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Mobilitazione anticarceraria nazionale – settembre 2013

Mobilitazione anticarceraria nazionale – settembre 2013

MOBILITAZIONE ANTI-CARCERARIA NAZIONALE

 locandina mobilitazione settembre 2013

La mobilitazione
A maggio, un coordinamento di detenuti nato spontaneamente ha lanciato un appello per una mobilitazione anticarceraria nazionale.
La mobilitazione inizierà martedì 10 settembre e terminerà il 30 settembre 2013, con varie forme di protesta da parte dei detenuti che vi aderiscono. Come lo sciopero della fame, lo sciopero del carrello, battiture, stesura di lettere e comunicati a firma collettiva, e le altre forme di protesta che preferiranno adottare i detenuti nelle varie carceri.
Partendo dalle condizioni disastrose delle carceri italiane, e non solo da quelle rilevate dai media e dalle commissioni ufficialmente riconosciute, ma soprattutto da quelle raccontate e vissute con l’esperienza diretta di chi in carcere ci (soprav)vive, e con la solidarietà e la determinazione delle lotte dei prigionieri e di tutti i loro parenti, amici e solidali, questa mobilitazione si propone di denunciare e lottare in particolare, ma non solo, contro:

–       le infime condizioni delle carceri (il sovraffollamento, le terribili condizioni igieniche e sanitarie e climatiche, le strutture fatiscenti, la mancanza di generi di prima necessità)

–       le speculazioni economiche e politiche che infestano il carcere, permettendone e alimentandone l’esistenza

–       lo sfruttamento del lavoro dei detenuti “lavoranti”

–       i trattamenti inumani e gli abusi di ogni sorta che subiscono i detenuti

–       tutte quelle forme di ‘tortura legalizzata’ a cui sono sottoposti gli internati nei regimi di 41bis, 14bis e Alta Sorveglianza (AS), quotidianamente uccisi, fisicamente e psicologicamente

Si richiede:

–       l’abolizione di questi strumenti ‘degni della peggior dittatura’

–        l’abolizione della legge Cirielli

Proposta per una mobilitazione anticarceraria nazionale – testo integrale appello

Il Nuovo Piano Carceri dell’Italia
Ben lungi dal voler migliorare le condizioni di vita dei detenuti, questo piano di riorganizzazione strutturale e geografica delle carceri trova i suoi veri scopi nel risolvere il problema delsovraffollamento della popolazione detenuta e nello spingere ancora più all’estremo la differenziazione dei detenuti.
Il nuovo piano, infatti, prevede nuove carceri e l’ampliamento o la ristrutturazione delle nuove carceri. Quindi, invece di ridurre la popolazione carceraria, si punta a trovare più spazio per contenerla, e nella prospettiva che possa aumentare ulteriormente.
La differenziazione (ovvero la distinzione dei detenuti in base alla loro presunta pericolosità sociale), invece, emerge dalla natura delle nuove sezioni o carceri (regimi speciali già citati, per detenuti più specificatamente politici), come il nuovo Polo Sardo. Una differenziazione in stile quasi dantesco, a gironi infernali, e, più grossolanamente, a distinzione tra i “recuperabili” e gli “irrecuperabili”. Due esempi per tutti: il Polo Bolognese che diventerà un polo detentivo a carattere universitario (per i detenuti ‘recuperabili’) e il Polo Sardo (per i detenuti ‘irrecuperabili’).
Quest’ultimo, relegato nell’isola sarda e lontano dai centri abitati, secondo la logica del ‘lontano dagli occhi, lontano dal cuore’, realizzerà fisicamente l’isolamento dei detenuti marchiati come ‘reietti della società’, completando l’alto muro di omertà, dimenticanza e indifferenza che già circonda le carceri. Significativo il fatto che per il nuovo carcere di Bancali (provincia di Sassari) non si sia nemmeno pensato a come permettere ai parenti e amici che si recano in visita ai congiunti di raggiungere il carcere con mezzi pubblici. Anche gli amici e i parenti dei detenuti vivono infatti situazioni molto gravi, come se anche loro dovessero scontare una punizione, una sofferenza profonda e senza scopo preciso, fine a se stessa.
In carcere, ma soprattutto di carcere, si muore anche. A volte si tratta di omicidi, altre volte di suicidi o di morti “poco chiare”. Per questi assassini, invece, spesso protetti da omertà e giudizi pilotati e di parte, sembra che invece una punizione non arrivi mai.

La solidarietà fuori dal carcere e le carceri di Bologna
In questi venti giorni di mobilitazione si concentrano anche una serie di iniziative solidali fuori dal carcere, alcune delle tante che avvengono nel corso dell’anno. Preziose occasioni per incontrarsi, conoscersi, scambiare informazioni, unirsi nella solidarietà insieme ai detenuti che si mobilitazione per denunciare e combattere. Ci saranno una lunga serie di iniziative a Forlì e in Sardegna, e presidi solidali sotto le carceri di Cremona, Monza, Udine e Tolmezzo.
Ieri, domenica 8 settembre, c’è stato un presidio sotto la Dozza, il carcere di Bologna. A Bologna ci sono anche un carcere minorile, in via del Pratello, e fino a qualche mese fa c’era un CIE in via Mattei.

Solidarietà dai detenuti di Spoleto

450 prigionieri, delle sezioni 1A, 2A, 3A, 2B, 3B dell’Alta Soveglianza, 1 e 2A, 1 e 2B della Media Sicurezza e del reparto infermeria hanno sottoscritto il comunicato sulla protesta dei detenuti dal 10 al 30 settembre. Già il 10 settembre una battitura assordante è risuonata nella parte del giudiziario. Vista la composizione del carcere di Spoleto, dove sono rinchiusi molti ergastolani, un accento particolare è stato messo sulla questione dell’ergastolo, in particolare quello ostativo.

 

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