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Sciopero della fame in California

Sciopero della fame in California

hungerdignitySi è concluso lo sciopero della fame iniziato l’8 luglio scorso da oltre 30.000 reclusi nelle prigioni della California dove sopravvivono in condizioni di sovraffollamento circa 133.000 detenuti. 40 sono stati i reclusi che hanno spinto lo sciopero oltre il sessantesimo giorno di astinenza dal cibo. Questo è stato lo sciopero della fame collettivo più lungo della storia delle carceri californiane.
Ricordiamo quali sono le rivendicazioni:

eliminazione dell’isolamento prolungato in cella
abolizione dei castighi collettivi
abolizione degli interrogatori obbligatori per verificare l’appartenenza a bande
somministrazione di una alimentazione adeguata e completa
avvio e ampliamento di programmi educativi e culturali
Particolare rilievo della protesta ha assunto l’abolizione dell’isolamento in cella a tempo indefinito infatti ci sono più di 500 detenuti in California rinchiusi in isolamento da più di un decennio mentre  alcuni superano i trent’anni in questo regime di sterminio.
Il governatore dalla California Jerry Brown si è rifiutato fino all’ultimo di negoziare con i prigionieri sperando che le misure punitive prese dal CDCR cioè dal Dipartimento Correzionale e di Riabilitazione che gestisce tutte le prigioni dello stato, contro i detenuti in sciopero della fame come ad esempio negargli il trattamento medico, gettare aria fredda nelle celle, non consegnare la posta e vietare le visite potesse mettere fine alla protesta. Contestualmente un giudice federale autorizzava le autorità penitenziarie ad eseguire l’alimentazione forzata ai reclusi in caso di pericolo di vita.
Numerose sono state le iniziative di solidarietà all’esterno: dai presidi alle manifestazioni agli attacchi incendiari contro auto della polizia nella località di San Luis Obispo a sostegno della lotta dei prigionieri in sciopero della fame del carcere di Pelican Bay e del resto della California.

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Anche l’ONU si è pronunciata sulle condizioni in cui versano i detenuti in California. Il delegato dell’Onu Mendez, in una lettera indirizzata al governatore Brown, ha elencato le ragioni per le quali la California dovrebbe sospendere l’applicazione del castigo in isolamento a tempo indefinito, in celle di due metri per uno senza finestre e senza nessun contatto con altri esseri umani. Il rappresentante dell’ONU ha avvertito Brown che queste condizioni sono da considerarsi tortura. Anche se l’isolamento venisse applicato per brevi periodi, aggiunge Mendez,  con tutto il carico di sofferenza e di umiliazione mentale e fisica che questo comporta, non potrebbe essere qualificato in altro modo che come tortura. Tenere una persona rinchiusa in questo modo costituisce un trattamento crudele, inumano e degradante.
Questo è il sistema democratico sviluppato dagli Stati uniti per eliminare mentalmente e fisicamente il nemico interno e che ha esportato in tutto il mondo inclusa l’Italia in cui da anni è legale il regime di tortura del 41 bis. Infatti non è una sorpresa se la maggioranza di reclusi inviati nelle celle di castigo sono prigionieri politici, avvocati impegnati nella difesa dei diritti delle persone private di libertà o giovani ribelli. Questa è la classe di detenuti che occupano le unità di controllo nel sistema penitenziario statunitense conosciute come Security Housing Unit.

La protesta si è conclusa dopo che rappresentanti democratici della camera e del senato si sono impegnati ad ascoltare le ragioni della protesta dei prigionieri. Vedremo se la politica istituzionale saprà dare risposte concrete ai problemi sollevati dai prigionieri della California oppure, molto più probabilmente, bisognerà tornare ad usare il proprio corpo come arma di lotta.

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