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Usa, uno degli hacker
"tradito" da una chat

Per scoprire l'identità dei presunti pirati l'Fbi
ha "spiato" decine di conversazioni online
da La Repubblica del 15.02.00


WASHINGTON - Hanno monitorato i server finiti nel mirino dei pirati, ma hanno anche "spiato" centinaia e centinaia di conversazioni nelle chat. E' così che l'Fbi è riuscita a individuare tre hacker, sospettati degli attacchi ad alcuni dei maggiori siti Internet compiuti la scorsa settimana. Il primo è noto con il nome di battaglia Coolio ed è americano. Il secondo è chiamato Mafiaboy ed è l'hacker canadese scoperto già nei giorni scorsi. Infine dovrebbe esserci anche un terzo uomo, ma su questo punto le notizie non sono ancora certe. Sembra comunque che i tre sarebbero già sotto interrogatorio, anche se non c'è conferma ufficiale.

Secondo alcune fonti vicine al Federal bureau, e citate dalla Cnn, è proprio su una chat che Coolio avrebbe ammesso la sua responsabilità in un attacco contro un server russo, e anche in un altro al sito della Rsa, una delle società leader nel settore della crittografia in Rete. Atti di pirateria assai simili, nella dinamica e nel metodo, a quelli a Yahoo! e agli altri colossi del Web, che tanto allarme hano creato, dentro e fuori gli Stati Uniti.

A spingere l'inchiesta sul binario giusto, comunque, è stato anche il decisivo intervento di David Brumley, un programmatore dell'università di Stanford che collabora in maniera attiva con l'Fbi sin dai primi giorni del blocco. Proprio i computer del college californiano erano stati usati come ripetitori per bloccare i maxi-siti. Il tecnico informatico è riuscito a risalire agli assalitori tramite il numero identificativo con cui ogni macchina si collega alla Rete.

Brumley ha avvisato l'Fbi che l'hacker sospettato "vive negli Stati Uniti" e che "ormai era possibile identificarlo". Ovviamente l'identità viene tenuta segreta. L'unico punto di dissonanza tra Brumley e l'Fbi è su Mafiaboy, ritenuto dal docente di Stanford estraneo alla vicenda: "Abbiamo parecchi elementi per escludere che gli attacchi siano partiti dal Canada, la strada da seguire è un'altra".

Soddisfatto per la piega che hanno preso le indagini, il Governo americano guarda al futuro e si attrezza per evitare il ripetersi di questi attacchi. In un vertice che ha presieduto oggi, Bill Clinton ha sì espresso la sua preoccupazione, ma ha anche invitato a non cedere al panico: "Non è stata una Pearl Harbour", ha dichiarato.


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