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Abusi nel carcere di Opera

Riportiamo questa lettera-denuncia pubblicata sull’opuscolo 115 di OLGa, scaricabile dal sito http://www.autprol.org/olga/

Lettera collettiva dal carcere di opera

“Carissimi amici e compagni, siamo un gruppo di detenuti 4° piano 1° padiglione che vogliamo raccontare cosa è successo a salazar (un bravissimo ragazzo filippino che non poteva nuocere ad una mosca) e che quando c’è stata la manifestazione di antigone lui, per questo, aveva bruciato il materasso. Questo dopo che chiedeva da 4 giorni di andare in isolamento, perché ha tre bambini piccolissimi, e non gli danno il lavoro.

Così, dopo l’intervento degli agenti è stato picchiato dal 4° piano fino al 2° piano, un agente gli ha sferrato un pugno, ma salazar si è abbassato, essendo piccolissimo (pesa 40 kg), all’agente si è girato il ginocchio ed è caduto, battendo la fronte sui gradini delle scale. Questi aguzzini non hanno perso tempo a fare pubblicare sul giornale su una pagina intera che “un agente è stato aggredito selvaggiamente da un detenuto”, invece di dire che (il detenuto) è stato picchiato da decine e decine di agenti, perché loro vogliono sempre passare per vittime, invece di dare il lavoro ad un uomo con tre bambini piccoli (uomo mite e sempre sorridente) che noi sappiamo come sono i filippini quando lavorano – anima e corpo. Questa è la verità di quello che è successo e non di quello che hanno scritto i giornalisti in concomitanza con quello che la direzione vuole coprire per giustificare eventuali pestaggi.

Un abbraccio da tutti noi detenuti 1°padiglione 4°piano in solidarietà con salazar vittima di questo sporco e infame sistema.

Grazie di tutto, ciao!”

fine luglio 2016

Lettera collettiva dal carcere di Opera

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Carissimi amici e compagni,

siamo un gruppo di detenuti 4° piano 1° padiglione che vogliamo raccontare cosa è successo a Salazar (un bravissimo ragazzo filippino che non poteva nuocere ad una mosca) e che quando c’è stata la manifestazione di Antigone lui, per questo, aveva bruciato il materasso. Questo dopo che chiedeva, da 4 giorni di andare in isolamento, perché ha tre bambini piccolissimi, e non gli danno il lavoro.

Così, dopo l’intervento degli agenti è stato picchiato dal 4° piano fino al 2° piano, un agente gli ha sferrato un pugno, ma Salazar si è abbassato, essendo piccolissimo (pesa 40 kg), all’agente si è girato il ginocchio ed è caduto, battendo la fronte sui gradini delle scale.

Questi aguzzini non hanno perso tempo a fare pubblicare sul giornale su una pagina intera che ‘un agente è stato aggredito selvaggiamente da un detenuto’, invece di dire che (il detenuto) è stato picchiato da decine e decine di agenti, perché loro vogliono sempre passare per vittime, invece di dare il lavoro ad un uomo con tre bambini piccoli (uomo mite e sempre sorridente) che noi sappiamo come sono i filippini quando lavorano – anima e corpo.
Questa è la verità di quello che è successo e non di quello che hanno scritto i giornalisti in concomitanza con quello che la direzione vuole coprire per giustificare eventuali pestaggi.

UN ABBRACCIO DA TUTTI NOI DETENUTI 1°PADIGLIONE 4°PIANO IN SOLIDARIETA’ CON SALAZAR VITTIMA

DI QUESTO SPORCO E INFAME SISTEMA. GRAZIE DI TUTTO CIAO!

(fine luglio 2016)

Divine arrestato a Bologna – trasferito in AS2 a Ferrara

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Informiamo che la sera di martedì 2 agosto, a seguito di una lite in casa, il nostro compagno Divine si è trovato alla porta la polizia. Immediatamente le merde entravano nell’abitazione effettuando una perquisizione ed allertando la digos. A seguito di questa perquisizione, come scritto dalla stampa di regime, venivano rinvenuti oggetti e sostanze di uso comune che se collegati tra loro con alchemica sapienza potevano generare un ordigno, oltre a svariato materiale cartaceo riconducibile agli ambienti anarchici. Come risaputo in casa di un anarchico, anche del minestrone andato a male può diventare un’arma.
Divine viene portato in questura dove viene trattenuto per più giorni in assenza di comunicazione con l’esterno e con gli avvocati. Il giorno dopo i giornali parlano di un soggetto che gravita intorno all’area anarchica trovato in casa con materiale potenzialmente esplosivo e immediatamente rilasciato con denuncia a piede libero. La notizia risulta falsa visto che, nonostante i tentativi, nessuno riesce a vedere Divine o ad avere notizie sicure sul suo rilascio.
Dopo 4 giorni infatti arriva la conferma che il compagno si trova rinchiuso nel carcere di Bologna con le stesse accuse già scritte sui giornali.

Da sottolineare il ruolo infame e di copertura svolto dagli scribacchini di regime che, dando una falsa notizia, hanno permesso il prolungato isolamento di Divine. Non ci stupisce l’accanimento dello stato verso i suoi nemici e non ci ferma un tentativo di isolamento dal continuare l’attacco verso l’esistente e i suoi attivi collaboratori.
Siamo vicini a Divine, come lo siamo a tutti i compagni che subiscono la repressione dello stato e determinati più che mai a proseguire per la nostra cattiva strada.

Alcun* anarchic*

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Aggiornamento:

Si era in attesa del pronunciamento del giudice ed è stata confermata la misura cautelare in carcere per Divine.

Per scrivergli lettere e telegrammi di solidarietà:

Divine Umoru
Via del Gomito 2, CAP 40127, Bologna

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Aggiornamento:

Divine è stato trasferito in AS2 nel carcere di Ferrara –> per scrivergli:

Divine Umoru

via Arginone, 327

44122 Ferrara

 

Per fare un saluto di solidarietà a Divine e agli altri prigionieri in AS2 a Ferrara:

x DIVO - ferrara - domenica 21 agosto

Bologna e il miraggio dell’asilo politico

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Scorriamo da articoli in rete alcuni dati sul tema rifugiati e asilo politico a Bologna, che ci danno il senso di cosa vuol dire fuggire dal proprio paese di origine, rischiare tutto in mare per poi finire come un numero sulla scrivania di un’annoiata burocrazia, un’infinitesimale parte della ruota dei diritti che scricchiola e si deforma sotto il peso della guerra globale.

Ne snocciola i numeri Adolfo Valente, l’attuale presidente della Commissione Territoriale di Bologna, dalla pagina ingrigita di un quotidiano di regime. Dal 2014 a oggi sono state registrate 12.537 persone all’ex C.I.E. di via Mattei, e delle oltre 7.000 domande presentate, ne sono state esaminate 4.007 di cui 3.134 hanno avuto esito positivo. Sono per lo più eritrei (2.432 identificati dal 2014), nigeriani (1.909), siriani (925), gambiani (860) e pakistani (625). Dopo il “passaggio” all’ex C.I.E., entrano nel limbo dell’attesa di ciò che ne sarà della loro permanenza nel nostro paese, sparsi tra i 51 strutture di accoglienza nella provincia bolognese.

Sembra addirittura che qualcuno, stanco di aspettare, decida da solo per il proprio futuro e si dia alla macchia….

Per gli altri, la Commissione decide in base alla gravità di minacce incombenti, di rischi personali, dall’età del richiedente e dal suo passato traumatizzante. In caso di esito positivo (si noti l’ironia del termine) possono quindi ricevere:
– lo status di rifugiato, con validità di 5 anni, automaticamente rinnovato e con canale privilegiato per ottenere la cittadinanza;
– la protezione sussidiaria, anch’essa con validità di 5 anni ma rinnovabile con l’assenso della Commissione;
– la protezione umanitaria con validità 2 anni, rinnovabile con l’assenso della Commissione.

Chi non ha questi requisiti è destinato alla deportazione, ma dietro a questi numeri ci sono corpi a cui nessuno può negare un futuro migliore, né tanto meno può distinguere chi ha diritto o meno a un’opportunità. E’ certo che l’ottenimento dello status di rifugiato non sottintende automaticamente integrazione. Ce lo spiegano meglio le parole di Adolfo Valente, che intervistato dalla giornalista aggiunge:” Si ricorda i braccianti di Rosarno? Si diceva che erano clandestini, poi si scoprì che erano quasi tutti rifugiati, ma vivevano in condizioni di semi-schiavitù. Il punto è che purtroppo la vera integrazione non passa da un foglio di carta. In tempi di crisi ancora di più”.

Identificazione forzata dei migranti

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Apprendiamo con sgomento che è stata trasmessa ai sindacati di polizia, una circolare del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, datata 16 marzo 2016, dove si cita la norma che verrà presto varata in materia di Hot Spot e di “accoglienza” dei migranti irregolari.

L’uso della forza somministrata agli immigrati in caserme e commissariati non è nuovo, non ci sorprende ed è ampiamente testimoniato da chi l’ha subita. Fino ad oggi era silenziata, oscurata dal solito velo di omertà mafiosa che avvolge solitamente gli episodi di questo tipo. Ciò che ci inorridisce è che venga palesemente legittimata dal Ministero, che dovrà allora illustrarci cosa intende con l’uso della forza (specie se utilizzata da pubblici ufficiali) su donne e uomini che non vogliano farsi prendere le impronte digitali. Ci spieghi se è prevista una “scala del dolore” a cui sottoporre le persone da identificare. Ci chiarisca che tipo di sofferenza può infliggere un “rappresentante dello Stato” pur di raggiungere il suo obiettivo.

A seguire, alcuni video trovati in rete che esemplificano la tematica e, ovviamente, la circolare in questione.

circoforza16mar2016

http://www.youtube.com/watch?v=nC0frtdupWs

http://www.youtube.com/watch?v=_g0lNm1Lnwg

Disordini nel carcere delle Novate, a Piacenza

carcere delle Novate - Piacenza

Leggiamo dalla stampa di regime di disordini scoppiati, all’inizio di maggio, all’interno della Casa Circondariale delle Novate, a Piacenza, dove sembra che alcuni detenuti abbiano danneggiato suppellettili che si trovavano all’interno di una sezione dell’istituto. Nulla di nuovo se non fosse che l’annoiato Sindacato Autonomo di Polizia PEnitenziaria ha ricostruito la vicenda parlando di inneggiamenti all’ISIS, suscitando un coro di polemiche. Il ministro dell’interno Angelino Alfano ha commentato intervenendo ad un congresso a Piacenza:” Abbiamo un forte monitoraggio del nostro sistema penitenziario e sappiamo che le carceri possono essere luoghi di possibile radicalizzazione. Ecco perché teniamo sotto monitoraggio gli istituti e ogni settimana si riunisce il Comitato di analisi strategica anti terrorismo dove siede anche il rappresentante del dipartimento dell’amministrazione carceraria”.
Quella che è stata bollata come “rivolta jihadista” è stata però seccamente smentita dalla stessa Caterina Zurlo, direttrice dell’istituto, che ha aggiunto all’interno di una nota del 9 maggio: “In data di ieri si sono verificati gravi disordini in una sezione ordinaria di media sicurezza della struttura piacentina ospitante 17 detenuti, che ha riportato danni strutturali e all’impiantistica ad oggi non quantificati e che comunque resta funzionante e di cui non si prevede la chiusura. Promotori dei disordini 3 detenuti che, lamentando le condizioni di restrizione, hanno tentato di fomentare gli altri […] che non si sono lasciati coinvolgere. Risulta priva di ogni fondamento la notizia riportata di inneggiamento all’ISIS e non si è registrato alcun riferimento al terrorismo di stampo jihadista”.
Le parole della direttrice, tentando di chiarire l’accaduto, ci lasciano sgomenti pensando a ciò che possa aver motivato alcuni prigionieri stranieri (già detenuti in una sezione meno rigida come quella a celle aperte) a manifestare la loro rabbia. Quello che è chiaro di sicuro, è che saranno tutti sanzionati (così vuole la prassi) se non trasferiti. Cercheremo di saperne di più su ciò che è realmente accaduto, intanto ci stringiamo a tutti coloro che si ribellano contro i loro carcerieri. Fatevi forza, ragazzi!!!

Pfizer e la pena di morte

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Apprendiamo dai Media che il colosso farmaceutico statunitense Pfizer ha deciso di negare l’utilizzo dei suoi prodotti nelle esecuzioni capitali, causando la sospensione di diverse condanne in attesa di nuovi fornitori.
La decisione segue a ruota quella di almeno altre venti case farmaceutiche europee e americane, che negli ultimi anni hanno rivisto i loro macabri contratti commerciali con gli istituti penitenziari che praticano le iniezioni letali. Questa situazione ha gettato nel caos le esecuzioni delle condanne costringendo le carceri a ricorrere a mix di farmaci che hanno causato sofferenze fisiche a decine di condannati.
La macchina di morte però non può essere fermata, a costo di ritornare all’uso di cappi, sedie elettriche o fucilazioni, e l’argomento “pena di morte” è determinante nei giochi politici del Potere. La carenza di fornitori ha così costretto alcuni Stati Nordamericani a ricorrere a farmaci esteri non approvati dal Federal Drug Administration, provocando problemi legali e doganali e contribuendo così al crollo delle esecuzioni capitali negli USA, al minimo da quarant’anni a questa parte.

Equitalia pignora la diaria ai detenuti

Riportiamo dalla rete l’episodio di un detenuto del carcere di Monteacuto, ad Ancona, condannato per contrabbando di sigarette a cui Equitalia vuole pignorare l’intera diaria giornaliera di 20 euro, guadagnata facendo lavori di giardinaggio all’interno del penitenziario per scopi riabilitativi.

Facendo i conti al centesimo il debito gli è stato calcolato in 12.256 euro: considerando una paga percepita di 500/600 euro mensili, il detenuto dovrebbe lavorare circa due anni gratis.
Si potrebbe quindi parlare di “lavori forzati” direttamente inflitti non da un tribunale ma da Equitalia.
I burocrati dell’ente riscossore non si limiteranno ovviamente a questo singolo caso, ma prevedono di entrare in possesso di tutte le somme percepite dai detenuti in debito col fisco, guadagnati col loro lavoro fuori o dentro le strutture carcerarie.
Si parla di una montagna di soldi, estorti nel modo più vile, che fanno gola ad Equitalia che vedrà così ingrassare i suoi affari.

Sommergiamo di libri le carceri!

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“PAGINE” CONTRO LA TORTURA
Circa il divieto di ricevere dall’esterno libri e stampe d’ogni genere nelle sezioni 41bis Continua a leggere »

Resoconto assemblea no 41bis del 5 luglio ROMA

Resoconto dell’assemblea di Roma del 5 luglio in merito alla proposta di mobilitazione contro la circolare del D.A.P. riguardante le ulteriori restrizioni sui libri in regime di 41bis. Continua a leggere »

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