Ultime notizie
Home » Archivio (pagina 31)

Archivio della categoria: Archivio

Documentario “87 ore” di Costanza Quatriglio

87ore

Film-documentario “87 ore” di Costanza Quatriglio (2015 – 75 minuti)

Francesco Mastrogiovanni – insegnante elementare, 58enne originario di Castelnuovo Cilento (SA) – muore nel reparto psichiatrico dell’Ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania il 4 agosto 2009. La mattina del 31 luglio l’uomo era stato sottoposto a un Trattamento Sanitario Obbligatorio. Le immagini del sistema di videosorveglianza, presente nel reparto psichiatrico, documentano l’intero ricovero del maestro e la sua agonia. Francesco Mastrogiovanni, due ore dopo l’ingresso nel reparto, è legato mani e piedi al letto dell’ospedale. Viene liberato dalla fasce di contenzione solo dopo alcune ore dal decesso.

Una produzione Doclab, in collaborazione con Rai Tre e con il sostegno del MiBACT.

Musiche Marco Messina, Sacha Ricci, 99 Posse
Disegno di Simone Massi

Per ulteriori approfondimenti: http://www.giustiziaperfranco.it/

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=Qvlq-M9WGms

 

“Fratture di una vita” di Charlie Bauer

bauerfronte2

Charlie Bauer 1943-2011
marsigliese, teppista, ladro, rapinatore, detenuto, speleologo urbano all’occorrenza, ribelle per vocazione.
“Voglio smentire questa logica. Nutro la sana convinzione di riuscire ad evadere ogni domani! Tutte le argomentazioni dotate di quella “logica” che spinge verso la resa, non portano a nulla. In me, al contrario, provocano un sussulto di energia, di rabbia, di fierezza verso ciò che io ritengo un dovere, un principio. Rido spesso, di un riso amaro e critico, vedendo molti altri detenuti adagiarsi ai facili “confort” della sottomissione. Non pensano più, non sognano più, non si battono mai, si adattano solamente. Mai troppo, al loro avviso. Molto, secondo me. Il sistema penitenziario non sarebbe così altrimenti. Gli scacchi, le bocce, i tarocchi, il ping pong…con il flacone di sonniferi-tranquillanti-rilassanti per dormire meglio la sera, il gioco è fatto!
A questo gioco si perde sempre, compagni.
Senza aiuto esterno qui, l’evasione è perfettamente evasiva. Studiando la struttura potrei forse trovarvi una falla. E con questa prospettiva il tempo passa. Ho raccolto qualche informazione, ma non ancora sufficiente per farmi un’idea precisa. Non posso assolutamente strombazzare ai quattro venti le mie richiesta di informazioni. Nei film e nei romanzi tutto è molto più semplice”.
Indice:
-Premessa
-L’estaque
-Fine di giovinezza
-L’esclusione
-La bella e la bestia
-Lotta fino alla morte
-Ribellioni
-Quartier de haute sécurité
-Libertà condizionata
-Jacques
-Il nemico pubblico
-Ritorno
-Processi
-Ancora processi
-Fino alla fine
Pagine 336
Edizione autoprodotta da: “Cassa antirepressione delle Alpi occidentali“,”El Paso” occupato, Centro di documentazione “Porfido“, edizioni “El Rùsac“, “NED P.S.M.” – Il ricavato dalla vendita del libro andrà a sostegno della cassa antirepressione delle Alpi occidentali.

“Urla a bassa voce” di Francesca de Carolis

urla

a cura di Francesca De Carolis
URLA A BASSA VOCE
Dal buio del 41 bis e del fine pena mai – Prefazione di don Luigi Ciotti

A trent’anni dall’introduzione del reato di associazione mafiosa e dopo 20 anni dall’inasprimento delle leggi per combattere la criminalità organizzata, tra cui il 41 bis, questa è la prima testimonianza collettiva di ergastolani, condannati per reati legati alla criminalità organizzata, che hanno scelto di non essere collaboratori di giustizia. In un momento in cui con sempre maggiore drammaticità si pone il problema dell’affollamento delle carceri italiane e delle condizioni di chi vi è detenuto, i loro racconti aprono una riflessione sulla condizione fisica e morale di chi è condannato a morire in carcere. Una riflessione sul senso della pena e sulla necessità del rispetto dei diritti che la nostra Costituzione garantisce per tutti, indipendentemente dalla configurazione dei reati commessi.

“Tutta la verità – Totu sa beridadi” di Francesca de Carolis

COP TRUDU_eretica speciale:310x210

Mario Trudu
TUTTA LA VERITA’ – TOTU SA BERIDADI
Storia di un sequestro

Storia di Mario Trudu, due condanne per sequestro di persona. Del primo mi dichiaro innocente. Ma ritengo che le vittime di questa faccenda non siano soltanto i sequestrati. Pure io e i miei familiari siamo vittime di un stato che dovrebbe fare giustizia e non vendetta. Da trentacinque anni anche io sequestrato e senza alcuna prospettiva di uscirne vivo, vi racconto la mia tremenda storia.

Io Mario Trudu, nato ad Arzana (Nuoro) l’11 marzo 1950, sono stato arrestato il 12 maggio 1979 in territorio di Sinnai (Cagliari) con l’accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione. In quella zona svolgevo il lavoro di allevatore. Provengo da una famiglia di contadini senza nessuna ricchezza materiale, ma i miei genitori mi hanno lasciato in eredità dei beni insostituibili: i loro insegnamenti, buoni sentimenti e il rispetto verso gli altri, insieme a un altro tesoro, tre meravigliose sorelle e un fratello. Anche se credo che per molti sentire me parlare di rispetto e di buoni sentimenti suonerà male, spero che leggendo il libro tutti si renderanno conto che questa è la verità. Loro mi hanno anche insegnato a non arrendermi dandomi quella straordinaria forza che mi ha permesso di superare tutti questi anni di indicibile orrore. Per decenni in una cella a sognare i luoghi conosciuti fin da ragazzo, posso dire di aver vissuto due vite, una con un destino crudele e una virtuale fatta di cose inesistenti. Quella che mi manca è una vita normale, che con una classe politica così… non potrò avere mai.

“…e tu slegalo subito” di Giovanna del Giudice

Il 22 giugno 2006 Giuseppe Casu muore nel Servizio psichiatrico di diagnosi e cura di Cagliari, legato al letto, braccia e gambe, per sette giorni di seguito fino alla morte. Quella morte non silenziata, non negata, non giustificata, ma indagata e assunta come limite invalicabile dell’agire psichiatrico diventa il punto di avvio di un tumultuoso quanto difficile cambiamento.

“Il libro, straziante e bellissimo, di Giovanna Del Giudice, percorso da una straordinaria passione della dignità umana, e da una sconvolgente descrizione di fatti che crudelmente la lacerano, si confronta con la questione radicale della contenzione in psichiatria nella quale è in gioco la dignità dei pazienti.
[…] Nell’area di una psichiatria indifferente ai valori della interiorità, e incentrata esclusivamente sulle terapie farmacologiche, rinasce nondimeno ogni volta la tentazione di utilizzare la contenzione senza farsi tante domande sulla sua frantumata fondazione etica.
[…] La contenzione frantuma ogni dimensione relazionale della cura, e fa ulteriormente soffrire esistenze lacerate dal dolore, e dall’isolamento; e la contenzione scende come lacerante ghigliottina sulla loro vita psichica: ricolma di sensibilità e di fragilità, di nostalgia della vita e della morte.”
(dall’introduzione di Eugenio Borgna)

 

Giovanna del Giudice:

medico psichiatra, nel dicembre 1971 inizia a lavorare nell’ospedale psichiatrico di Trieste, sotto la direzione di Franco Basaglia. Partecipa all’intero processo di deistituzionalizzazione e alla costruzione dei percorsi della salute mentale di comunità, con particolare attenzione alle questioni di genere. È stata direttrice del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL Caserta 2 e di Cagliari e consulente per la salute mentale in altre regioni italiane.
Autrice di numerose pubblicazioni. Coordina progetti di cooperazione internazionale sui temi della salute mentale.
È presidente dell’associazione ConfBasaglia dal novembre 2013.

Aria – foglio anticarcerario torinese

Diffondiamo i numeri usciti del foglio anticarcerario torinese ‘Aria’, uscito tra settembre 2013 e marzo 2014. Continua a leggere »

Materiale campagna “PAGINE CONTRO LA TORTURA”

Di seguito un po’ di materiale della campagna  “PAGINE CONTRO LA TORTURA” che si prefigge di rimuovere il divieto di ricevere dall’esterno libri e stampe d’ogni genere nelle sezioni 41bis. Continua a leggere »

Appello per la campagna “PAGINE CONTRO LA TORTURA”

“PAGINE CONTRO LA TORTURA”

Circa il divieto di ricevere dall’esterno libri e stampe d’ogni genere nelle sezioni 41bis

Nel tempo le istituzioni hanno allevato funzionari che ritengono naturale questo sistema di barbarie. Quando si eleva il meccanismo della mostrificazione a ’normale’ strumento di repressione, la tortura di varia natura diventa burocrazia quotidiana”. (Da una lettera di un detenuto rinchiuso nel nuovo carcere di Massama, Oristano, giugno 2015).

Da alcuni mesi chi è sottoposto al regime previsto dall’art. 41bis dell’ordinamento penitenziario (o.p.) non può più ricevere libri, né qualsiasi altra forma di stampa, attraverso la corrispondenza e i colloqui sia con parenti sia con avvocati: i libri e la stampa in genere si possono solo acquistare tramite autorizzazione dell’amministrazione. È un’ulteriore censura, una potenziale forma di ricatto, in aggiunta alle restrizioni sul numero di libri che è consentito tenere in cella: solo tre.

Nel novembre 2011 una circolare del DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria: il dipartimento del ministero della Giustizia preposto al governo delle carceri italiane) impose questa restrizione, ma fu bloccata da reclami di alcuni prigionieri e prigioniere accolti nelle ordinanze di alcuni giudici di sorveglianza. I ricorsi opposti da almeno tre pubblici ministeri contro queste ordinanze furono confermati in Cassazione. Infine una sentenza della suprema Corte del 16 ottobre 2014 ha dato ragione al DAP, rendendo così definitiva questa nuova odiosa restrizione.

Il regime di 41bis è il punto più rigido della scala del trattamento differenziato che regola il sistema carcerario italiano.

Adottato trent’anni fa come provvedimento temporaneo, di carattere emergenziale, si è via via stabilizzato e inasprito. In questa condizione detentiva ci sono oggi ben oltre 700 prigionieri  e prigioniere, fra i quali una compagna e due compagni rivoluzionari, trasferiti in queste sezioni da dieci anni. Il 41bis è attualmente in vigore in 13 sezioni all’interno di carceri sparse in tutt’Italia: Cuneo, Novara, Parma, Opera-Milano, Tolmezzo-Udine, Ascoli Piceno, Viterbo, Secondigliano-Napoli, Terni, Spoleto, L’Aquila, Rebibbia-Roma, Bancali-Sassari (entrata in funzione all’inizio di luglio 2015).

Il 41bis prevede:

– isolamento per 23 ore al giorno (soltanto nell’ora d’aria è possibile incontrare altri/e prigionieri/e, comunque al massimo tre, e solo con questi è possibile parlare);

– colloquio con i soli familiari diretti (un’ora al mese) che impedisce per mezzo di vetri, telecamere e citofoni ogni contatto diretto;

– esclusione a priori dall’accesso ai “benefici”;

– utilizzo dei Gruppi Operativi Mobili (GOM), il gruppo speciale della polizia penitenziaria, tristemente conosciuto per i pestaggi nelle carceri e per i massacri compiuti a Genova nel 2001;

– “processo in videoconferenza”: l’imputato/a detenuto/a segue il processo da solo/a in una cella attrezzata del carcere, tramite un collegamento video gestito a discrezione da giudici, pm, forze dell’ordine, quindi privato/a della possibilità di essere in aula;

– la censura-restringimento nella consegna di posta, stampe, libri.

Questa tortura quotidiana è finalizzata a strappare una “collaborazione”, cioè a costringere, chi la subisce, alla delazione. Nessun fine, quindi, legato alla sicurezza quanto piuttosto all’annientamento dell’identità e personalità. Ciò è ancora una volta dimostrato attraverso l’applicazione di quest’ultima ennesima restrizione, visto che leggere e scrivere rappresenta  da sempre l’unica forma di resistenza alla deprivazione sensoriale a cui sono quotidianamente sottoposti tutti e tutte le detenute.

Le leggi e le norme di natura emergenziale, col passare del tempo, si estendono cosicché ogni restrizione adottata nelle sezioni a 41bis prima o poi, con nomi e forme diverse, penetra nelle sezioni dell’Alta Sicurezza e in quelle “comuni”, contro chi osa alzare la testa.

Lo dimostra la generalizzazione di norme “trattamentali” eccezionali, quali per esempio: l’uso massiccio dell’isolamento punitivo disposto dall’art. 14-bis o.p. (*), che può essere prorogato anche per parecchi mesi consecutivi, in “celle lisce” e spesso isolate all’interno dell’istituto; o la “collaborazione” (di fatto) quale condizione essenziale per poter accedere a un minimo di possibilità “trattamentali” (socialità, scuola, lavoro); oppure la censura (di fatto) della corrispondenza e la limitazione del numero di libri o vestiti che è possibile tenere in cella.

Una società che sottostà al ricatto della perenne emergenza, alimentata da banalizzazioni ed allarmismi, si rende consenziente alle vessazioni e torture di cui il blocco dei libri è solo l’ultimo, più recente tassello. Individuiamo nel Dap il diretto responsabile e l’obbiettivo verso cui indirizzare le proteste: D.A.P. – Largo Luigi Daga n. 2 – 00164 Roma; centralino: 06 665911; Ufficio detenuti alta sicurezza mail: dg.detenutietrattamento.dap@giustizia.it telefono: 06 665911 fax: 0666156475. Tartassiamoli di telefonate, email, cartoline…e chi più ne ha, più ne metta! Chiediamogli conto di quanto hanno messo in pratica!

È altresì importante promuovere una campagna di sensibilizzazione e iniziativa di tutte e tutti coloro che operano nel mondo della cultura: librerie, case editrici, di appassionati/e della lettura, scrittori e scrittrici, viaggiatori tra le pagine, ecc., volta al ritiro del vessatorio divieto di ricevere libri.

In particolare, al fine di fare pressione sulle autorità competenti ed estendere la solidarietà, invitiamo tutte le realtà a spedire cataloghi, libri, riviste, ecc, presso le biblioteche delle carceri in cui sono presenti le sezioni a 41bis (per gli indirizzi delle carceri clicca qui)  e ai detenuti e alle detenute che di volta in volta ne faranno richiesta.

Informazioni utili allo sviluppo della campagna si trovano in rete a questo indirizzo:

http:/paginecontrolatortura.noblogs.org/. Il blog servirà da strumento di aggiornamento, coordinamento e documentazione. Chiunque aderirà alla campagna, per esempio con la spedizione di libri, ma anche con iniziative autonome, sarà bene che lo comunichi al seguente indirizzo di posta elettronica, cosicché sarà più semplice avere il polso della situazione su ciò che si sta, o meno, muovendo: paginecontrolatortura@inventati.org

Un’esperienza simile fu fatta nel 2005, quando l’allora ministro della Giustizia Roberto Castelli limitò il numero di libri tenibili in cella, nella sezione a “Elevato Indice di Vigilanza” (equivalente all’attuale “Alta Sicurezza 2”) del carcere di Biella. Grazie alla campagna “Un libro in più di Castelli” si sviluppò un’intensa attività che interessò numerose città italiane, basata sulla raccolta e la spedizione di libri nel carcere piemontese, che sfociò in una partecipata manifestazione sotto le sue mura. La limitazione dei libri fu infine ritirata.

Quest’appello vuole essere diretto e ampio, tanto quanto reclama la libertà, la lotta per viverla, nemica di ogni forma di prevaricazione e sfruttamento.

Il carcere non è la soluzione, ma parte del problema.

Sommergiamo di libri le carceri, evitiamo che si metta in catene la cultura!

AGOSTO 2015 – CAMPAGNA “PAGINE CONTRO LA TORTURA”

 

(*) Art.14-bis
Regime di sorveglianza particolare.

  1. Possono essere sottoposti a regime di sorveglianza particolare per un periodo non superiore a sei mesi, prorogabile anche più volte in misura non superiore ogni volta a tre mesi, i condannati, gli internati e gli imputati:
  2. a) che con i loro comportamenti compromettono la sicurezza ovvero turbano l’ordine negli istituti;
  3. b) che con la violenza o minaccia impediscono le attività degli altri detenuti o internati;
  4. c) che nella vita penitenziaria si avvalgono dello stato di soggezione degli altri detenuti nei loro confronti. …

 

Art.14-quater
Contenuti del regime di sorveglianza particolare

  1. Il regime di sorveglianza particolare comporta le restrizioni strettamente necessarie per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza, all’esercizio dei diritti dei detenuti e degli internati e alle regole di trattamento previste dall’ordinamento penitenziario.
  2. L’amministrazione penitenziaria può adottare il visto di controllo sulla corrispondenza, previa autorizzazione motivata dell’autorità giudiziaria competente.
  3. Le restrizioni di cui ai commi precedenti sono motivatamente stabilite nel provvedimento che dispone il regime di sorveglianza particolare.
  4. In ogni caso le restrizioni non possono riguardare: l’igiene e le esigenze della salute; il vitto; il vestiario ed il corredo; il possesso, l’acquisto e la ricezione di generi ed oggetti permessi dal regolamento interno, nei limiti in cui ciò non comporta pericolo per la sicurezza; la lettura di libri e periodici; le pratiche di culto; l’uso di apparecchi radio del tipo consentito; la permanenza all’aperto per almeno due ore al giorno salvo quanto disposto dall’articolo 10; i colloqui con i difensori, nonché quelli con il coniuge, il convivente, i figli, i genitori, i fratelli.

(Non cita mai la “misura” dell’isolamento, che invece è la prima ad essere impiegata e la più grave.)

Appello in arabo clicca

Fibbia: E’ uscito il n°1 del foglio anticarcerario

Pubblichiamo il foglio carcerario emiliano romagnolo pervenuto in redazione: Continua a leggere »

Prima lettera da S.Vittore di Dell’Acqua Alessio sulle sue condizioni detentive

Ciao [..],

come probabilmente già saprai mi trovo in custodia cautelare nel carcere di San Vittore con l’accusa di “devastazione e saccheggio” per i fatti accaduti a Milano al corteo del Primo Maggio. Continua a leggere »

Scroll To Top