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notiziario 5 puntata, 31 ottobre 2013

notiziario 5 puntata, 31 ottobre 2013

Notiziario 5 puntata, per il 31 ottobre 2013

Ennesima morte in carcere, a ferrara muore un detenuto di 81 anni, era in sciopero della fame. Forse per una persona di quel’età si poteva trovare un’alternativa.

BOLOGNA, MINORILE :

 Negli ultimi giorni l’argomento dei carceri minorili in Italia pare tornato agli onori della cronaca. Dei 19 Istituti penali per minorenni italiani, l’unico dell’Emilia Romagna si trova infatti qui a Bologna, in pieno centro. Dalla cronaca locale o nazionale non ci è mai uscito del tutto, vuoi per i tentativi di suicidio o evasione, o le occasionali risse tra ragazzi o tra ragazzi e guardie, o vuoi per l’inchiesta che nel 2011 lo sconvolse, partendo dalla denuncia di una violenza sessuale subita da un ragazzo rinchiuso, e portando ad una frettolosa rimozione presunta riparativa dei vertici di allora. Inchiesta che è ancora aperta. Uno degli ex-dirigenti inoltre, risulta ancora operante nella stessa mansione in altra struttura, tra l’altro proprio in una regione confinante con la nostra.

Oggi, a denunciare è la CGIL di Bologna, che accusa problematicità organizzative e gestionali dell’istituto: in particolare, si dice, la struttura non sarebbe stata mai ristrutturata completamente, ed è non sicura: in caso di terremoto o incendio sarebbe pericolosa. Denuncia anche lo scarso numero di persone che vi lavorano, che sarebbero, inoltre, poco preparati.

Persino il garante dei detenuti Desi Bruno e il garante per l’infanzia Luigi Fadiga avevano dichiarato un anno fa il carcere minorile di Bologna inadeguato, definendolo come un carcere per adulti, senza spazi verdi e con pochi educatori.

I sindacati, sia CGIL che SAPPE, sembrano voler cavalcare l’onda dell’argomento crisi per sottolineare delle difficoltà gestionali che sono invece sempre esistite. Lo scandalo che ha travolto il minorile del Pratello nel 2011 non era certo collegato alla situazione critica del personale di polizia, che anzi si premurava tra il resto di adottare metodi di tortura per punire i ragazzi, rinchiudendoli in una cella con le finestre aperte e smontate in pieno inverno, ad esempio, e in generale non facendo pervenire all’esterno la denuncia degli episodi di violenze che avvenivano dentro tra i reclusi o tra essi e i sorveglianti.

Ci piacerebbe suggerire a tali sindacati, che la vera crisi è il carcere stesso, che è una crisi perenne, forse tanto più quando funziona meglio. E non sarà certo la visita della Ministra Cancellieri, tra parole, visite al carcere e acquisto di tortellini, a cambiare la situazione.

NOTIZIE GIUDIZIARIE

la cassazione ha accolto il ricordso di Filiberto Maisano, boss dell’andrangheta reggina di 81 anni, a cui era stato rifiutato la modifica della misura cautelare con quella dei domiciliari. La cassazione ha stabilito che il diritto alla salute del detenuto è prevalente sulle esigenze di sicurezza.

Dopo quasi trent’anni di sollecitazioni da parte degli organismi sovranazionali affinché l’Italia introduca nel suo codice penale il reato di tortura, è stato oggi approvato dalla commissione giustizzia del senato un ddl che se da un lato finalmente introduce il reato di tortura, dall’altro lo snatura, in quanto non lo annoda in maniera stretta all’abuso di potere da parte di pubblici ufficiali. Tuttavia primo passo potrebbe anche essere l’ultimo in quanto non è stato calendarizzato nei lavori parlamentari.

 

NIKI

Una delle tante morti sospette in carcere è quella del 26enne Niki Aprile Gatti, morto in carcere dopo cinque giorni di detenzione preventiva con l’accusa di truffa informatica ; Ornella Gemini, la madre, non è ancora riuscita a scoprire come è morto suo figlio, poiché nonostante le sue due opposizioni, è stato archiviato come suicidio, che sarebbe avvenuto con un laccio di scarpe, cosa improbabile anche solo per il regolamento di Sollicciano, che li vieta. Niki era stato arrestato insieme a più di altre 15 persone, Di tutti gli arrestati, solo Niki era stato portato al carcere di Sollicciano, mentre il suo avvocato diceva che era a Rimini, e gli era stata negata la telefonata alla famiglia. Niki moriva nell’arco di dieci ore dopo che aveva deciso di collaborare col magistrato per raccontare ciò che sapeva.

Sebbene molte cose farebbero pensare ad una vicenda complicata da molte zone d’ombra, a noi interessa sottolineare l’ennesima morte in carcere mascherata da suicidio.

INES DEL RIO

Il 21 ottobre il tribunale di Strasburgo ha condannato il regno di Spagna per aver applicato a Inès del Rio la denominata “Dottrina Parot” che prevedeva l’applicazione retroattiva di pene più severe di quelle previste al momento della commissione dei fatti, per i delitti di terrorismo, ha ordinato l’immediata scarcerazione della prigioniera basca e riconoscendole un indennizzo pari a € 30.000 per danni morali.

Inès del Rio ha scontato 26 anni e tre mesi in prigione per aver partecipato in attentati messi a segno dal commando Madrid di ETA. 5 anni in più, secondo il tribunale di Strasburgo, di quelli che avrebbe dovuto scontare.

 

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