Qui sotto alcune notizie estratte da una lettera di un detenuto del carcere di Spini di Gardolo (Trento) datata 10 agosto.
Ancora un morto nel carcere di Spini di Gardolo (Trento)
Il 2 settembre 2014 un altro detenuto si è tolto la vita. E’ il terzo morto nel carcere di Spini di Gardolo in 10 mesi, il secondo nel giro di un mese.
Non sappiamo molto di lui. Sappiamo che si è impiccato a pochi mesi dalla scarcerazione (forse cinque) dopo che il magistrato di sorveglianza, il solito Arnaldo Rubichi, famoso per i suoi “No”, gli ha negato il permesso di uscire dal carcere e scontare il residuo di pena in comunità. Stesse sorti di Riccardo, suicida alla fine di luglio di quest’anno dopo che Rubichi aveva respinto la sua richiesta dei domiciliari o della liberazione anticipata. Sempre il 2 settembre una detenuta di Spini ha tentato di togliersi la vita ed è stata salvata in extremis, altrimenti i morti sarebbero quattro. Non solo, dal carcere arrivano notizie di detenuti pestati dai secondini, con feriti anche gravi, e di un detenuto tenuto in camera di sicurezza, che dopo aver bruciato il materasso per protesta è stato messo in isolamento, nudo, senza letto, bagno, finestre.
Non ci abituiamo a questa macabra conta e non accettiamo che i responsabili della carcerazione di queste persone e di tante altre continuino il loro sporco lavoro indisturbati.
Il magistrato di sorveglianza Arnaldo Rubichi è un assassino, è direttamente responsabile degli ultimi due morti nel carcere di Spini.
Davanti a chi ha ancora la sfacciataggine di vantare le comodità del “carcere modello” di Spini e di difendere i “poveri” secondini sovraccarichi di lavoro, noi stiamo dalla parte dei detenuti, contro chi li rinchiude e li uccide.
PRESIDIO SOTTO IL CARCERE DI SPINI DI GARDOLO
(lato ciclabile)
Per scrivere:
Spazio anarchico El Tavan, via della Cervara 53 38121 Trento
bibliotecadellevasione@autistici.org
Aggiornamenti:
Il 2 settembre muore l’ennesimo detenuto nel carcere di Spini di Gardolo (il terzo in dieci mesi, l’ultimo suicidio si era consumato a fine luglio). Il suicidio è avvenuto a seguito del rifiuto, da parte del magistrato di sorveglianza Arnaldo Rubichi, della possibilità di scontare gli ultimi mesi di pena in comunità. Stesse sorti di Riccardo, suicida alla fine di luglio di quest’anno dopo che Rubichi aveva respinto la sua richiesta dei domiciliari o della liberazione anticipata. Sempre il 2 settembre una detenuta di Spini ha tentato di togliersi la vita ed è stata salvata in extremis.
Venuti a conoscenza del suicidio e del tentato suicidio, i detenuti iniziano una battitura, incendiano oggetti e si rifiutano di rientrare nelle celle. La direzione del carcere non fa fare l’ora d’aria e schiera l’antisommossa nel cortile, mentre sotto le mura del carcere si raduna un gruppo di solidali. Mercoledì 3 settembre alcuni compagni vanno a volantinare ai parenti durante i colloqui e altri salutano i detenuti che continuano con le battiture e fanno sapere che hanno iniziato anche uno sciopero del carrello a cui pare aderisca tutto il carcere. Secondo l'”l’Adige” in tarda mattinata un gruppo di anarchici va a fare visita a Rubichi e agli altri magistrati di sorveglianza. Dopo aver bloccato la strada adiacente, il piano dove si trovano gli uffici dei magistrati di sorveglianza viene riempito di scritte tipo “magistrati assassini”, “a Spini si muore”, “tutti liberi”. In città escono manifesti e volantini sull’ultimo suicidio e in solidarietà con i detenuti di Spini e compaiono diverse scritte contro Rubichi, i magistrati, i secondini. “il Trentino” del 5 settembre riporta la notizia che alcuni anarchici avrebbero “denunciato l’elevato numero di morti in cella” bloccando con catena e striscione via Brennero (la statale che porta a Spini di Gardolo). Nella serata di giovedì un gruppo di solidali va a salutare i detenuti con urla, petardi e fuochi d’artificio, e domenica pomeriggio si tiene un presidio sotto le mura del carcere. I detenuti con cui si riesce a parlare fanno sapere che tutta la sezione ha ricevuto rapporti per le proteste dei giorni precedenti.
La terza morte in pochi mesi in quello che era sempre stato presentato come un “carcere modello” scatena un prevedibile putiferio mediatico, da cui tuttavia si riescono quantomeno a ricavare alcune notizie interessanti: nel carcere di Spini negli ultimi tre anni si sono verificati ventidue tentati suicidi (secondo i dati ufficiali), praticamente tutti i detenuti chiedono il trasferimento verso altre carceri a causa dell’estrema severità dei magistrati di sorveglianza nel concedere misure alternative o liberazione anticipata, durante la notte continuano a non esserci medici, la provincia autonoma non dispone di fondi per la manutenzione (ad esempio dell’impianto di depurazione dell’acqua, come già si era venuti a sapere, e degli ascensori), vi sono rinchiusi detenuti disabili e malati. Nel riportare la notizia dell’ultimo suicidio “l’Adige” non perde occasione per chiarire “da che parte sta” concludendo l’articolo con le lamentele del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria sulle “difficoltà” vissute dai secondini.