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Appello dai semi-liberi in carcere a Torino
APPELLO E RICHIESTA DI AIUTO
Questo è il disperato appello e richiesta di aiuto che gli ospiti della palazzina dei semiliberi ,oggi occupata da soggetti in articolo 21 per lavoro esterno, lanciano a tutti gli amministratori e tutori della salute e della vita altrui.
Viviamo in un ambiente di circa 100 metri quadrati suddiviso in più camere per un totale di 45 persone, 2 servizi igienici per tutti e al pian terreno di questa struttura ci sono anche delle mamme con dei bambini innocenti che continuano ad essere rinchiusi.
Alle nostre, critiche e disperate, condizioni assistono anche gli operatori della polizia penitenziaria, vittime anch’essi del totale menefreghismo istituzionale onnipresente e oggi ancor più irritante.
Siamo da giorni isolati a causa dell’accertamento della contaminazione da virus di un soggetto tra noi. Non veniamo visti da nessuno e nessuno ne parla per voler nascondere la realtà di un lazzaretto che lascerà alle spalle morti preannunciate, e forse volute, nella più totale indifferenza.
Pandemia, terza guerra mondiale, #state a casa, #ce la faremo: giuste considerazioni del momento che attraversiamo, ma fatte solo esclusivamente per tirare acqua al proprio mulino.
Allo stato attuale nella nostra palazzina permangono i semiliberi che si son visti rigettare richiesta di licenza premio come previsto e disposto dal Dpcm ( scritto con l’apparente obbiettivo di sfollare i carceri). A testimonianza di una non volontà di assicurare, in un momento di così altamente critico e rischioso, la tutela della salute e della vita.
Non privilegiano coscienza, sentimenti umanitari e ragionevolezza, termine quest’ultimo spesso adoperato in sede di formulazione delle sentenze di condanna quando si presentano non poche incertezze e lati oscuri. Poltrona, autorità e potere è ciò che sovrasta ogni cosa compresa la vita. Eppure Cesare Beccaria già nel lontano 1700 lottava contro la pena di morte e contro la tortura che a secoli di distanza trova diversa applicazione nelle condizioni psicofisiche che viviamo: massacranti ed insopportabili.
Pure l’OMS, l’ISS e la stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri consigliano, obbligano, sanzionano, per effetto di direttive salvavita paradossalmente escluse e nascoste all’interno delle carceri, bombe ad orologeria che coinvolgono figli, mogli, madri, fratelli angosciati dal cattivo e sempre più incerto futuro che ci aspetta. Ma dove sono finiti i diritti umani riconosciuti e sanciti nelle costituzioni di società e paesi che ancora oggi hanno il coraggio di auto-dichiararsi civili, industrializzati, sviluppati e anche democratici? Il razionale è fortemente discriminante!
Oggi purtroppo si registra il primo detenuto morto per COVID 19, o forse il primo che hanno avuto il coraggio di rendere pubblico dopo tanti silenziosi casi. La situazione può precipitare in tutto il paese se dal carcere vengono a svilupparsi i cosiddetti contagi di ritorno.
E allora perché non prevenire questa ecatombe attraverso provvedimenti pro tempore? Almeno fino al perdurare dell’emergenza sanitaria, magari attraverso l’ampliamento dell’applicazione dell’articolo 124 del decreto legge 18/2020 nei confronti di coloro che abbiano già dato prova di buona condotta, nei confronti di chi gode di permesso premio, con obbligo di permanere presso il proprio domicilio o altro luogo di assistenza.
Il nemico attuale è invisibile, imprevedibile e silenzioso per tutti ma letale per qualcuno. Chi, potendo farlo, non interviene oggi, sarà suo complice in responsabilità soggettive e oggettive di esiti criminali contro la salute e contro la vita.
Aiuto è ciò che chiediamo, aiuto è ciò che ci dovete. Già è troppo tardi…fate presto!
Domenica 5 aprile
I DETENUTI RECLUSI E ISOLATI NELLA PALAZZINA DEI SEMILIBERI DEL CARCERE DI TORINO
Lettera dal carcere di Rieti
Vi riportiamo un drammatico appello lanciato dal carcere di Rieti che sta venendo pubblicato in internet in questi giorni difficili:
“Carcere Madonna del Freddo
Chieti, 19 marzo 2020
Buongiorno amore, sono le 5:00 del mattino e sarei voluto stare a letto insieme a te, invece devo stare in ostaggio di uno stato incivile e criminale. Il vero criminale è lo stato che nonostante il pericolo di farci ammalare e morire, preferisce tenerci ammassati dentro questo buco che mandarci a casa per stare vicino ai nostri cari. Forse per un’idea di stato padrone che punisce, forse per ottenere consenso popolare, forse per ottenere due voti, si comporta da vero criminale, tenendoci in ostaggio a dispetto di ogni legge, negandoci qualsiasi diritto, corriamo il rischio di non vedere più un nostro famigliare o ancora peggio di non poter uscire vivi da questo inferno. Ti chiedo di renderla pubblica questa lettera, perché da settimane cerchiamo di farci sentire, sciopero della fame, battitura tutti i giorni con le mani insanguinate, ma a quanto pare ci sentono solo i muri.
Chiediamo di tornare a casa almeno fino alla fine dello stato di emergenza, non vogliamo la libertà, vogliamo scontare la nostra pena in maniera dignitosa e civile. Sono cittadino italiano e non chiedo la luna, ma solo di essere trattato come tale, non come carne da macello che aspetta impotente la propria morte. Spero di poterti riabbracciare presto, ti amo vita mia!”
Puntata del 28 marzo 2020: covid19, salute in carcere e aggiornamento situazione
Nella puntata di oggi facciamo il punto sulla situazione nelle carceri a seguito dell’emergenza causata dal covid19, riportando i dati sui contagi tra il personale diffuso dal garante dei detenuti e dalle preoccupazioni manifestate, oltre che dal garante stesso, anche dal presidente della Società Italiana di medicina e sanità penitenziaria, che lancia l’allarme sui disastrosi effetti che avrebbe il diffondersi dell’epidemia nelle carceri. Abbiamo sottolineato l’inconsistenza delle misure emanate dal decreto Cura Italia, sentendo al tal proposito anche il commento competente di un avvocato del foro di Roma. Prosegue, inoltre, la nostra richiesta di informazioni sulle condizioni dei detenuti trasferiti in altre carceri in seguito alle sommosse dei giorni scorsi e sulle effettive circostanze in cui 13 detenuti hanno perso la vita. Abbiamo letto la lettera dei detenuti dell’Uccella di Santa Maria Capua Vetere che hanno intrapreso lo sciopero della fame e la battitura delle sbarre, lanciando un grido per non essere dimenticati dalle istituzioni. Infine abbiamo ribadito l’urgenza che venga emanato un provvedimento di amnistia quale unica soluzione davvero efficace a scongiurare il rischio epidemiologico nelle prigioni e anticipato l’impegno da parte nostra ad aprire un canale di comunicazione tra i detenuti e i loro famigliari.
Film: “LA LUCE DENTRO” di Luciano Toriello
Essere padre è tra i più ardui compiti ai quali un uomo possa assolvere. Ma quanto è più complessa la genitorialità quando deve essere vissuta al di qua delle sbarre di un istituto penitenziario? D’altro canto, a quale destino vanno incontro i figli dei detenuti, dolorosamente privati della presenza fisica e quotidiana della figura paterna ed esposti all’emulazione di modelli negativi? Quali le loro esigenze affettive ed educative? Girato tra le mura della Casa Circondariale di Lucera e quelle delle case delle famiglie dei detenuti, “La luce dentro “ è il racconto di una presa di consapevolezza individuale e di un desiderio di cambiamento che unisce genitori e figli: insieme in un percorso in cui ci si pensa – o ripensa – come persone e come parte di una comunità.
Appello dal carcere di Rieti
Pubblichiamo questo drammatico appello lanciato dai parenti dei detenuti del carcere di Rieti, teatro anch’esso di una rivolta nei giorni scorsi.
“Mi ha chiamato mio marito dal carcere di Rieti la situazione e’ brutta vengono tutti picchiati, cercano di salvarsi almeno la testa. E mi ha pure detto che non mi può dire tutto, ovviamente, sappiamo che le telefonate sono controllate”
Visto che siamo chiuse in casa, anche distanti da Rieti, tempestiamo la direzione del carcere di mail: Criminali siete voi, giù le mani dai prigionieri!
Facciamolo tutte e tutti, in modo che sappiano che non aspetteremo altri morti e si sentano guardati a vista.
La Pec, per chi ce l’ha, è cc.rieti@giustiziacert.it
Puntata del 14 marzo 2020: Covid19, cronologia della rivolta alla Dozza di Bologna
Cronologia delle violenze scoppiate nelle carceri, in questo caso quello della Dozza di Bologna, in seguito al diffondersi del Covid-19 sul territorio italiano.
STRAGE DI STATO
A tutti i detenuti e a chi non lo è: LIBERTA’!
In questi giorni si è scritta una pagina nuova nella storia delle lotte carcerarie, almeno degli ultimi 30’anni, segnata da aspre proteste che hanno coinvolto gran parte degli istituti di pena italiani e culminata con alcuni morti tra i detenuti nelle carceri del nostro paese. Le recenti restrizioni imposte ai cittadini nell’obiettivo di arginare un virus influenzale si sono dimostrate altamente repressive quando sono state inflitte alla popolazione detenuta. Gli eventi accaduti in questi giorni nel nostro paese ci hanno scosso moltissimo, specialmente se pensiamo a tutto ciò che si trova dietro quelle immagini che abbiamo visto trasmesse dai nostri schermi. Cosa ci sia dietro prigionieri che ci guardano dai tetti degli istituti penali in rivolta, dietro le colonne di fumo che salgono dalle sezioni date alle fiamme, dietro corridoi e guardiole allagati e devestati. Sappiamo cosa c’è sul retro di quelle immagini: abusi quotidiani, emarginazione, assenza di diritti, indifferenza. Siamo certi che l’eco di queste rivolte non si spegnerà in breve tempo e porterà a nuove tensioni nell’ambiente carcerario.
A tutti e detenuti e a chi lotta per abbattere tutti i muri: SOLIDARIETA’!
BOLOGNA – RIGUARDO ALLA RIVOLTA NEL CARCERE DELLA DOZZA
Puntata del 4-1-2020: intervista a Paolo Billi
Regista, coreografo, drammaturgo, attore, sono solo alcuni dei ruoli attribuiti a Paolo Billi, sul palcoscenico dagli anni settanta e oggi presidente della cooperativa Teatro del Pratello; direttore artistico dei progetti teatrali presso l’IPM di Bologna e CGM Emilia-Romagna; direttore artistico del Laboratorio teatrale presso la Casa Circondariale di Bologna; responsabile del progetto teatrale presso gli Istituti Penitenziari di Reggio Emilia; direttore artistico dei progetti teatrali presso l’IPM di Pontremoli; condirettore del progetto Teatro e Giustizia Minorile in Toscana 2018; condirettore con Cristina Valenti della rivista “ Quaderni di Teatro Carcere”, Titivillus; vice-presidente dell’ass. Coordinamento di Teatro Carcere Emilia Romagna; professore a contratto, Università di Bologna, Scienze della formazione (Laboratorio di educazione al teatro in contesti detentivi). Nell’intervista di oggi racconta la sua esperienza di vita e professionale.