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Archivio per il tag: diritti

Cinema e diritti negati: “Inshallah a boy” di Amjad Al Rasheed

Giordania. Oggi. Dopo la morte improvvisa del marito, la trentenne Nawal fatica a far fronte allo sconvolgimento della sua vita. Oltre al dolore della perdita e al ritrovarsi da sola, con una bambina ancora piccola, deve conciliare i rigidi orari imposti dal suo lavoro come badante di un’ anziana signora con le necessità scolastiche della figlia Nora.
Questa nuova, inaspettata, situazione che si ritrova a fronteggiare viene ulteriormente aggravata dalle richieste del cognato che, approfittando di quanto previsto dalla Sharia lì applicata, avanza pretese di eredità da parte della famiglia del defunto che prevedono anche l’abitazione dove Nawal e Nora vivono e lo stesso affidamento della piccola. Nel disperato tentativo di proteggere la casa e la figlia, Nawal ricorre alla menzogna, fingendo una gravidanza per prendere tempo e innescare così la presunzione che possa nascere un figlio maschio, cosa che la tutelerebbe da eventuali pretese ereditarie. Con solo tre settimane per trovare una soluzione, Nawal intraprende un viaggio che mette a dura prova le sue paure, convinzioni e moralità, essendo disposta a tutto pur di proteggere quanto legittimamente le spetta e il futuro di sua figlia.

Sull’ergastolo ostativo

Novità per chi è condannato all’ergastolo ostativo: la Prima sezione Penale, con sentenza n. 3374, ha affermato che per l’ammissibilità della domanda del permesso premio avanzata dal detenuto non collaborante, dopo la sentenza della Corte Costituzionale n. 253 del 2019, è sufficiente sia dimostrare di non aver avuto più rapporti con l’organizzazione criminale per la quale era stata motivata la condanna per reati associativi, sia dimostrare di non essere più un soggetto pericoloso. Ma come funzionava prima? Per legge a un detenuto condannato all’ergastolo ostativo, cioè non collaborante, non potevano essere riconosciti permessi premio, il Tribunale di sorveglianza aveva queste direttive: nessuno può uscire, in contrasto con le direttive della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. In parole povere, mentre prima si determinava l’inammissibilità di una domanda, ora si prende in considerazione la finalità rieducativa e non vessativa della detenzione, esautorando l’autorità giudiziaria e mettendo tutto nelle mani di un giudice che esaminerà il percorso riabilitativo del detenuto richiedente. Un piccolo passo verso la possibilità di veder riconosciuti i legami familiari e affettivi di diritto per tutti gli esseri umani.

News da Modena

Sembra che finalmente nel consiglio comunale di Modena si sia capito che per un carcere cosi complesso come il Sant’Anna sia necessaria la figura del Garante per i detenuti anche nel territorio modenese, quindi il partito di maggioranza presenterà a breve un ordine del giorno per poterlo istituire. Dopo un 2020 da dimenticare con una rivolta sedata nel sangue, con detenuti massacrati di botte e ben 9 morti, per 8 di loro – ricordiamo – la procura cittadina ha chiuso frettolosamente e senza vergogna il capitolo addebitando il decesso a overdose di metadone, senza curarsi dei ritardi nei soccorsi e il fatto che alcuni di loro sono stati lasciati morire dopo il trasferimento in altri istituti. Dopo un anno e mezzo è ora che il territorio modenese si doti di una figura necessaria per monitorare la situazione detentiva e le sue criticità. Speriamo bene….

Battitura dal carcere di Trieste

Proposta di battitura nazionale dentro le carceri da parte delle detenute del carcere di Trieste per il 1 febbraio.

Il 23 gennaio si è svolto un presidio sotto il carcere di Trieste.

Fin da subito i detenuti e le detenute hanno raccontato che da giorni vanno avanti gli scioperi del carrello, e questa mattina si è svolta anche una battitura. Notizia quest’ultima uscita anche su TgR del FVG.

Come altre volte dalla sezione femminile ci sono arrivate notizie sulla situazione interna. Situazione che si presenta simile in tutte le carceri italiane in questo periodo. Le detenute raccontano della totale assenza di attività al di fuori della cella. Questa situazione fa si che esse stiano la maggior parte del tempo rinchiuse, dinamica questa che va avanti da mesi portando all’esasperazione le persone. Alcune si rifugiano nelle cosiddette “terapie”, altre iniziano ad avere problemi di tenuta psicofisica, senza contare l’assenza dell’assistenza sanitaria, come una detenuta epilettica che da 4 mesi attende delle visite, o altre che non vedono la psicologa da molto tempo nonostante le loro problematiche e richieste.

Inoltre la posta raccomandata arriva sempre in ritardo di 14 giorni, senza contare che alla nostra casella postale non arrivano lettere né dal maschile né dal femminile nonostante la posta inviata.

È evidente che la situazione dentro è il risultato delle politiche del Ministero di Giustizia e del DAP, ma anche dei magistrati di sorveglianza, i quali fanno si che le carceri rimangono sovraffollate. Dalle loro parole si capisce che la discussione dentro sul ruolo di psicofarmaci, terapie alternative, prevenzione della diffusione del Covid-19 e vaccini, è in corso.

Le detenute chiedono esplicitamente di divulgare a tutti i detenuti e detenute delle carceri, a parenti, amici e solidali fuori, a giornali e media, le ragioni della battitura che faranno il 1 febbraio alle ore 15.30 e chiedono una presenza di supporto all’esterno.

Le loro rivendicazioni sono:

1) Essere sottoposte a tamponi ed esami del sangue sierologici, piuttosto che essere costrette alla vaccinazione.

2) Indulto

3) Domiciliari per le persone con problemi sanitari e gravi patologie e per i detenuti in residuo di pena

Carcere e dintorni

 

carcere_italiano_per web Abu Ghraib 46, 2005Vademecum per le persone in carcere a cura della Garante regionale dei detenuti

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