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Madre detenuta uccise i suoi figli. Indagata la psichiatra

E’ indagata anche la psichiatra, ovvero colei che avrebbe potuto, forse, evitare la morte di due bambini. I fatti risalgono al settembre del 2018 quando una madre detenuta nel carcere di Rebibbia di Roma, fa precipitare i suoi due figli di 6 e 18 mesi dalla tromba delle scale mentre è di rientro dalla sezione “nido”, causandone il decesso. Ora la psichiatra dell’ASL è iscritta nel registro degli indagati nell’inchiesta della Procura e dovrà spiegare perché, nonostante le sollecitazioni dell’Amministrazione del carcere romano, non venne mai a visitare la detenuta. Gli allarmi erano tanti destati dal comportamento della giovane tedesca, manifestati anche dalle compagne di sezione, tanto che la stessa Direzione l’aveva sottoposta ad un regime di maggiore sorveglianza, anche a tutela dei bambini, che però non è bastato. Solo dopo questa tragedia è stata riconosciuta dal GIP “non in grado di intendere e volere”, l’ennesima che forse si sarebbe potuta evitare.

Bambina detenuta alla Dozza di Bologna

BASTA BAMBINI IN CARCERE!!

Ci è giunta all’orecchio la notizia che all’inizio di agosto, nel carcere bolognese della Dozza, è stata detenuta una bambina di 4 anni assieme alla madre migrante per ben quattro giorni prima di essere scarcerata dal tribunale del riesame. Siamo inorriditi dal fatto che possa riaccadere, nonostante le numerose polemiche e i diversi tentativi di rimediare a questi orrori giudiziari, che ancora nel 2020 un bambino possa vivere in carcere, ancora di più se in isolamento come in questo caso dovuto alle misure anti-COVID. Ad oggi la legge proibisce l’internamento di bambini di età superiore ai tre anni che anzi devono essere collocati assieme al genitore in sezioni del carcere dedicate come gli ICAM (Istituti a Custodia Attenuata per detenute Madri) o in case-famiglia. Al momento sono presenti cinque ICAM sul territorio nazionale: alle Vallette di Torino, a San Vittore-Milano, a Cagliari, a Lauro e alla Giudecca di Venezia. Troppi bambini vivono oggi dietro le sbarre: 33 sparsi sul territorio nazionale di cui uno nel carcere di Forlì.

Liberati tutti gli attivisti dell’Operazione Riprovo

Informiamo con gioia che tutti gli attivisti arrestati il 13 maggio 2020 sono stati scarcerati e che, eccetto alcuni indagati che mantengono qualche restrizione alla libertà, quasi tutti i capi di accusa (e i più gravi che motivarono gli arresti) sono decaduti.

Elena, Nicole, Duccio, Guido, Giuseppe, Leonardo e Stefania sono finalmente liberi!

Aspetteremo gli sviluppi processuali che seguiranno.

Solidarietà a Bologna – comunicato redazionale

Il 13 maggio sono stati arrestati a Bologna sette attivisti anarchici. Elena, Nicole, Stefania, Duccio, Guido, Giuseppe e Leonardo, che ricordiamo sempre in prima linea in tantissime lotte, tra le quali quelle contro carceri e cpr. Altri attivisti hanno subito perquisizioni domiciliari e alcuni di loro misure restrittive della libertà con obblighi di dimora e di firma. Un’indagine per il solito articolo 270bis, ovvero associazione sovversiva e terrorismo che parte da lontano, dal 2018, ma che la solidarietà verso le ultime rivolte all’interno delle carceri ha portato la procura sbirresca di Bologna a spiccare i mandati di arresto. Questo dicono le carte: “Le evidenze raccolte in questo ultimo periodo, caratterizzato dalle misure di contrasto all’emergenza epidemiologica del Covid-19, hanno evidenziato l’impegno degli appartenenti al sodalizio[…] ad offrire il proprio diretto sostegno alla campagna “anti-carceraria”, accertando la loro partecipazione ai momenti di protesta concretizzatisi in questo centro“. E ancora “In tale quadro, l’intervento, oltre alla sua natura repressiva per i reati contestati, assume una strategica valenza preventiva volta ad evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, scaturibili dalla particolare descritta situazione emergenziale possano insediarsi altri momenti di più generale “campagna di lotta anti-stato” oggetto del citato programma criminoso di matrice anarchica“.
Queste righe però ci dicono di più: di un paese, l’Italia, in un regime di polizia, non diverso da tanti altri paesi che consideriamo repressivi nei diritti sociali e nelle libertà, dove criminali senza scrupoli vengono vestiti con toghe e divise nel silenzio assordante della quotidianità, dove la scusa dell’emergenza sanitaria viene usata per giustificare ogni abuso delle autorità. Non basteranno gli arresti, i processi e le intimidazioni per fermare la lotta contro ogni forma di carcere e contro questo Stato assassino.

I veri criminali sono ROS e Procura di Bologna.
Solidarietà incondizionata agli attivisti prigionieri e agli indagati.
A fuoco le galere e chi le gestisce.
Tutti liberi!

 

Indirizzi a cui fare arrivare solidarietà e sostegno:

Riva Elena Casa Circondariale, Strada delle Novate 65, 29122 Piacenza

Savoia Nicole Casa Circondariale, Strada delle Novate 65, 29122 Piacenza

Cenni Duccio Casa Circondariale, via dell’Arginone 327, 44122 Ferrara

Paoletti Guido Casa Circondariale, via dell’Arginone 327, 44122 Ferrara

Caprioli Giuseppe Casa di Reclusione, Strada Alessandria 50/A, 15121 San Michele (AL)

Neri Leonardo Casa di Reclusione, Strada Alessandria 50/A, 15121 San Michele (AL)

Carolei Stefania Casa di Reclusione, Via Gravellona 240, 27029 Vigevano (PV)

Puntata del 14 marzo 2020: Covid19, cronologia della rivolta alla Dozza di Bologna

Cronologia delle violenze scoppiate nelle carceri, in questo caso quello della Dozza di Bologna, in seguito al diffondersi del Covid-19 sul territorio italiano.

 

Non dimentichiamo Egidio

Egidio è morto a 82 anni nel carcere duro di Parma dopo un anno di reclusione: favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La drammatica vicenda risale a poco più di un anno fa, quando Egidio si ritrova a varcare le porte del carcere parmense perché nel 2012 aiutò un migrante dell’est a varcare il confine italiano. Non era un trafficante di esseri umani, non aveva guadagnato niente da quell’episodio se non il piacere di aver dato una mano a qualcuno che aveva bisogno di aiuto. Egidio è un migrante da quando aveva 17 anni, da quando partì per andare a fare il saldatore in Argentina. Lui sapeva cosa erano le frontiere. Tornato in Italia, chi lo conosceva bene ci parla di un’esistenza ai margini della società vissuta sempre con dignità. Grazie ad una associazione che promuove lotte per il diritto di tutti ad avere una casa, finalmente l’aveva ottenuta dal comune di Parma. Ma la condanna per quel reato continuava a covare sepolta sotto di lui e a dicembre del 2018 è stato arrestato e condannato al regime 4bis come un pericoloso criminale. Anziano e senza avvocati, alcuni attivisti erano riusciti, trovandogli un avvocato di fiducia, a fargli ottenere gli arresti domiciliari grazie al ricovero ospedaliero. Tutto vano. Si è spento il 6 di settembre dopo appena una settimana di ricovero, ucciso da un tumore ai polmoni.

Puntata del 28/09/2019 Rassegna stampa e notiziario

Notizie su ciò che è avvenuto nel “pianeta carcere” durante l’estate 2019

Puntata del 2/11/2019 Operazione Renata

L’Operazione Renata, è una vasta operazione montata dai ROS a metà di febbraio 2019 contro una cinquantina di anarchici trentini indagati per alcuni danneggiamenti dal 2017. Sette di loro sono stati arrestati. Gli episodi contestati sono il danneggiamento del laboratorio di matematica industriale e crittografica del dipartimento di matematica e fisica dell’ateneo a Povo con l’uso di un ordigno che ha causato la distruzione dei sistemi informatici; il danneggiamento di un traliccio della società Spa Towers di cinque ponti radio televisivi e delle apparecchiature a questi collegati sul monte Finonchio sopra Rovereto (il 7 giugno 2017); il tentato danneggiamento di nove automobili della polizia locale con delle molotov (il 3 dicembre dello stesso anno). Sarebbero anche responsabili dell’esplosione alla filiale Unicredit avvenuta lo scorso 25 luglio a Rovereto e di quella ai danni dell’agenzia di lavoro interinale Randstad il 1° settembre. Infine l’episodio ai danni della Lega che secondo l’accusa avrebbero collocato due ordigni nella sede della Lega di Ala, il 13 ottobre dove era atteso Salvini. Sei di loro sono, ad oggi, ancora in carcere ed uno ai domiciliari.
Si vuole colpire chi da anni lotta contro il razzismo istituzionale, lo sfruttamento dei lavoratori e dell’ambiente, tutti temi noti al pensiero anarchico, non sussurrati ma manifestati a voce alta e visibile a tutti con presidi, iniziative e cortei.
Vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietà a tutti coloro che sono stati colpiti da questa operazione repressiva.

4/11/2019, Mattia

Ragazza muore in ospedale a Bergamo

Orrore nel reparto psichiatrico di Bergamo dove una ragazza di soli 19 anni, Elena, è deceduta il 13 agosto in seguito le ustioni riportate in un incendio nella struttura. Era legata ad un letto di contenzione e non ha potuto trovare scampo dalle fiamme. Si riaccende così il dibattito sull’uso dei letti di contenzione, pratica violenta ancora troppo spesso utilizzata in ospedali, cliniche private e REIMS. Ben l’85% sembra che oggi ne faccia ancora uso. Intendiamo sicuramente approfondire questa terribile vicenda nelle prossime puntate.

puntata 33, stagione 1, 15 maggio 2014

Puntata n° 33 (stagione 1) – del 15 maggio 2014

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