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recensione del film Hunger – di Steve Mcqueen

recensione del film Hunger – di Steve Mcqueen

HungerIn questo spazio nel quale vi proponiamo quanto viene pubblicato in Italia attorno al ristretto mondo dei ristretti, su cui cerchiamo di dare e fare luce, oggi siamo particolarmente contenti di segnalarvi l’uscita in dvd di un film proiettato nelle nostre sale con ben 4 anni di ritardo rispetto alla sua edizione e quasi ignorato dal pubblico, nonostante la ricca messe di riconoscimenti ovunque ricevuta. Ci auguriamo che l’uscita in dvd sia pertanto un’occasione che non vada perduta, per l’alto valore etico ed estetico che questa pellicola esprime.

Il film in questione, Hunger, del regista e artista britannico Steve Mcqueen, ci porta a Maze, una prigione dell’Irlanda del nord, dove sono rinchiusi i dissidenti politici appartenenti all’IRA.

Siamo nel 1981, anno in cui l’allora primo ministro britannico Margaret Thatcher, indefettibile nella messa in atto del suo programma di neoliberismo radicale, fece calare il suo tristemente noto pugno di ferro anche sui partigiani dell’IRA, ai quali negò lo status di prigionieri politici.

Hiunger racconta la protesta dei detenuti di Maze, che iniziano a staffetta uno sciopero della fame che porteranno l’attivista Bobby Sands a 66 giorni di digiuno totale e alla morte.

Con lunghi piani sequenza che indugiano sulla fisicità degli attori, sulle mani piene di ecchimosi di una guardia carceraria causate dalle troppe percosse inflitte, sulla  forza materica dei bastoni dei secondini che si abbattono sulle membra fragili dei detenuti, sulle mura della prigione imbrattate di escrementi, sui corpi dei  prigionieri e di Sand che si smagriscono e scarnificano giorno dopo giorno fino a portare la difesa della propria libertà alla nuda verità di una pelle completamente svuotata ma ricca della forza di una scelta estrema,  il film si imprime sull’occhio di chi guarda con la nitida violenza espressiva di una tela caravaggesca.

In un’epoca contrassegnata dal governo sui corpi, che pretende di decretare sul benessere e sulla salute dei propri cittadini secondo principi stabiliti per legge, la storia drammaticamente vera di cui questo film si fa testimone, ci parla di come sia proprio il corpo l’ultimo residuo di inalienabile libertà che resta all’individuo, anche, e sopratutto, quando questo significa scegliere la morte pur di non sottomettersi ad un potere che si ritiene inaccettabile.

Per questo il lenzuolo bianco che alla fine copre il corpo consumato di Bobby Sand, non è un sudario di morte ma una muta bandiera che parla di libertà.

Vi abbiamo presentato Hunger di Steve Mcqueen pubblicato dall’editore Feltrinelli nella collana Laffe FilmFestival.

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