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Iperincarcerazione – Luic Wacquant

Iperincarcerazione – Luic Wacquant

iperincarcerazioneBentornati a mezz’ora d’aria, nello spazio che dedichiamo ai libri editi attorno a questo microcosmo che ci sta a cuore. La lettura che vi suggeriamo questa settimana ci conduce oltre i nostri confini, negli Stati Uniti e ci fornisce un punto di vista sull’universo penitenziario più largo ed una riflessione teorica più ampia.

Scritto da Luic Wacquant, docente di sociologia al College du France e professore associato all’università della California, Iperincarcerazione – questo il titolo del saggio- analizza l’abnorme crescita dei provvedimenti penali detentivi avvenuta negli USA dalla metà degli anni ’70 ad oggi, rendendo quello che si autodefinisce ‘ mondo libero’ il paese con il più alto numero di detenuti al mondo. A fronte di una percentuale di crimini rimasta pressoché invariata o persino in calo negli ultimi trent’anni, la popolazione carceraria è invece sempre stata in costante aumento fino a raggiungere i 2,4 milioni di detenuti attuali.

La tesi che Wacquant argomenta in queste pagine è che il fenomeno dell’iperincarcerazione è una conseguenza diretta del passaggio dal sistema fordista a quello neoliberista, da un sistema cioè -più o meno efficace- di welfar state ad un modello di prison-fare che sostituisce l’assistenza sociale di base, con l’impiego di una forza di polizia sempre più repressiva e punitiva nei confronti degli strati della popolazione più poveri e disagiati.
Il nuovo regime politico statunitense, definito da Wacquant liberal-paternalista, se verso l’alto, nei confronti delle corporation e delle classi privilegiate, quasi esclusivamente bianche, si dimostra permissivo, diventa invece invadente e disciplinare verso il basso, quando interviene a gestire le conseguenze del disinvestimento sociale tra le classi
subalterne, quasi esclusivamente nere.

Il dato eclatante della popolazione carceraria statunitense è in effetti il suo essere costituita da un 70% tra afroamericani e latini e da un solo 30% di bianchi. La stragrande maggioranza proviene dunque dal ghetto nero in fase di dissoluzione, e dalle fasce della popolazione povere, con maggiori difficoltà ad accedere allo studio e ad un lavoro stabilmente salariato.

Stigma razziale e povertà sono dunque la cifra evidente di una clientela carceraria che è la diretta conseguenza della deregolamentazione del mercato del lavoro, della marginalizzazione della popolazione nera e dello smantellamento progressivo delle reti di protezione sociale: essa dunque, secondo Wacquant, è un effetto marchiano di quella svolta operata dal capitalismo a partire dagli anni 80 -e sostenuta tanto dai governi repubblicani quanto da quelli democratici- tesa a premiare i ricchi e a punirei poveri.

Perché se i crimini negli ultimi 30anni non sono cresciuti ma di fatto sono calati, l’aumento abnorme delle detenzioni si spiega solo con la trasformazione della pena detentiva da strumento di intervento giudiziario ad arma politica volta a contenere le conseguenze criminogene della deflagrazione dello stato sociale.

Questo e molto altro potete leggere in ‘Iperincarcerazione’ di Luic Wacquant, edito nel 2013 da Ombre corte.

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