MeriadianoZero Edizioni
1^ edizione 1993
Dopo Coblenza la mia carta finiva. Ma non potevano mancare più di cento chilometri dal punto in cui lasciai l'autostrada per inoltrarmi nello Hunsruck.
In un avvallamento tra due pendii boscosi mi fermai davanti
a un'osteria, che in passato era stata forse una stazione di sosta per
la diligenza. La sala era in penombra e l'arredo rustico sembrava il frutto
di un vistoso rinnovo.
PUZZAVA di vernice a buon mercato, di pittura
che ci metteva molto ad asciugare, di trucioli e di stucco umido.
I clienti sedevano appiccicati l'uno all'altro intorno al grande
tavolo rotondo davanti al banco, meditabondi e di cattivo umore. Presi
posto in un angolo. A giudicare dalle facce annoiate doveva trattarsi
di gente del luogo. Guardai fuori dalla piccola finestra
di vetro smerigliato con le tendine lavorate
all'uncinetto. Nel parcheggio dietro all'edificio c'erano due auto, mezzi scattanti
dalla linea slanciata.
Me ne intendo, io: una BMW potente di prezzo medio e una Opel
vecchiotta truccata. Sono sempre stato affascinato
dalle auto, soprattutto da quelle veloci. Ciò non toglie
che sia fiero della MIA utilitaria che ha dieci anni, ormai.
Fortuna che l'avevo parcheggiata sulla strada, perché vicino
a quelle purosangue avrebbe sfigurato.