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Archivio della categoria: Libri e Film

Letture per ragazzi: “Il corvo” di Evgenij Rudasevskij

Dima ha quattordici anni e tanta voglia di sentirsi adulto. L’occasione per dimostrare a se stesso e agli amici di essere ormai un uomo si presenta quando lo zio Nikolaj lo invita a partecipare a una battuta di caccia allo zibellino nel cuore della taiga insieme ad altri due compagni. Immerso nella natura ostile dell’inverno siberiano, Dima segue affascinato i cacciatori ed è impaziente di imbracciare il fucile e abbattere la sua prima preda. Ma, inaspettatamente, di fronte alla reale prospettiva di uccidere un essere vivente, uno strano malessere lo assale. La foresta non gli appare più come un terreno di conquista, ma come un’alterità pulsante di vita da ammirare e rispettare. Benché Dima si sforzi di imitare gli adulti, con il trascorrere dei giorni questa nuova consapevolezza si rafforza, insieme al rifiuto della crudeltà verso gli animali. È l’incontro con un grosso e scaltro corvo che si fa beffe dei cacciatori a dare una svolta alla vicenda. E se all’inizio della storia Dima si rammaricava dell’assenza di cicatrici sul suo corpo di ragazzino, ora ci sarà lotta, ci saranno ferite… Età di lettura: da 8 anni.

https://www.edizionisanpaolo.it/varie_1/ragazzi/narrativa-san-paolo-ragaz/libro/il-corvo.aspx

Documentario: “After work” di Erik Gandini

La nostra è una società basata sul lavoro. Fin dall’infanzia ci viene insegnato ad essere orientati al risultato e ad essere competitivi.

La maggior parte dei lavori esistenti oggi potrebbe scomparire nei prossimi 15 anni  per via dell’automazione e dell’intelligenza artificiale. Potremmo presto dover ripensare al ruolo che il lavoro ha nelle nostre vite come elemento centrale della nostra esistenza.

L’approccio di questo documentario è esistenziale, curioso e cinematografico.  Attraverso le esperienze dirette dei suoi protagonisti in quattro nazioni emblematiche – Kuwait, Corea del Sud, Usa e Italia – After Work esplora cos’è oggi l’etica del lavoro e come potrebbe essere un’esistenza libera dal lavoro.

https://www.fandango.it/film/after-work/

https://www.youtube.com/watch?v=QgaUE9XYd0E

Film: “Grazie ragazzi” di Riccardo Milani

Regia Riccardo Milani

con Antonio Albanese, Sonia Bergamasco, Vinicio Marchioni, Giacomo Ferrara, Giorgio Montanini, Andrea Lattanzi, Fabrizio Bentivoglio

L’apprezzato regista torna con una commedia commovente e appassionante

Di fronte alla mancanza di offerte di lavoro, Antonio, attore appassionato ma spesso disoccupato, accetta un lavoro offertogli da un vecchio amico e collega, assai più smaliziato di lui, come insegnante di un laboratorio teatrale all’interno di un istituto penitenziario.
All’inizio titubante, scopre del talento nell’ improbabile compagnia di detenuti e questo riaccende in lui la passione e la voglia di fare teatro, al punto da convincere la severa direttrice del carcere a valicare le mura della prigione e mettere in scena la famosa commedia di Samuel Beckett “Aspettando Godot” su un vero palcoscenico teatrale.
Giorno dopo giorno i detenuti si arrendono alla risolutezza di Antonio e si lasciano andare scoprendo il potere liberatorio dell’arte e la sua capacità di dare uno scopo e una speranza oltre l’attesa.
Così quando arriva il definitivo via libera, inizia un tour trionfale.

Una produzione Palomar, Wildside, società del gruppo Fremantle, e Vision Distribution in collaborazione con Sky.

https://www.youtube.com/watch?v=Z-Jw1cnppJ4

Letture: “Il Paese delle armi” di Giorgio Beretta

Falsi miti, zone grigie e lobby nell’Italia armata

L’Italia è il Paese delle armi?

Questo libro affronta il tema della produzione, del commercio e dell’uso delle armi “comuni” nel nostro Paese: demolisce falsi miti, fa luce su zone grigie e reticenze interessate, sugli omicidi con armi legalmente detenute e sulle falle nel sistema di controllo.

Una vera e propria inchiesta sulle armi nel nostro Paese.

Un lavoro certosino e paziente che Giorgio Beretta condensa in queste pagine. In Italia si stimano – la trasparenza resta una chimera – tra 3 e 4 milioni di persone armate, con armi “comuni”, per la difesa personale, l’attività venatoria, il tiro sportivo. Armi definite “leggere” ma che l’ex Segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, non esitò a definire “armi di distruzione di massa”, non meno letali di quelle per uso militare. Armi che uccidono anche quando sono detenute in modo legale, come dimostrano le tragiche statistiche di omicidi e femminicidi.

Che cosa fare per contrastare la “cultura” delle armi, le sue lobby e le conseguenze del loro uso? Innanzitutto maggiore trasparenza sul numero di porti d’arma, sulla diffusione delle armi legali e sulle comunicazioni ai familiari, controlli più stringenti e costanti sui requisiti psicofisici di chi possiede un’arma, stop alle rutilanti manifestazioni fieristiche aperte al pubblico e ai minori, un codice per la responsabilità sociale e ambientale delle imprese produttrici.

Con la prefazione di Piergiulio Biatta, presidente dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa-OPAL di Brescia.

Il libro esce in collaborazione con OPAL di Brescia.

La copertina è di Mauro Biani, noto vignettista, illustratore, scultore.

Gli autori

Giorgio Beretta

Giorgio Beretta è analista del commercio internazionale e nazionale di sistemi militari e di “armi leggere” e dei rapporti tra finanza e armamenti. Da alcuni anni si dedica in particolare al tema della diffusione delle armi in Italia, in relazione al fenomeno degli omicidi in famiglia e dei femminicidi. Svolge la sua attività di ricerca per l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (OPAL) di Brescia, che fa parte della Rete italiana pace e disarmo (RiPD). Ha pubblicato diversi studi e contributi sulla diffusione delle armi in Italia. Scrive per varie riviste tra cui “Il Mulino” e quotidiani nazionali tra cui “il manifesto” e “Avvenire”, oltre che sui siti di Unimondo.org e Osservatoriodiritti.it e per la rivista “Missione Oggi”.

https://altreconomia.it/prodotto/il-paese-delle-armi/

Letture: “Mal di Libia” di Nancy Porsia

Nancy Porsia arriva per la prima volta a Tripoli il 4 novembre 2011, due settimane dopo la morte di Muammar Gheddafi, con la netta sensazione di aver mancato un appuntamento con la Storia. Per un anno viaggia tra Nord Africa, Europa e Medio Oriente alla ricerca di storie da raccontare, ma poi è a Tripoli che ritorna e decide di stabilirsi, diventando l’unica giornalista italiana di base in Libia a scrivere di un paese che, giorno dopo giorno, diventerà anche il suo. Da lì racconta i grandi intrecci della politica, tra colpi di stato e interferenze dei servizi, gli sviluppi della guerra civile, le dinamiche complesse tra rivoluzionari e nostalgici gheddafiani, e poi la tragedia epocale delle migrazioni: dalle strade di Tripoli alle coste di Sabratha, per anni fa la spola tra le case dei trafficanti, le carceri stracolme di migranti catturati nel loro transito verso l’Europa e le spiagge grondanti cadaveri. In queste pagine Nancy Porsia ci porta a conoscere una terra ostile con i suoi figli ma inerme davanti a chi nelle sue acque prova a lavare la propria coscienza sporca; ci accompagna a scoprire un popolo contraddittorio ma spesso incompreso, lontano da quello di cui danno notizia i media mainstream, e insieme ci offre uno sguardo onesto sulla sua vita: cosa vuol dire fare la frontline quando si è donna e madre? Cosa vuol dire avere un legame indissolubile con una terra pericolosa per la propria sicurezza? E soprattutto, qual è il costo di una voce libera e indipendente?

Nancy Porsia è una giornalista indipendente esperta di Medio Oriente, Nord Africa e Corno d’Africa. I suoi lavori da Siria, Libano, Iraq, Libia, Tunisia, Eritrea e Etiopia sono stati pubblicati da emittenti e giornali nazionali e internazionali, tra cui RAI, Sky, L’EspressoPanoramala RepubblicaIl Fatto QuotidianoARDThe Guardianel País e Al Jazeera. È autrice dell’inchiesta sulla collusione tra la guardia costiera libica e i trafficanti di esseri umani pubblicata nel 2016. Dal 2017 lavora anche come consulente e ricercatrice per università e istituti privati. È una delle autrici del libro corale sul giornalismo di guerra al femminile Balas Para Todas (Larrad Ediciones, 2021).

https://www.bompiani.it/catalogo/mal-di-libia-9788830109483

Letture: “Tutte le cose che ho perso” di Katya Maugeri

Per la prima volta un volume interamente dedicato alla lettura di genere del fenomeno carcerario, con un focus sulla detenzione al femminile e con un approccio nuovo: le storie  autobiografiche, ciascuna scandita dal numero di cella, sono raccontate in prima persona e rendono le detenute soggetto e non oggetto della ricerca sociale.

Attraverso testimonianze forti e suggestive, si passa all’analisi di argomenti inediti che sono un grido di denuncia sociale: impossibile continuare a ignorare la peculiare realtà carceraria femminile in Italia senza dar voce a chi la vive in prima linea. Una delle funzioni privilegiate del giornalismo è proprio quello dell’inchiesta sociale, specie quando da essa possano sorgere vere e proprie indagini su aspetti da troppo tempo sottaciuti o assimilati a fenomeni più generali, creando emarginazione e discriminazioni a più livelli, a partire da quella di genere.

Katya Maugeri nel suo secondo libro inchiesta, ci propone un percorso introspettivo all’interno di solitudini intrise di rabbia, desideri di riscatto con il retrogusto amaro della sconfitta. Negli istituti penitenziari femminili si respira un surrogato di vita: bastano le voci narranti di sette «celle» per capire che «le donne non smettono mai di raccontarsi».

Questo libro, che si fregia della prefazione del magistrato Francesco Maisto, Garante dei detenuti del Comune di Milano, della postfazione della sociologa Eleonora de Nardis e del prezioso contributo di Sandro Libianchi presidente del Coordinamento nazionale Operatori per la Salute nelle Carceri Italiane (Co.N.O.S.C.I.)- Centro Studi Penitenziari,  è esempio di alto giornalismo sociale grazie allo sguardo e all’impegno di Katya Maugeri che restituisce il giusto peso al valore delle storie.

 

http://www.villaggiomaori.com/Katya-Maugeri-Tutte-le-cose-che-ho-perso-p560525895

Letture: “Resta con me, sorella” di Emanuela Canepa

Da quando suo padre è morto di febbre spagnola, Anita, orfana di madre dall’età di sette anni, vive con la matrigna e i suoi due figli. Uno lavora con lei nel giornale in cui il padre prestava servizio. Un giorno il fratellastro ruba dalla cassa e Anita decide di prendersi la colpa, perché il suo misero stipendio di donna non basterebbe a mantenere la famiglia, mentre quello del fratellastro sí. Rinchiusa nel carcere della Giudecca, incontra Noemi, una ragazza ombrosa da cui tutte si tengono alla larga – «ha il demonio dentro», dicono – e dalla quale persino le suore mettono Anita in guardia. Ma lei ne subisce il fascino e, malgrado Noemi non riveli mai il motivo per il quale è stata condannata, Anita si confida con lei. Le due stringono un patto: progettano di costruire un futuro insieme, una volta fuori. Sono convinte di poter trovare la propria strada nel mondo anche senza un marito. Ma oltre la soglia della prigione l’esistenza travolge e confonde come il brulichio incessante per le strade di Venezia, obbligando Anita a fare i conti con sé stessa e con il segreto inconfessabile che Noemi nasconde.

Quali sogni ti erano concessi in Italia, negli anni Venti del Novecento, se non eri un uomo?

Con la consueta capacità di scrutare nell’animo femminile e nell’ambiguità delle relazioni, Emanuela Canepa racconta due donne che, imprigionate dal potere maschile o dalla propria incapacità di opporvisi, sognano di liberarsi dalle catene della Storia.

https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-italiana/narrativa-italiana-contemporanea/resta-con-me-sorella-emanuela-canepa-9788806257712/

Docu-film: “Trieste è bella di Notte”

Regia di: Andrea Segre, Stefano Collizzolli, Matteo Calore

75′, Italia 2022

 

In un confine interno dell’Unione Europea, quello tra Italia e Slovenia, pochi chilometri sopra Trieste, i migranti asiatici della rotta balcanica che riescono ad attraversare la frontiera rischiano di essere fermati dalle forze dell’ordine italiane e rispediti indietro fino in Bosnia, senza venire identificati e senza avere la possibilità di fare richiesta di asilo.
Il Ministero dell’Interno definisce queste operazioni “riammissioni informali” e le ha introdotte nel maggio 2020.
A gennaio 2021 il Tribunale di Roma le ha sancite come illegali e sono state sospese fino al 28 novembre 2022, quando il Ministro Piantedosi le ha riattivate.
Come avvengono queste operazioni? Cosa succede a chi le subisce?
A raccontarlo sono nel film alcuni dei migranti respinti.
Le loro storie si intrecciano con le immagini realizzate con i telefonini durante i lunghi viaggi e con le contraddizioni e il dibattito all’interno delle Istituzioni italiane.
Intanto in una casa abbandonata a Bihać, in Bosnia, un gruppo di pakistani e afghani vuole partire, direzione Italia.
Cosa succederà loro? Quale risposta daranno l’Italia e gli altri Stati europei?
Continueranno a sfidare la loro stessa legge per respingere migranti considerati illegali?

 

https://www.youtube.com/watch?v=bysxnO4XF9g

Docu-film: Brucia ancora dentro

Vent’anni dalla Notte Nera di Milano, con Dax nel cuore

Dopo decenni Milano torna teatro di un omicidio politico: il 16 marzo 2003 Dax, giovane antifascista cresciuto nella periferia milanese che frequenta gli spazi occupati del quartiere Ticinese, viene ucciso a coltellate da tre estremisti di destra. A distanza di poche ore compagni e compagne giunti al pronto soccorso vengono massacrati dalle forze dell’ordine.
È la Notte Nera di Milano e segna uno spartiacque nella vita di un’intera generazione di giovani, incidendo nella loro storia l’obbligo del ricordo: da allora la vicenda di Dax diventa un patrimonio collettivo, in Italia e in Europa, una memoria viva che, anniversario dopo anniversario, riempie le strade di Milano e contamina le lotte di oggi.

Voci di amici e amiche, di compagni e compagne, di una madre instancabile ripercorrono fatti e antefatti di quella notte, vicende giudiziarie, vissuti personali capaci a vent’anni di distanza di ispirare ancora con forza le nuove generazioni.

Un progetto a sostegno della campagna 130mila 

Autoproduzione Ass. Dax 16 marzo 2003 & FOA Boccaccio 003 

https://bruciancoradentro.it/

Letture: “Alla stazione successiva” di Raffaele Caruso

Attraverso una serie di canzoni di Fabrizio De André, l’autore, avvocato penalista, riflette sulla “giustizia”: uno degli elementi essenziali nel percorso creativo del grande poeta e musicista. Nella prima parte egli sceglie tredici canzoni sull’argomento, che analizza in profondità attingendo anche ad esperienze personali e professionali. Raccolti gli spunti che emergono da questa lettura, vengono poi passate in rassegna tutte le altre composizioni in cui De André tratta, con diverse sfumature, i temi della colpa, del diritto, del giudizio e dell’autorità. L’avvincente analisi conduce all’individuazione di un pensiero coerente: partendo dall’umano tipico dell’universo dei protagonisti da lui creati, De André, anche nel solco della critica ad ogni potere, delinea una giustizia che aspira ai tratti della misericordia. Una giustizia che nasce nel cuore dei servi disobbedienti alle leggi del branco e può diventare il parametro di un nuovo approccio anche per la pratica dei Tribunali, delle carceri, dei percorsi di nuova vita di chi riconosce la propria aspirazione a rinascere.

 

https://www.paolinestore.it/shop/alla-stazione-successiva-31096.html#product_tabs_description

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