe Operaia. Anche Franco Audrito, che andrà nella delegazione nazionale degli studenti universitari a "trattare" con il ministro (ed è colui che lo taciterà dicendo "tu ministro parla solo se sei autorizzato dall'assemblea"), era stato due o tre anni con noi in prima fila. Ecc. Ma il discorso è da farsi anche o soprattutto per la massa degli universitari in rivolta: in specie nel primo anno: una rivolta che a Torino, a Trento e da qualche altra parte era partita nell'autunno del '67, ma in certe Facoltà (senz'altro in Toscana) era stata preceduta da certi scioperi fin dal '65, '66. Orbene, pensavo che noi per alcuni non trascurabili versi eravamo anche fra gli anticipatori di una grande rivolta giovanile.

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