Ultime notizie
Home » Video

Archivio della categoria: Video

Film: The Milky Way – Nessuno si salva da solo

Di giorno, le montagne tra Clavière e Monginevro sono attraversate da migliaia di sciatori in vacanza sulla neve nel comprensorio sciistico “La Via Lattea”; di notte, sono percorse di nascosto tra i boschi da decine di migranti che lasciano l’Italia per proseguire il loro viaggio oltre il confine con la Francia.
“The Milky Way” è la storia di solidarietà degli abitanti e dei pericoli affrontati dai migranti, raccontata attraverso scorci di vita e graphic novel animate sullo sfondo del mondo di montagna nella consapevolezza che – qui come in mare – nessuno si lascia da solo.

Trailer del film: I am Fatou

Fatou è una ragazza italiana di 23 anni di origine senegalese. Vive in un sobborgo di Roma con sua madre, che vorrebbe educarla secondo le rigide imposizioni della sua cultura di origine. Fatou però sta cercando la propria identità, che combini il suo essere musulmana e nera con la società italiana e, a differenza della maggior parte dei suoi coetanei, lo stigma sociale dell’immigrato è impresso su di lei, la isola e riduce le sue amicizie ad altri giovani figli di stranieri. La sua autentica passione e schermo contro i pregiudizi sta nel cantare: la musica è ciò che non la tradirà mai.

Dopo una notte in discoteca, Fatou viene aggredita da un trentenne italiano che prima la insulta e poi cerca di maltrattarla fisicamente. Lo affronta con coraggio, gli si oppone e alla fine riesce a salire sull’autobus che la riporta nel suo quartiere. Nel breve cammino verso casa, Fatou trova la forza di spezzare la paura e l’umiliazione con la canzone. Un canto notturno intimo in cui Fatou si racconta, nel silenzio della città addormentata, esprimendo i suoi sogni di ragazza, la speranza di una vita radiosa che forse già la aspetta.

Fatou dice che non conosce l’amore, se non nei sentimenti di sua madre, canta della possibilità dell’amore, che significa prima di tutto amare se stessi. E il suo slancio poetico diventa una riflessione universale sul senso di identità, tanto desiderato e, per molti, mai realmente posseduto.

 

https://www.youtube.com/watch?v=_1sfwC8WvTI

Documentario: “À l’usage des vivants” di Pauline Fonsny

Nel 1998, Semira Adamu, una giovane di 20 anni in fuga dalla Nigeria, morì soffocata da un cuscino mentre i gendarmi tentavano di espellerla su un volo di linea, per la sesta volta, dal territorio belga.

Il 17 maggio 2018, durante un inseguimento in autostrada, un agente di polizia belga ha aperto il fuoco su un furgone che trasportava migranti. Un proiettile colpì la testa di una bambina di 2 anni, Mawda Shawri, uccidendola. Ad oggi, nessun ministro si è dimesso e nessun agente di polizia è stato indagato.

Un film dedicato a Semira Adamu, a tutte le vittime delle politiche migratorie e a tutti coloro che lottano contro le frontiere.

Premiato al Perugia Social Film Festival nell’edizione del 2019.

1° tempo

https://www.youtube.com/watch?v=QSOqFV8GC4o

2° tempo

https://www.youtube.com/watch?v=lqlFPjXGwI0&t=749s

Battitura a Secondigliano

6 aprile 2020

I detenuti del carcere di Secondigliano, a Napoli, protestano con la cosiddetta ‘battitura’ per un caso di coronavirus all’interno del penitenziario di Santa Maria Capua Vetere. Oggetti metallici sono stati sbattuti sulle sbarre delle celle per attirare l’attenzione sulla situazione del carcere. .  .  .(Immagini di Ciro Fusco)

Audio/video sui pestaggi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere

Da vedere “La strada dei Samouni”

(Italia-Francia/2018) di Stefano Savona (128′)

Massi e Savona si sono formati lontano dal mondo del cinema romano, con percorsi di ricerca autonomi e lunghi. Tutti e due sono esponenti di un cinema ‘di resistenza’; Massi da eremita nelle sue Marche, Savona da inesausto viaggiatore. I loro percorsi artistici si sono incrociati per raccontare la storia dei Samouni, una famiglia palestinese della periferia rurale di Gaza decimata dai bombardamenti israeliani d’inizio 2009. Documentario e animazione si mescolano: mentre Savona entra nella realtà presente dei sopravvissuti, al chiaroscuro dei disegni di Massi è affidata la rievocazione del tragico passato. Premiato come miglior documentario all’ultimo festival di Cannes.

Attualmente è in programmazione presso la Cineteca di Bologna

“Sulla mia pelle”

La grande assente nella discussione sul film di Cucchi è la legge sulle droghe, non di certo unica responsabile della morte di Stefano, ma sicuramente la principale. Stefano stava fumando una canna in macchina con un amico quando è stato identificato e, successivamente, arrestato.

Un pretesto, certo, la pubblica insicurezza può identificare chiunque e senza doverne giustificare il motivo, ma è indubbio che farsi beccare a fumar una canna può essere causa di piccoli o grossi guai, se non di vere e proprie tragedie come in questo caso, ma anche tanti altri meno noti alle cronache o già finiti nel dimenticatoio, tipo quel ragazzino di 16 anni che si è lanciato dal balcone di casa sua durante una perquisizione per droga sollecitata da sua madre.
Possiamo addebitare alle leggi sulle droghe pure la colpa del recentissimo fatto di cronaca, quello di una donna tossicodipendente, arrestata per uso e spaccio, che ingabbiata a Rebibbia con i suoi due bambini piccoli, li ha lanciati entrambi dalle scale. Posto che né Rebibbia né altri carceri sono adatti ad ospitare nessuno tanto meno due giovani vite, posto che esiste una legge che dovrebbe facilitare i domiciliari per le madri di figli sotto i tre anni, tranne in casi estremi di pericolosità, mi chiedo: cosa potrà mai fare il carcere per coloro che soffrono di problemi di dipendenza da droga o alcol? Cosa potrà mai fare se non dargli il colpo di grazia? se non ucciderli o suicidarli? Ovviamente, si tratta di una domanda retorica, poiché ormai è evidente che il carcere è mero strumento punitivo e mezzo di sterminio della classe povera e/o lavoratrice. Nelle sezioni dei comuni,  la stragrande maggioranza dei reclusi è finita  dentro per reati connessi all’uso di droghe. Un vero e proprio inferno dove sono tutti dei signor nessuno e dove tutti possono fare la fine di Cucchi senza nemmeno l’onore delle cronache o sparire dai giornali nel giro di due trafiletti a fondo pagina fra chi è caduto dalle scale, chi ha avuto un malore, chi aveva certamente usato un mix letale di droga e via dicendo. Titoli e storie tremendamente simili l’uno all’altra. Altro che farci un film! Tuttavia, a mio parere, il film merita di essere visto. Merita perché non mostra e non si sofferma sulla violenza fisica subita da Stefano Cucchi, a differenza del film truculento “Diaz, non lavate questo sangue”, mostra la violenza più silenziosa, una violenza drammaticamente invisibile ai più. La violenza delle domandine inoltrate ripetutamente e sistematicamente ignorate. La violenza di un giudice che a stento alza gli occhi dal fascicolo per guardarti e se lo fa non ti vede e se ti vede se ne fotte se stai male e perché. La violenza dell’avvocato d’ufficio per cui sei l’ennesimo cliente non pagante e magari pure cagacazzo che presenta 30.000 richieste, la violenza del personale sanitario per cui tu sei l’ennesimo tossico o fuori di testa che s’attacca al campanello pure durante il turno notturno. La violenza che manda a destra e a sinistra, su e giù, fra un ufficio e l’altro, fra permessi e carte bollate, i familiari dei detenuti mettendoli in balia di una burocrazia priva di qualsiasi senso logico se non quello di addomesticare, intimorire e punire anche loro, come se fossero in qualche modo corresponsabili del presunto reato commesso dal proprio caro.
Insomma, questo film mostra la violenza più letale: quella della normale quotidianità dell’intero sistema giuridico penale. Quella violenza che molti ignorano totalmente, altri se ne sono assuefatti ed alcuni la scoprono solo quando si tratta della pelle del proprio familiare, mentre, fino a ieri, la giustizia era uguale per tutti e i carabinieri ci difendevano dai cattivi. Ecco perché, secondo me, il film va visto, perché mentre tutti (o quasi) sanno chi sono gli esecutori materiali di questi omicidi, soprusi e violenze, in molti non hanno ancora capito cosa e chi sono i veri mandanti e dove ricercare le responsabilità iniziali. Quelle che stanno a monte, insomma. Certo, bisogna avere la capacità di andare oltre il “povero Stefano” o “verità e giustizia” e iniziare a pensare che per una canna puoi fare una brutta fine o puoi piangere un tuo caro.

Il 2 ottobre proiezione del documentario “Human flow” di Ai Weiwei a Bologna… da non perdere

Recensione dal sito “CCB Circuito Cinema Bologna” (https://www.circuitocinemabologna.it/):

Genere: Documentario

Regia: Ai Weiwei

Con: Boris Cheshirkov, Marin Din Kajdomcaj, Princess Dana Firas Of Jordan, Abeer Khalid

Durata: 140

Trama: Oltre 65 milioni di persone nel mondo sono state costrette a lasciare le proprie case per sfuggire alla carestia, ai cambiamenti climatici e alle guerre. È il più grande esodo umano dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Il documentario racconta con grande espressività visiva, l’epica migrazione di moltitudini umane, mettendo in scena la sconcertante crisi dei profughi e il suo impatto profondamente umano. Girato nel corso di un anno carico di eventi drammatici, seguendo la straziante catena di vicissitudini umane, il film spazia in 23 Paesi tra cui Afghanistan, Bangladesh, Francia, Grecia, Germania, Iraq, Israele, Italia, Kenya, Messico e Turchia ed è la testimonianza della disperata ricerca, da parte di queste persone, di un porto sicuro, di un riparo, di una giustizia. Dal sovraffollamento dei campi profughi ai pericoli delle traversate oceaniche fino alle barriere di filo spinato che proteggono le frontiere, i profughi reagiscono al doloroso distacco con coraggio, resistenza e capacità di adattamento, lasciandosi alle spalle un passato inquietante per esplorare le potenzialità di un futuro ignoto. Un film puntuale, presentato proprio nel momento in cui la tolleranza, la compassione e la fiducia sono più necessarie che mai. Questa intensa opera cinematografica esprime l’incontrovertibile forza dello spirito umano e pone una delle domande che caratterizzeranno questo secolo: riuscirà la nostra società globale a superare la paura, l’isolamento, gli interessi personali e ad accogliere l’apertura, la libertà e il rispetto dell’umanità?

Note IN CONCORSO ALLA 74ma MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA. HA OTTENUTO MENZIONE SPECIALE DEL PREMIO FAIR PLAY CINEMA, PREMIO FONDAZIONE MIMMO ROTELLA AD AI WEIWEI, PREMIO ENRICO FULCHIGNONI-CICT-UNESCO, MENZIONE SPECIALE DEL PREMIO HUMAN RIGHTS NIGHTS AL CINEMA DEI DIRITTI UMANI E SEGNALAZIONE CINEMA FOR UNICEF 2017 DEL PREMIO LEONCINO D’ORO AGISCUOLA

“L’ordine delle cose” di Andrea Segre in concorso a Venezia: docu-film realistico e attualissimo sui rapporti tra Libia e Italia in materia di Immigrazione e diritti umani

Io sto con chi resiste! 0stile

L’evasione è un atto di Libertà!
La libertà è contagiosa!

Rif.: http://www.0stile.net/index.php/video/io-sto-con-chi-resiste

Scroll To Top