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Divine arrestato a Bologna – trasferito in AS2 a Ferrara

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Informiamo che la sera di martedì 2 agosto, a seguito di una lite in casa, il nostro compagno Divine si è trovato alla porta la polizia. Immediatamente le merde entravano nell’abitazione effettuando una perquisizione ed allertando la digos. A seguito di questa perquisizione, come scritto dalla stampa di regime, venivano rinvenuti oggetti e sostanze di uso comune che se collegati tra loro con alchemica sapienza potevano generare un ordigno, oltre a svariato materiale cartaceo riconducibile agli ambienti anarchici. Come risaputo in casa di un anarchico, anche del minestrone andato a male può diventare un’arma.
Divine viene portato in questura dove viene trattenuto per più giorni in assenza di comunicazione con l’esterno e con gli avvocati. Il giorno dopo i giornali parlano di un soggetto che gravita intorno all’area anarchica trovato in casa con materiale potenzialmente esplosivo e immediatamente rilasciato con denuncia a piede libero. La notizia risulta falsa visto che, nonostante i tentativi, nessuno riesce a vedere Divine o ad avere notizie sicure sul suo rilascio.
Dopo 4 giorni infatti arriva la conferma che il compagno si trova rinchiuso nel carcere di Bologna con le stesse accuse già scritte sui giornali.

Da sottolineare il ruolo infame e di copertura svolto dagli scribacchini di regime che, dando una falsa notizia, hanno permesso il prolungato isolamento di Divine. Non ci stupisce l’accanimento dello stato verso i suoi nemici e non ci ferma un tentativo di isolamento dal continuare l’attacco verso l’esistente e i suoi attivi collaboratori.
Siamo vicini a Divine, come lo siamo a tutti i compagni che subiscono la repressione dello stato e determinati più che mai a proseguire per la nostra cattiva strada.

Alcun* anarchic*

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Aggiornamento:

Si era in attesa del pronunciamento del giudice ed è stata confermata la misura cautelare in carcere per Divine.

Per scrivergli lettere e telegrammi di solidarietà:

Divine Umoru
Via del Gomito 2, CAP 40127, Bologna

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Aggiornamento:

Divine è stato trasferito in AS2 nel carcere di Ferrara –> per scrivergli:

Divine Umoru

via Arginone, 327

44122 Ferrara

 

Per fare un saluto di solidarietà a Divine e agli altri prigionieri in AS2 a Ferrara:

x DIVO - ferrara - domenica 21 agosto

Dalla quarta sezione, a Vicenza

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Riceviamo dalla rete e diffondiamo:

Riportiamo una lettera arrivata dal carcere San Pio X di Vicenza, firmata da alcuni detenuti della quarta sezione. La richiesta di diffusione di questo scritto nasce dalla necessità di far conoscere il comportamento delle guardie durante l’incendio di quattro giorni fa, guardie che avrebbero volontariamente omesso di soccorrere un detenuto asmatico svenuto per il denso fumo in sezione. Nello scritto si fa anche riferimento ad un altro incendio, avvenuto tre giorni prima. Il testo è riportato in maniera integrale, con l’aggiunta di qualche elemento di punteggiatura e un’ortografia normata. La sintassi è invece totalmente originale.

“Noi detenuti della 4a sezione testimoniamo con questo foglio che la notte del 12/07/16 verso le ore 22 circa è stato dato fuoco a un lenzuolo che ha causato fumo sintetico [sic], e poi sono state avvisate le guardie di intervenire con un modo rassicurante, per spegnere l’incendio e di bagnare tutta la cella, così il detenuto che si trovava dentro non poteva appiccare il fuoco di nuovo.

Ma non è stata una richiesta per la nostra sicurezza e vita ed infatti fu [sic] incendiata di nuovo la cella con i materassi di prodotti chimici, cosa che ha riempito tutta la sezione di fumo sintetico e molto tossico. A quel punto le guardie spengono il fuoco e ci fanno uscire per le scale. Un’ora dopo qualcuno di noi si accorge dell’assenza di E. che tutti sappiamo che soffre d’asma visto che è stato intossicato e ha respirato [il fumo di un] incendio di un cuscino la sera del 9/7, cioè tre giorni prima.

E solo un’ora dopo quest’ ultimo incendio sono andati a portare E. che era svenuto, e noi tutti eravamo al cancello.

Come si fa a non intervenire e spegnere il fuoco subito causati detenuti e cercare di non farci intossicare? Come si fa ad abbandonare un detenuto che soffre di asma respiratoria quando tutte le guardie sono a conoscenza del suo problema ? Poi abbiamo visto che e assistito a questa cattiva azione, sappiamo che sono andati subito all’ospedale per disintossicarsi , speriamo che diano a noi il modo di disintossicarsi, visto che abbiamo respirato la stessa aria delle guardie.

Vi ricordiamo che siamo esseri umani anche noi!!

Seguono le firme di 17 detenuti della quarta sezione”

Aggiornamento dal C.i.e. di Brindisi-Restinco

Giovedì 30 luglio 2016, abbiamo raggiunto ancora una volta le mura del Cie di Brindisi-Restinco. I fogli di via mirati a scoraggiare la solidarietà esterna non hanno impedito un ennesimo saluto ai detenuti del centro. Dopo il presidio dello scorso 20 febbraio, un contatto costante con l’interno per rompere l’isolamento con la lotta è ancora possibile.

A distanza di quattro mesi, il Cie di Brindisi risulta essere affollato: 8 persone sono rinchiuse per ogni stanza delle 3 sezioni, le nazionalità sono varie – Nigeria, Marocco, Egitto, Kosovo, Albania, Russia, Pakistan, Afghanistan…

Come di frequente, una parte dei detenuti in contatto con noi sono individui stabilizzati in Italia da tempo, che da un momento all’altro hanno subito un troncamento della loro vita comune con un blocco di polizia, per poi trovarsi catapultati nel centro di Brindisi. Questo conferma come un lager per immigrati si regga su controlli random di potenziali irregolari da incarcerare e mettere a profitto per l’arricchimento degli enti gestori dei centri in questione. La militarizzazione di molte città italiane permette l’estensione delle frontiere nel tessuto urbano, fungendo da preambolo alla detenzione allo sfruttamento di immigrati.

Oltre a ciò, non mancano le già note lamentele per il cibo fornito al Cie dalla ditta Ladisa spa. Cibo scadente, maleodorante, e che – a detta di alcuni detenuti- provoca forti dolori allo stomaco e prurito diffuso.

Le condizioni igieniche tendono a peggiorare nel corso dell’estate: scarafaggi e altri parassiti infestano le stanze del Cie. Inoltre, dalla sezione B un detenuto sostiene che gli addetti alle pulizie passano così raramente che le stesse persone rinchiuse si trovano costrette a ripulire con le scope la propria galera. Una situazione di ulteriore umiliazione che, da quanto dichiarato dallo stesso contatto, è anche occasione di derisione di parte di alcuni operatori del centro.

Varie persone hanno anche testimoniato di pestaggi e minacce da parte delle guardie nei confronti di chi protesta. A tal proposito, sembra che all’uso punitivo della stanza di isolamento sia subentrata l’usanza di condurre i dissidenti al cortiletto della sezione per essere pestati.

Il saluto di giovedì scorso è stata un’occasione per sentire da dento il forte desiderio di evadere e mettere fine a questa gabbia. Desiderio espresso nelle parole urlate dei detenuti dalle finestre inferriate, dai loro insulti contro militari e poliziotti, e nell’entusiasmo di un piccolo momento di rottura con la mortificante normalità di quel lager.

Nemici delle frontiere – Lecce

LETTERA APERTA DEI DETENUTI IN AS1 DEL CARCERE DI PARMA

Roberto Cavalieri
Parma, 16 giugno 2016

Comune di Parma
SETTORE SOCIALE
Garante dei diritti delle persone private della libertà personale
Largo Torello de Strada, 11/a – 43121 Parma
mail garante.detenuti@comune.parma.it

Ministero della Giustizia
DAP – Capo dipartimento

dr. Santi CONSOLO
Provveditore PRAP ER

dr.ssa Ilse RUSTENI
Direttore IIPP Parma

dr. Carlo BERDINI
Magistrati di Sorveglianza RE

dr.ssa Maria Giovanna SALSI
dr. Paolo DE MEO
Garante nazionale dei detenuti

dr. Mauro PALMA
Al volontariato penitenziario

Alla stampa
Oggetto: Reparto detenuti AS1 – Lettera aperta

Spett.li,

esattamente un anno fa mi indirizzavo a voi sottolineando le criticità del reparto detenuti Alta Sicurezza 1 che vedeva aumentare il numero degli arrivi a Parma a seguito della chiusura di un medesimo circuito presso il carcere di Padova.

Successivamente alla mia comunicazione si sono verificate iniziative apprezzabili sotto il profilo dell’incremento delle proposte trattamentali a questi detenuti, anche se non sempre esaustive per quel che riguarda la loro continuità e significatività dal punto di vista delle ore settimanali di effettivo impegno.

Nel contempo era stato apprezzato anche l’impegno dell’amministrazione nel rivedere la collocazione di questi detenuti al fine di diminuirne il numero a Parma con l’accoglimento di richieste di trasferimenti o con la nuova procedura di declassificazione se e quando applicabile.
Allora, un anno fa, si parlava di 29 detenuti che vivevano, in gran parte scontando pene all’ergastolo ostativo e quindi senza alcuna speranza di benefici, più due detenuti, sempre AS1, ricoverati presso il centro clinico.

Constato invece che il numero degli arrivi in verità non si è mai arrestato e oggi si contano 36 detenuti in totale appartenenti al circuito AS1. Di questi 3 si trovano in isolamento perché rifiutano di essere collocati in sezione in cella con gli altri detenuti in quanto di diritto (spesso per problematiche sanitarie) spetta a loro una cella singola. Altri 3 si trovano ricoverati presso il centro clinico penitenziario – SAI. In sezione 5 celle sono occupate da detenuti in condivisione con un altro compagno che, nonostante l’età avanzata e magari ultra settantenne, viene fatto dormire sul letto rialzato di una disposizione a “castello”.

Cinque detenuti sono iscritti a corsi universitari mentre due sono studenti privatisti di scuola superiore: per loro la cella singola diventa garanzia del mantenimento di un contesto favorevole allo studio non potendo trovare altra medesima soddisfazione nel corso delle ore di accesso alla sala PC dove si accede per 4 ore al giorno, magari sacrificando le ore d’aria.

La procedura per la declassificazione non ha praticamente portato, ad oggi, alcun effetto per questi detenuti che si vedono respinto il riconoscimento ancora, almeno in un caso da me verificato, con informazioni della DDA che risultano essere datate nel tempo se non addirittura contraddittorie rispetto a provvedimenti di decadimento del regime del 41 bis somministrato precedentemente oppure di riconoscimento dei giorni di liberazione anticipata.

Chiedo apertamente alle SS.VV. di volere prendere in considerazione il reparto in questione come un luogo di applicazione, vera, dei principi ispiratori non solo delle norme che regolano la vita detentiva e che riconoscono ai detenuti diritti inalienabili ma anche di questo “nuovo” corso voluto dalla Amministrazione penitenziaria e dal Ministero della Giustizia oramai varato con i risultati ottenuti dal lavoro degli Stati generali dell’esecuzione penale.

A tal fine si chiede di volere interrompere la destinazione di altri detenuti a questo reparto e nel contempo di voler considerare con la massima disponibilità le istanze di trasferimento presentate dai detenuti finalizzando queste azioni alla riduzione del numero dei reclusi e al conseguente miglioramento delle condizioni di vita degli altri detenuti e del personale coinvolto nella loro gestione.

Si allega l’elenco di richiesta di attenzione firmata dai detenuti AS1 del carcere di Parma.

In attesa di cordiale riscontro si porgono distinti saluti.
Roberto Cavalieri

Bologna e il miraggio dell’asilo politico

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Scorriamo da articoli in rete alcuni dati sul tema rifugiati e asilo politico a Bologna, che ci danno il senso di cosa vuol dire fuggire dal proprio paese di origine, rischiare tutto in mare per poi finire come un numero sulla scrivania di un’annoiata burocrazia, un’infinitesimale parte della ruota dei diritti che scricchiola e si deforma sotto il peso della guerra globale.

Ne snocciola i numeri Adolfo Valente, l’attuale presidente della Commissione Territoriale di Bologna, dalla pagina ingrigita di un quotidiano di regime. Dal 2014 a oggi sono state registrate 12.537 persone all’ex C.I.E. di via Mattei, e delle oltre 7.000 domande presentate, ne sono state esaminate 4.007 di cui 3.134 hanno avuto esito positivo. Sono per lo più eritrei (2.432 identificati dal 2014), nigeriani (1.909), siriani (925), gambiani (860) e pakistani (625). Dopo il “passaggio” all’ex C.I.E., entrano nel limbo dell’attesa di ciò che ne sarà della loro permanenza nel nostro paese, sparsi tra i 51 strutture di accoglienza nella provincia bolognese.

Sembra addirittura che qualcuno, stanco di aspettare, decida da solo per il proprio futuro e si dia alla macchia….

Per gli altri, la Commissione decide in base alla gravità di minacce incombenti, di rischi personali, dall’età del richiedente e dal suo passato traumatizzante. In caso di esito positivo (si noti l’ironia del termine) possono quindi ricevere:
– lo status di rifugiato, con validità di 5 anni, automaticamente rinnovato e con canale privilegiato per ottenere la cittadinanza;
– la protezione sussidiaria, anch’essa con validità di 5 anni ma rinnovabile con l’assenso della Commissione;
– la protezione umanitaria con validità 2 anni, rinnovabile con l’assenso della Commissione.

Chi non ha questi requisiti è destinato alla deportazione, ma dietro a questi numeri ci sono corpi a cui nessuno può negare un futuro migliore, né tanto meno può distinguere chi ha diritto o meno a un’opportunità. E’ certo che l’ottenimento dello status di rifugiato non sottintende automaticamente integrazione. Ce lo spiegano meglio le parole di Adolfo Valente, che intervistato dalla giornalista aggiunge:” Si ricorda i braccianti di Rosarno? Si diceva che erano clandestini, poi si scoprì che erano quasi tutti rifugiati, ma vivevano in condizioni di semi-schiavitù. Il punto è che purtroppo la vera integrazione non passa da un foglio di carta. In tempi di crisi ancora di più”.

Identificazione forzata dei migranti

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Apprendiamo con sgomento che è stata trasmessa ai sindacati di polizia, una circolare del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, datata 16 marzo 2016, dove si cita la norma che verrà presto varata in materia di Hot Spot e di “accoglienza” dei migranti irregolari.

L’uso della forza somministrata agli immigrati in caserme e commissariati non è nuovo, non ci sorprende ed è ampiamente testimoniato da chi l’ha subita. Fino ad oggi era silenziata, oscurata dal solito velo di omertà mafiosa che avvolge solitamente gli episodi di questo tipo. Ciò che ci inorridisce è che venga palesemente legittimata dal Ministero, che dovrà allora illustrarci cosa intende con l’uso della forza (specie se utilizzata da pubblici ufficiali) su donne e uomini che non vogliano farsi prendere le impronte digitali. Ci spieghi se è prevista una “scala del dolore” a cui sottoporre le persone da identificare. Ci chiarisca che tipo di sofferenza può infliggere un “rappresentante dello Stato” pur di raggiungere il suo obiettivo.

A seguire, alcuni video trovati in rete che esemplificano la tematica e, ovviamente, la circolare in questione.

circoforza16mar2016

http://www.youtube.com/watch?v=nC0frtdupWs

http://www.youtube.com/watch?v=_g0lNm1Lnwg

Nuovo opuscolo: “Rompere la piazza”

COPERTINA

E’ uscito un nuovo opuscolo dal titolo: “Rompere la piazza”, un lavoro di analisi ben fatto e curato che può aiutare a comprendere sia gli eventi che hanno portato chi ci governa a dotarsi di un reato di “devastazione e saccheggio”, sia a far chiarezza su come ci si può muovere se ci si trova indagati per questo reato.

OPUSCOLO web

Equitalia pignora la diaria ai detenuti

Riportiamo dalla rete l’episodio di un detenuto del carcere di Monteacuto, ad Ancona, condannato per contrabbando di sigarette a cui Equitalia vuole pignorare l’intera diaria giornaliera di 20 euro, guadagnata facendo lavori di giardinaggio all’interno del penitenziario per scopi riabilitativi.

Facendo i conti al centesimo il debito gli è stato calcolato in 12.256 euro: considerando una paga percepita di 500/600 euro mensili, il detenuto dovrebbe lavorare circa due anni gratis.
Si potrebbe quindi parlare di “lavori forzati” direttamente inflitti non da un tribunale ma da Equitalia.
I burocrati dell’ente riscossore non si limiteranno ovviamente a questo singolo caso, ma prevedono di entrare in possesso di tutte le somme percepite dai detenuti in debito col fisco, guadagnati col loro lavoro fuori o dentro le strutture carcerarie.
Si parla di una montagna di soldi, estorti nel modo più vile, che fanno gola ad Equitalia che vedrà così ingrassare i suoi affari.

Comunicato dal carcere di Opera

Noi sottoscritti detenuti del primo padiglione, 4° piano, sezioni A, B e C del carcere di Opera Continua a leggere »

Indirizzario carceri italiane con sezioni 41bis

f451Indirizzi delle carceri con sezioni 41/bis Continua a leggere »

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