La raccolta dell'oppio
da Erboristeria dulcamara
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Si usano le capsule (teste) del papavero bianco. Si possono raccogliere mature o ancora
verdi.
Sono di forma variabile dalla allungata, quasi fusiforme (fino a 10 X 4 cm.) alla sferica
e alla depressa, panciuta (fino a 4 cm. di lunghezza e 8 di diametro). Al di sopra del
peduncolo si vedono ancora le cicatrici dell'inserzione dei sepali, dei petali, degli
stami, poi una strozzatura, al di sopra della quale comincia la vera capsula, con alla
base alcune costole evidenti (foglie carpellari, quindi tante quanti sono i lobi dello
stimma). Il colore è grigio chiaro (quasi bianco-giallo) nelle capsule raccolte mature,
grigio-verde chiaro nelle capsule raccolte immature.
La capsula non si apre spontaneamente nemmeno quando è perfettamente matura. La cavità
interna è unica, ma suddivisa alla periferia da ripiegature (margini dei carpelli) sulle
quali sono inseriti i semi, lunghi meno di 1 mm., reniformi, biancastri, che visti con la
lente appaiono coperti da un fine reticolo.
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Le « teste di papavero » contengono numerosi alcaloidi : si usano come calmanti. Sono
iscritte nelle Farmacopee francese e svizzera.
Vanno usate con prudenza, perchè possono dare avvelenamenti. Ancora più che per gli adulti
sono pericolose per i bambini.
Raccolte verdi sono più attive (contengono in media lo 0,1% di alcaloidi) e sono preferite
da certe Farmacopee (es. francese; anche gli autori tedeschi consigliano di raccoglierle
verdi); raccolte secche contengono solo 0,02% di alcaloidi o poco più: sono meno attive,
e quindi meno pericolose (qualità della quale si deve tener conto, trattandosi di un
medicamento popolare: la Farmacopea svizzera che nella quarta edizione prescriveva il
frutto immaturo, nella quinta prescrive il frutto maturo). I campioni che ho avuti io
da erboristi italiani erano tutti di capsule raccolte mature.
Per la coltivazione (la droga è data solo da piante coltivate) è necessaria un'autorizzazione speciale.
I semi sono privi di alcaloidi: si usano per la preparazione di dolci, come mangime per
uccelletti, per l'estrazione dell'olio ecc..
Facendo sulle capsule ancora verdi, ma già ben sviluppate (1), incisioni orizzontali o un
po' oblique, si fa uscire il latice, in forma di grosse gocce bianche, che all'aria si
rapprendono e imbruniscono. Dopo qualche ora queste gocce così rapprese vengono raccolte
e riunite a formare masse più o meno sferiche, i pani di oppio. I pani di oppio sono di
color bruno nerastro, più o meno duri. La polvere è di color grigio rossiccio.
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L'oppio ha odore speciale (odore simile si ha nel latice di rosolaccio e anche di lattuga),
sapore amaro.
Contiene numerosi alcaloidi, fra i quali i più importanti sono morfina, codeina,
papaverina. I'oppio per potere essere venduto nelle farmacie deve contenere il 10% di
morfina: certi oppi dell'Asia minore e certi campioni ottenuti nell'Italia Meridionale
ne contengono quasi il doppio, altri ne contengono molto meno.
L'oppio e i suoi alcaloidi si usano come calmanti (dolori, diarree, tosse ecc.) :
sono velenosi, specialmente per i bambini.
Oppio e morfina sono iscritti nell'elenco delle droghe aventi azione stupefacente:
il loro commercio è soggetto a rigorosissime limitazioni.
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(1) Circa due settimane dopo la caduta dei petali: allora la capsula è coperta da una efflorescenza cerosa, facilmente asportabile se si strofina con le dita. L'incisione deve essere superficiale, in modo da tagliare i laticiferi, senza attraversare del tutto la parete della capsula.
Da Giuseppe Lodi: Piante officinali Italiane
Edizioni Agricole Bologna
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