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Letture: “Morti in una città silente. La strage dell’8 marzo 2020 nel carcere Sant’Anna di Modena” di Sara Manzoli

Chouchane Hafedh, Methnani Bilel, Agrebi Slim, Rouan Abdellah, Hadidi Ghazi, Iuzu Artur, Bakili Ali, Ben Mesmia Lofti e Salvatore Cuono Piscitelli detto Sasà.

Nomi che è stato difficile persino reperire, che sono cambiati talvolta nel corso dei giorni, nei pochissimi articoli di stampa in cui è stata data notizia della loro morte.

Nove morti nel carcere di Modena, il giorno 8 marzo 2020, a ridosso dell’inizio del confinamento per la pandemia di Covid-19. Le rivolte scoppiano in cinquanta carceri italiane come reazione al decreto che ordina la sospensione dei colloqui, dei permessi, e di tutte le attività che prevedono l’ingresso in carcere del personale non appartenente all’amministrazione penitenziaria.

Alla fine di quei giorni di protesta, sedata con la violenza dei manganelli, dei pestaggi e dei trasferimenti, alla conta dei morti si aggiungeranno i nomi di Kedri Haitem, Marco Boattini, Carlo Samir Perez Alvarez e Ante Culic, deceduti nelle carceri di Bologna e di Rieti.

A corpi ancora caldi queste morti verranno tutte attribuite a overdose di metadone e benzodiazepine, ipotesi che verrà confermata senza un dibattimento processuale quindici mesi dopo, per quanto riguarda otto dei morti di Modena. Morti i cui corpi freddi parlano di violenze subite, morti di cui non parlerà quasi nessuno, morti in un contesto sociale totalmente indifferente al destino dei migranti, in mare come in carcere.

Le diverse nazionalità di undici di loro li hanno resi più fragili e vulnerabili in vita, hanno reso facile la cancellazione della loro morte. Dirà il Garante dei detenuti che nei primi giorni l’amministrazione penitenziaria non gli aveva comunicato i nomi, ma soltanto che “erano stranieri”.  I due soli nati in Italia erano categorizzati come tossicodipendenti. Migranti e “delinquenti”, persone dunque spogliate della loro appartenenza alla specie umana.

A questa cancellazione si ribellano alcuni cittadini modenesi, che decidono di non tacere e danno vita al Comitato Verità e Giustizia per i morti del Sant’Anna, che fin dai primi momenti s’impegnerà a tenere alta l’attenzione su questa tragica pagina di storia cittadina e nazionale. Tra loro Sara Manzoli, che questo libro ha scritto sentendo queste morti come qualcosa che la riguarda e che non può essere taciuto.


SARA MANZOLI attivista nell’Associazione Idee in circolo e nel Comitato Verità e Giustizia per i morti del Sant’Anna. Per queste edizioni ha pubblicato, nel 2020, Mi devi credere! Cantiere di socioanalisi narrativa svolto con un gruppo di badanti; nel 2021, Il potere della parola. La carenza dialogica nelle relazioni tra utenti e operatori nell’istituzione psichiatrica.

 

https://www.sensibiliallefoglie.it/morti-in-una-citta-silente-la-strage-dell8-marzo-2020-nel-carcere-santanna-di-modena/

News da Modena

Sembra che finalmente nel consiglio comunale di Modena si sia capito che per un carcere cosi complesso come il Sant’Anna sia necessaria la figura del Garante per i detenuti anche nel territorio modenese, quindi il partito di maggioranza presenterà a breve un ordine del giorno per poterlo istituire. Dopo un 2020 da dimenticare con una rivolta sedata nel sangue, con detenuti massacrati di botte e ben 9 morti, per 8 di loro – ricordiamo – la procura cittadina ha chiuso frettolosamente e senza vergogna il capitolo addebitando il decesso a overdose di metadone, senza curarsi dei ritardi nei soccorsi e il fatto che alcuni di loro sono stati lasciati morire dopo il trasferimento in altri istituti. Dopo un anno e mezzo è ora che il territorio modenese si doti di una figura necessaria per monitorare la situazione detentiva e le sue criticità. Speriamo bene….

25 aprile contro i CPR corteo a Modena

BASTA LAGER DI STATO

25 APRILE CONTRO IL RAZZISMO E CONTRO I FASCISTI

Se lo Stato avanza la libertà recede.

Lo Stato avanza chiudendo i porti, respingendo alla frontiera chi emigra e finanziando i lager libici, aumentando la ricattabilità degli sfruttati (stranieri o italiani che siano), inasprendo la repressione verso marginali e ribelli, rafforzando i poteri di polizia, allargando e diffondendo sul territorio galere e zone detentive d’eccezione. Lo Stato costruisce consenso intorno a un clima di rancore e paura, garantendo lauti profitti a chi finanzia e gestisce le strutture di controllo.

I CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio), campi detentivi per emigranti, sono l’espressione più brutale di questo avanzamento: migliaia di persone considerate irregolari saranno internate nei lager di Stato in attesa della deportazione nei presunti luoghi d’origine. L’Europa li ha chiesti, il PD li ha creati e la Lega li riempirà: non c’è governo che si salvi.

Il CPR così come le deportazioni rimangono gli strumenti centrali di deterrenza per le persone emigranti. È l’ultimo anello di un sistema di controllo, sfruttamento e messa a valore degli individui che passa attraverso il costante ricatto dei documenti, le forme di disciplinamento del sistema d’accoglienza e le forme di lavoro gratuito, propagandato dietro false promesse.

A Modena l’ex CIE diverrà il CPR per l’Emilia-Romagna, una struttura già nota per la durezza dei trattamenti riservata agli internati, da questi ultimi definita “peggio della galera” e da essi stessi chiusa a suon di rivolte nel 2013.

È necessario contrastare questa ennesima espressione del razzismo di Stato e ricordare a chi governa che ancora una volta simili strutture troveranno opposizione. Se le nostre condizioni sono miserabili e le nostre libertà sempre più limitate è perché c’è chi, sotto di noi, subisce sfruttamento e privazione della libertà in modo ancora peggiore.

Ci opponiamo ai CPR perché:

SONO ESPRESSIONE DELLA SVOLTA AUTORITARIA

attuata dagli ultimi governi e tesa a colpire chi sta ai margini, chi non si adegua o chi si ribella, avvisaglie di un vero e proprio Stato di polizia.

RENDONO CHIUNQUE PIÙ RICATTABILE

La minaccia dell’espulsione porta ad accettare anche le peggiori condizioni pur di mantenere il lavoro necessario per il rilascio dei documenti, producendo un generale peggioramento delle condizioni lavorative e di vita di tutti.

DIFFONDONO XENOFOBIA E RAZZISMO

Se chi emigra è trattato da nemico, la solidarietà fra sfruttati va in pezzi a tutto vantaggio di chi ci sfrutta e su ciò l’attuale governo continuerà a guadagnare consensi.

E se paura e rancore dilagano il neofascismo prolifera.

A Modena esso gode di luoghi sicuri, come “Terra dei Padri”, dove i fascisti in camicia nera, l’altra faccia del razzismo di Stato, si preparano a venir fuori appena padroni e governanti lasceranno le briglie. Scendere in strada contro lo Stato di polizia significa scendere in strada anche contro i suoi fiancheggiatori.

Scendiamo in strada il 25 aprile contro tutto ciò.

Solidali con chi è prigioniero perché ha lottato e si è ribellato contro tutto ciò.

OPPORSI AI LAGER DI STATO!

OPPORSI AL RAZZISMO E ALLO STATO DI POLIZIA!

OPPORSI AI FASCISTI!

CONTINUARE A LOTTARE!

PIAZZA DELLA POMPOSA – MODENA – H. 15:00

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