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La pena di morte in Italia

La pena di morte in Italia

Era da aspettarselo che tutto il razzismo, l’intolleranza, l’odio che sfocia in rabbia, la cattiveria che avvelena tanto il cuore degli italiani nell’ultimo decennio e che ha raggiunto livelli inesplorati dal dopo-guerra ad oggi, producesse un abominio del genere. Pochi giorni fa è il risultato del 54° rapporto del CENSIS a rivelare che ben il 43,7% degli italiani si scopre favorevole alla pena di morte nel nostro Paese. Addirittura sale al 44,7% tra i giovani. Un abominio generato dall’incertezza economica, dal senso immotivato di insicurezza in un momento al minimo storico per reati commessi, ma soprattutto generato dal grande male: quello dei social media che alimentano caccia alle streghe con la loro forca mediatica, con il bombardamento quotidiano di questo “nemico alle porte”, e noi stupidi che quando ci caschiamo ci arriva solo dopo, immancabile, il pentimento. Poi ci ricadiamo, generando questa macchina del profitto sulle ossa di chi ci muore, come uno stantuffo che salendo e scendendo produce energia. Noi invece produciamo like e visualizzazioni, opinioni sterili seminate su un campo di battaglia. Noi produciamo ignoranza, in serie e su vasta scala. Noi produciamo il Nulla, consumiamo e basta.
Le statistiche ci dicono che i paesi al mondo che più fanno ricorso all’utilizzo della pena capitale sono tra quelli con i più alti tassi di criminalità, dagli Stati Uniti alla Cina, dal Golfo Persico al Corno d’Africa, a dimostrazione dell’inutilità della pena di morte come educazione alla giustizia.
Ben venga allora la pena di morte, in un paese, l’Italia, più volte criticato per violazione dei diritti umani. Ben venga la pena di morte in un sistema giudiziario corrotto e classista. Venga pure la pena di morte quando abbiamo migliaia di persone da risarcire ogni anno per ingiusta detenzione, cosicché alcuni di loro non sappiano che farsene del risarcimento. Ben venga la pena di morte così da fare piazza pulita di un po’ di poveri, di qualche emarginato di troppo, dato che lo sono la stragrande maggioranza dei condannati a morte.

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