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Archivio per il tag: Francesca de Carolis

“Diversamente vivo” libro di Davide Emmanuello e Pino Roveredo

DIVERSAMENTE VIVO

«Caro fratello noi prigionieri in fondo possiamo definirci “diversamente in vita” o “diversamente liberi”, e snaturati dal vivere e privati della libertà siamo stati dai giusti giustiziati nell’essenza di esistere. In noi ormai l’esserci non ha più dimora nella parola; esistiamo perché presenti in quanto corpi, e proprio perché ridotti a sola materia, non comunichiamo più attraverso la parola quell’esserci nel mondo in quanto presenza pensante.

Così come l’inchiostro al servizio della mano scrive di noi sul foglio, così noi privati dell’inchiostro e senza foglio non esistiamo. Cioè il nostro esserci non dimora più nella parola.

Diversamente vivi perché prigionieri e perché diversamente liberi, regrediamo nel nostro interiore progredendo nel risveglio della coscienza, e nel sé ritrova dimora il nostro esserci.

Caro fratello spesso guardo il mio pensare intrappolato nel corpo, e dico con tristezza all’anima mia che le lacrime dei pensieri nel silenzio urlano al cielo la loro condanna.

I pensieri incarcerati fanno soffrire assai più del corpo in catene. Questo è il vero orrore, e ciò è risaputo da quanti scientificamente tumulano i prigionieri nel cemento […]»

Davide Emmanuello

https://www.libriliberieditore.it/prodotto/diversamente-vivo/

Letture: “Già fantasmi prima di morire” di Monica Scaglia

MONICA SCAGLIA

PREFAZIONE DI SANDRA BERARDI 

INTRODUZIONE DI DOMENICO BILOTTI 

POSTFAZIONE DI FRANCESCA DE CAROLIS 

Questo libro racconta cosa significa essere persone malate in carcere. Si è già fantasmi agli occhi degli operatori carcerari e sanitari in un contesto che di per sé produce malattia piuttosto che curarla. Si è già fantasmi per la società, che non ritiene di dover gettare lo sguardo di là dalle sbarre. I dati noti documentano che i due terzi dei detenuti in Italia soffrono di qualche patologia e che ogni anno muoiono una media di cento persone nelle patrie galere. Monica Scaglia, “detenuta oncologica” per cinque anni, in carceri del Nord, descrive alcuni fatti, momenti della sua esperienza. Una drammatica testimonianza, ma anche un’esplicita accusa che mette a nudo la costante violazione, nelle nostre prigioni, del diritto alla salute che pure la Costituzione prevede per tutti.

Monica Scaglia, attualmente in regime di detenzione domiciliare sanitaria, sta scontando gli ultimi quattro anni di residuo pena. Ha ideato, e ha collaborato alla sua realizzazione nel 2004, il libro S.O.S. fiabe (Editrice Elena Morea, Torino), alla cui traduzione in lingua inglese sta lavorando il dottor Abiodun Ayanru, impiegato presso il Centro Piemontese Studi Africani di Torino. Attualmente si sta dedicando alla scrittura dell’inedito “Il sangue caldo dell’Africa”. 

Sandra Berardi attivista, socia fondatrice e presidente dell’Associazione per i diritti dei detenuti Yairahia Onlus di Cosenza.

Francesca De Carolis giornalista; autrice, su temi affini, di Urla a bassa voce, dal buio del 41bis e del fine pena mai, Stampa Alternativa, 2012. 

Domenico Bilotti docente a contratto di Diritto e Storia delle Religioni, UMG, Università Magna Graecia, Catanzaro. 

https://www.libreriasensibiliallefoglie.com/dettagli.asp?sid=90933452220190822184425&idp=337&categoria

“Urla a bassa voce” di Francesca de Carolis

urla

a cura di Francesca De Carolis
URLA A BASSA VOCE
Dal buio del 41 bis e del fine pena mai – Prefazione di don Luigi Ciotti

A trent’anni dall’introduzione del reato di associazione mafiosa e dopo 20 anni dall’inasprimento delle leggi per combattere la criminalità organizzata, tra cui il 41 bis, questa è la prima testimonianza collettiva di ergastolani, condannati per reati legati alla criminalità organizzata, che hanno scelto di non essere collaboratori di giustizia. In un momento in cui con sempre maggiore drammaticità si pone il problema dell’affollamento delle carceri italiane e delle condizioni di chi vi è detenuto, i loro racconti aprono una riflessione sulla condizione fisica e morale di chi è condannato a morire in carcere. Una riflessione sul senso della pena e sulla necessità del rispetto dei diritti che la nostra Costituzione garantisce per tutti, indipendentemente dalla configurazione dei reati commessi.

“Tutta la verità – Totu sa beridadi” di Francesca de Carolis

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Mario Trudu
TUTTA LA VERITA’ – TOTU SA BERIDADI
Storia di un sequestro

Storia di Mario Trudu, due condanne per sequestro di persona. Del primo mi dichiaro innocente. Ma ritengo che le vittime di questa faccenda non siano soltanto i sequestrati. Pure io e i miei familiari siamo vittime di un stato che dovrebbe fare giustizia e non vendetta. Da trentacinque anni anche io sequestrato e senza alcuna prospettiva di uscirne vivo, vi racconto la mia tremenda storia.

Io Mario Trudu, nato ad Arzana (Nuoro) l’11 marzo 1950, sono stato arrestato il 12 maggio 1979 in territorio di Sinnai (Cagliari) con l’accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione. In quella zona svolgevo il lavoro di allevatore. Provengo da una famiglia di contadini senza nessuna ricchezza materiale, ma i miei genitori mi hanno lasciato in eredità dei beni insostituibili: i loro insegnamenti, buoni sentimenti e il rispetto verso gli altri, insieme a un altro tesoro, tre meravigliose sorelle e un fratello. Anche se credo che per molti sentire me parlare di rispetto e di buoni sentimenti suonerà male, spero che leggendo il libro tutti si renderanno conto che questa è la verità. Loro mi hanno anche insegnato a non arrendermi dandomi quella straordinaria forza che mi ha permesso di superare tutti questi anni di indicibile orrore. Per decenni in una cella a sognare i luoghi conosciuti fin da ragazzo, posso dire di aver vissuto due vite, una con un destino crudele e una virtuale fatta di cose inesistenti. Quella che mi manca è una vita normale, che con una classe politica così… non potrò avere mai.

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