clicca qui Sante 25 aprile 2014
25 aprile 2014
Ai disoccupati, agli operai, ai precari e ai pensionati. Ai dipendenti delle coop, ai poeti e a chi scrive gialli, a coloro che suonano per diletto o per vivere: Massimo Volume, gli Agoneye, i The Boozers, Marta sui Tubi, 99Posse e Assalti Frontali. A Valerio Evangelisti, al poeta Masala, a Cacucci. Al Never scomparso e a Chicco neolaureato! A Fabio Bonifacci. A Marta, fiera della sua laurea, ora disoccupata e disillusa, è partita per altri paesi. A coloro che a Bologna si sono laureati e ne conservano un buon ricordo (a chi ha capito che gli studi non cessano con gli esami, ma è necessario e anche bello studiare tutta la vita).
A chi invece vive questa città con grande disagio umano: i venditori di rose del Bangladesh, gli zingari, i lavavetri, gli ultimi. A chi crede che la legge è uguale per tutti. Un pensiero ai detenuti alla Dozza, alle donne alla Dozza. A tutti coloro sottoposti al 41 bis: vergognoso regime di tortura della socialdemocrazia nostrana.
A quelli di Guantanamo. Ai condannati all’ergastolo: pena indecente che soddisfa socialdemocratici e fascisti. Ai NO-TAV incarcerati, che oggi più di tutti rappresentano la nuova resistenza. A chi dorme in Via Sabatucci, a quelli di Piazza Grande. A Marco che vive sulla panchina di Piazza S.Francesco. Alle genti del Roncati: operatori e utenti. A Mohamed, il cantante virtuale. A Melania, la nostra “contessa”. A chi abita in periferia, a coloro che hanno il mutuo variabile. Al cofferatismo, inventore della politica condominiale.
Alle genti di via Del Pratello. Alle donne e agli uomini innamorati. Al mio amore! A chi con coraggio scrive sui muri: ti amo. Agli amori finiti. A chi piange per un nonnulla. A chi ride. A Chiara: la farfalla libera e felice. A Cosimo, Gabriele, Emiliano. Allo staff del Mutenye: Franz, Ivan, Elena e Elena. A Marco Perroni, il mio pittore, spesso tormentato. Ad Alessandro, a Nina la gatta e zio Bobo. Ad Antonio che a soli 5 anni conosceva già le valvole e i motori. A Daniele Orlandi. Al risveglio dei Soviet. Alla casa editrice Odradek.
Alle Torri e al Nettuno.
Alla squadra di calcio del Bologna e alle Lasagne f.c, che spesso rendono amare le domeniche dei sostenitori. Alla mia personale soddisfazione che mi arriva da Torino quasi tutte le domeniche! Alla nostalgia per Coppi e Pantani.
Alla pigra e pidocchiosa borghesia del sud, da sempre produttrice di rendita pro domo sua. Alla Feltrinelli che ha ridotto lo spazio alla poesia. A chi volta le spalle alla vita con un semplice colpo di pistola alla testa. A chi arranca, a chi è disperato. A tutti noi, da troppo tempo governati da politici improbabili, e per lo più ladruncoli. A chi parla ai paracarri e alle pietre.
A chi, in Radio Fujco, cura la trasmissione “mezz’ora d’aria. A Rosa che fa l’avvocata per passione. A Teo, Elda e Lorenzo. Alla Guidetti Serra.
A chi non c’è più, a chi ci ha lasciati per sempre: a Dodi, a mia madre, a Giacomo, a Francesco Corona, a Roberto Mastai, a Bianchi, Stefanone e a Maurizio Giuffrida, Basone, Prospero e Picchio. A Mara che, stretta in una tomba, ci lancia il suo ultimo messaggio: “chi dona una vita la salva”. È un elenco lungo e doloroso che ha reso un po’ più soli tanti di noi. Persone belle, persone vere.
Alle recenti generazioni che in gran parte si meravigliano dell’ovvio…
Ai miei amici e ai vostri amici: Marilina, Silvana, Beppe, Sergio e Katia, Donato e Alessandra, Giovanni, Nik e Mario, a Giorgio Forni, a Gioconda e quelli di Mola e tanti altri compagni e compagne e tutti gli amici e studenti che hanno reso interessanti e fitte le notti al Mutenye. A Erri De Luca, a Nino e Griso.
Al 7047, numero di matricola del prigioniero Antonio Gramsci. A Primo Levi, che i nazisti lo stamparono per sempre sul suo braccio: 174517.
A Giampiero Lippi e alla signora Ghigi che tutto ci hanno detto di Monte Sole. Alla memoria di Ballotta, Mario Musolesi il “il Lupo”, a Rino Bianchi di Molinella, a Sugano, a Irma Bandiera e Giovanni Martini comandante della 7° GAP, nato qui al Pratello. A Don Marchionni e Ferruccio Magnani, a Guido Tordi e Don Fornasini: partigiani e preti uccisi dai tedeschi a cui va il nostro inchino.
A Bernanrdo Iovine, fratello di forti emozioni quando non riuscivamo a staccarci da Marzabotto.
Un saluto a coloro che da trentanni attendono il vento della rivolta. A coloro che dalla rivolta di quarantanni fa sono rientrati illesi.
In ultimo ai comunisti da sempre minoritari, sfigati, divisi e a volte anche derisi. Ai miei compagni combattenti, alle donne che hanno combattuto questa socialdemocrazia. Alla Bandiera Rossa e, se permettete: alla Falce e Martello.
Infine come era d’uso anni fa: Saluti Comunisti e viva la Resistenza!